Le Varvuole a bordo delle “batele”, le tipiche imbarcazioni lagunari, nei loro cappotti di rete, tra grida agghiaccianti e vorticosi balli, arrivano sulla terraferma con un solo obiettivo: portare via i bambini cattivi. Si tratta di una rievocazione di un’antichissima leggenda che affonda le radici nella storia, al tempo delle scorrerie piratesche dei bellicosi Uscocchi, che arrivavano dalle coste balcaniche per razziare i porti sotto il protettorato di Venezia, che la fantasia popolare nel corso dei secoli ha trasformato in streghe marine denominate Varvuole.
Al tramonto alla vigilia dell’Epifania l’annuncio dell’araldo invita a prestare attenzione al mare, dalle nebbie le streghe si avvicinano alla costa per portare via i bambini cattivi. La tradizione le dipinge dall’aspetto terribile: lunghi denti appuntiti, capelli di fil di ferro, gambe di legno e occhi di pietrafocaia. Per difendersi dall’assalto delle Varvuole gli isolani usavano strofinare l’aglio su porte e finestre, cospargendo di acqua santa gli angoli più bui delle loro case.