Corteggiatore non corrisposto di lei, fan delusa di lui, la lunga mano della malavita organizzata e ora perfino il traffico di anabolizzanti con qualche frequentazione equivoca nelle palestre o nei locali notturni. Sono queste due le ultime piste su cui stanno lavorando gli investigatori per individuare l’assassino di Trifone Ragone e Teresa Costanza, i due fidanzati di Pordenone freddati da cinque colpi di pistola alla testa, martedì sera, all’uscita dall’allenamento al Palazzetto dello Sport. Ipotesi che gli investigatori non commentano e che, comunque, prescinderebbero da un coinvolgimento del pesista e della sua compagna in qualunque attività illecita, “perché – come hanno spiegato i detective anche stamani – non stiamo cercando indizi di colpevolezza a carico delle vittime, che non presentano macchie di alcun genere, ma solo il punto di congiunzione, che può essere anche assolutamente casuale, tra le loro esistenze e quella del killer”. Al setaccio, quindi, il mondo dei locali notturni – dove Teresa, con lo pseudonimo di Greta, ballava di tanto in tanto come “ragazza immagine” – di cui i due giovani erano frequentatori: il militare tanto come cubista quanto come una sorta di “addetto alla sicurezza”.
Per quanto riguarda le palestre, si cerca di stabilire se Ragone possa essere in qualche modo entrato in contatto con traffici illeciti, magari di anabolizzanti appunto: anche in questo caso, nessuna accusa di comportamenti poco chiari, ma solo il timore che la vittima possa aver visto o appreso fatti ed eventi tanto compromettenti da comportare una reazione conclusasi con il duplice omicidio. In merito all’ipotesi di delitto passionale, gli investigatori stanno passando al setaccio ogni email e messaggio nei social e sui cellulari delle vittime: le loro comparsate, retribuite, nei locali notturni – che si scontrano, tuttavia, con le dichiarazioni di amici e parenti, che li dipingevano vicendevolmente gelosissimi delle attenzioni di terzi – spinge gli inquirenti a vagliare qualsiasi proposta o avance ricevuta e magari declinata bruscamente. Pista che spiegherebbe più di altre la duplice esecuzione: se l’obiettivo del killer fosse stata soltanto la donna – riflettono gli investigatori – avrebbe potuto farlo all’arrivo in palestra, mezz’ora prima dell’agguato. La ragazza, dopo aver accompagnato il fidanzato all’allenamento quotidiano, era uscita per alcune commissioni, parcheggiando al ritorno l’utilitaria nel medesimo posto dove è stata freddata poco dopo. Se l’assassino avesse voluto, quello sarebbe stato il momento ideale: sola, al buio, senza testimoni e scongiurando il rischio di una reazione del pesista, militare esperto e capace di difendersi