L’altopiano di Pradis, in Comune di Clauzetto, rappresenta una realtà del tutto originale per quanto riguarda lo studio del paleopopolamento delle nostre Prealpi Carniche.
Le ricerche archeologiche, favorite anche dalle esplorazioni del locale Gruppo Speleologico Pradis (nato nel 1966, primo in provincia di Pordenone), hanno avuto sviluppo fin dal 1970-71 con gli scavi presso le Grotte Verdi (il sito turistico richiama oggi circa 10 mila visitatori all’anno), quindi nel 2005 presso la vicina Grotta del Clusantin e dallo scorso anno presso la Grotta del Rio Secco.
La presenza di cacciatori paleolitici viene fatta risalire – nelle datazioni al radiocarbonio effettuate su reperti recuperati presso la Grotta del Rio Secco – a 42 mila anni fa, epoca immediatamente precedente alla scomparsa dell’Uomo di Neandertal.
Dai siti di Pradis sono emersi finora risultati interessantissimi grazie alla collaborazione con l’Università degli Studi di Ferrara e con il suo archeologo Marco Peresani, che ha ottenuto in quasi un decennio di ricerche risultati di rilevanza internazionale con ben tre tesi di laurea e dottorato prodotte e numerosi articoli pubblicati sulla stampa specialistica europea e americana.
La scoperta nella Grotta del Clusantin di un sito di caccia risalente a 14 mila anni fa specializzato nella caccia alla marmotta è un dato che trova solo due altri corrispondenti in Europa perciò l’identificazione della Grotta del Rio Secco come sito successivamente abitato da Homo Neandertalensis e Homo Sapiens appare evidenza di assoluto rilievo.
I risultati di queste ricerche sono oggi esposti presso il Museo della Grotta, a Pradis di Sotto, il museo comunale riaperto nel 2001 dopo una lunga chiusura conseguente al terremoto del 1976.
Dopo una prima campagna di scavi condotta nei mesi di settembre ed ottobre 2010, da lunedì 12 settembre l’équipe guidata da Marco Peresani e da Matteo Romandini è di nuovo all’opera nel laboratorio di ricerca archeologica di Grotta del Rio Secco, attività che rappresenta la seconda annualità dell’ambizioso progetto di ricerca “L’ultimo Neandertal in Friuli”: ovvero alla ricerca delle più lontane origini del popolamento della regione friulana.
Il laboratorio rappresenta una proposta di ricerca aperta al pubblico attraverso le visite guidate e la possibilità di affiancare gli archeologi nelle quotidiane attività, ma anche attraverso la proposta rivolta alle scolaresche di partecipare, nel corso di una mattinata, alle attività dello scavo. Diverse classi nel 2010, infatti, hanno raggiunto il cantiere partecipando alla ricerca con setacci e cazzuole alla mano).
All’attività di ricerca più strettamente scientifica si affiancano, dal 2008, le “Giornate della Preistoria“, dal contenuto più prettamente divulgativo e promozionale dell’archeologia sperimentale.
Il 2 e 9 ottobre a Pradis di Sotto, nella radura antistante la Grotta del Clusantin, chiunque – ma in particolare i ragazzi delle scuole primarie provenienti da tutta la regione ed oltre – avranno la possibilità di cimentarsi, condotti da archeologi e studenti universitari in archeologia, in laboratori che riprodurranno le attività della vita quotidiana dei nostri progenitori. Nell’edizione 2010 sono stati svolti oltre mille laboratori, un record che ci si augura almeno di eguagliare con la proposta di tre laboratori per ciascuna delle due domeniche, da ripetere ognuno per 5 volte alle ore 10, 11, 14, 15, 16.
DOMENICA 2 OTTOBRE 2011
1ª GIORNATA DELLA PREISTORIA
“UNA GIORNATA DA NEANDERTAL”
Laboratorio 1. Simbolo – giochiamo … comunicare con piume e penne
Si potrà scoprire un aspetto recentemente venuto alla luce ed ancora poco conosciuto della vita del Neandertal: l’uso di penne e piume di uccelli per scopi ornamentali e di comunicazione.
Dopo una breve introduzione, il laboratorio si concentrerà sulla manipolazione di penne e piume che verranno intagliate, colorate e sospese simbolicamente su aste, giavellotti o sul corpo degli stessi partecipanti.
Laboratorio 2. “Affiliamo i giavellotti”
Sarà possibile ascoltare la vita del Neandertal attraverso le quotidiane attività di sussistenza dei cacciatori-raccoglitori che abitarono la Valle di Pradis. Si imparerà a riconoscere le specie cacciate e le tecniche utilizzate. L’obiettivo finale del laboratorio sarà quello di riprodurre la principale arma utilizzata dai cacciatori neandertaliani: il giavellotto. Attraverso le successive fasi di scortecciamento e regolarizzazione di un’asta in legno, fissaggio di una punta in selce già scheggiata ed eventuale impennaggio decorativo, si potranno realizzare armi da caccia in tutto simili a quelle utilizzate dai nostri progenitori.
Laboratorio 3. “Camminando…cacciando…giavellottando”
Un sentiero di caccia immerso nel verde di prati e boschi, nei dintorni della Grotta del Clusantin, lungo il quale si dovranno individuare le sagome degli animali da colpire con i giavellotti.
A ciascun animale corrisponderà un punteggio che verrà assegnato a chi lo individuerà, a chi lo riconoscerà e a chi lo colpirà.
Rientrati alla radura del Clusantin, tutti i cacciatori saranno iniziati con la piuma di “Occhio di aquila”.