Prima lui, ex rappresentante delle forze dell’ordine, ha perso il lavoro a causa di gravi problemi di salute. Poi la moglie, che gestiva un ristorante, è stata truffata. Per queste sfortune una coppia originaria della provincia di Como, che da qualche tempo vive in un piccolo Comune della provincia di Udine, si è trovata con un fardello di ben 176mila euro di debiti sulle spalle. Ma i giudici del tribunale di Udine – con una decisione rivoluzionaria – hanno stabilito che i due, e i loro figli, non possono essere schiavi di fisco e istituti di credito a vita.
Grazie all’assistenza dello studio legale Pagano & Partners, infatti, i coniugi si sono appellati alla legge 3/2012, la cosiddetta salva-suicidi, che stabilisce per i soggetti non fallibili il principio secondo cui i debiti e i diritti dei creditori non possono impedire a chi li ha contratti di condurre una vita dignitosa.
“Quei 176mila euro”, sottolinea l’avvocato Pagano, che ha seguito il caso con il collega Matteo Marini, “i miei assistiti non avrebbero mai potuto pagarli. Lui, infatti, dal 2009 – quando aveva circa 40 anni – si è mantenuto con lavori saltuari e oggi percepisce una pensione da cui già viene detratto il quinto. Lei, invece, nel 2014 ha dovuto cedere a un prezzo irrisorio la sua attività, che non funzionava, dopo aver provato a darla in affitto e non essere mai stata pagata. Il risultato è che ora vivono in affitto con la sola pensione di lui e con questa mantengono anche i due figli”.
Per questo, nel nome dei principi sanciti dalla 3/2012, i giudici hanno decretato che i coniugi pagheranno 72 rate mensili da 200 euro (14.400 euro in tutto) e tra sei anni, dopo aver venduto anche l’auto del valore di 5.500 euro con cui oggi si spostano, saranno completamente liberi dai debiti. Poi potranno ricominciare una nuova vita, con la speranza di un futuro migliore.