Raffaele Bendandi è stato uno scienziato (anche se alcuni non lo ritengono tale) morto nel 1979 che ha predetto che l’undici maggio 2011 un terremoto catastrofico si abbatterà sulla città di Roma. La teoria di Bendandi si basa (detta in soldoni) sulla forza di attrazione dei pianeti. Infatti l’allineamento dei pianeti previsto proprio fra il 15 e il 18 maggio porterebbe a una attrazione così forte che la crosta terreste ne risulterebbe influenzata tanto da muoversi e causare un terremoto. In pratica qualcosa di simile all’attrazione che la Luna esercita sul mare provocando le maree. Bendandi cominciò a interessarsi ai terremoti dopo la scossa del 1908 a Messina. La sua fama raggiunse il culmine quando, il 23 novembre 1923 davanti ad un notaio a Faenza, fece una previsione su un terremoto che si sarebbe verificato nelle Marche il 2 gennaio 1924. Il terremoto si verificò davvero, ma due giorni dopo. Gli esperti ritengono Roma una zona assolutamente priva di rischio sismico e quindi non credono alla teoria di Bendandi
Nacque a Faenza, nel quartiere tradizionalmente denominato Filanda Vecchia, da un’umile famiglia, che non poté permettergli di proseguire gli studi superiori. Dopo le scuole elementari, seguì quindi un corso di specializzazione in disegno tecnico e fece l’apprendista da un orologiaio. Ciononostante all’età di 10 anni era già appassionato di astronomia e geofisica, tanto da costruirsi da solo un telescopio e diversi sismografi.
In seguito al terremoto di Messina del 28 dicembre 1908, si appassionò allo studio dei terremoti e, grazie ad un lavoro non troppo faticoso di intagliatore del legno , riuscì a dedicarvi parte del suo tempo. Durante la Grande Guerra servì come meccanico in una squadriglia aerea[2]. Bendandi fu quindi un ricercatore autodidatta: nel 1920 entrò a fa parte della Società Sismologica Italiana[1]e negli anni successivi formulò la propria teoria «sismogenica»[3].
Bendandi trasse ispirazione per la sua teoria dalle passeggiate fatte lungo la battigia, mentre era di guardia durante il servizio militare: nel 1919 ritenne che la crosta terrestre, così come le maree, è soggetta agli effetti di attrazione gravitazionale della Luna. La sua ipotesi per la previsione dei terremoti (mai riconosciuta dalla comunità scientifica, anche perché egli non ne volle mai fornire un’esposizione formale) è basata sull’idea che la Luna, gli altri pianeti del sistema solare e lo stesso Sole siano la causa dei movimenti della crosta terrestre[4], che secondo la sua teoria effettivamente si deforma e pulsa con tempi e ritmi dipendenti dalla posizione dei corpi celesti all’interno del sistema solare. Nei suoi studi Bendandi sfruttò anche una profonda grotta nella vallata del Rio Senio dell’Appennino tosco-romagnolo per avere la conferma dell’influsso planetario attraverso un inclinometro. Una sua prima involontaria previsione la fece per il terremoto della Marsica il 13 gennaio 1915, quando si accorse che il 27 ottobre dell’anno precedente aveva lasciato un appunto al riguardo nel suo taccuino[5].
Il 23 novembre 1923 fece registrare ad un notaio di Faenza una sua previsione: il 2 gennaio 1924 si sarebbe verificato un terremoto nelle Marche. Il terremoto effettivamente si verificò a Senigallia due giorni dopo,[6] ma il Corriere della Sera gli dedicò ugualmente la prima pagina, chiamandolo Colui che prevede i terremoti. La sua fama crebbe anche a livello internazionale[7].
Attraverso la sua ipotesi tentò di spiegare la catastrofe che potrebbe aver provocato la scomparsa di Atlantide. Egli sostenne che le forze gravitazionali planetarie, sommandosi, avrebbero provocato uno spostamento del polo geografico, con conseguente spostamento del rigonfiamento equatoriale e allagamento di alcune regioni del globo. Bendandi determinò nel 10431 a.C. l’anno in cui si sarebbe verificato questo cataclisma[8]. Un secondo cataclisma di minori proporzioni, effetto del concorso delle forze gravitazionali di un numero minore di pianeti, si sarebbe verificato nell’anno 2687 a.C. e potrebbe corrispondere al Diluvio Universale. Egli stimò che un evento analogo a quello del 10431 a.C. si sarebbe ripetuto nella primavera del 2521 d.C.[1].
Nei suoi studi si occupò anche di stelle variabili, del Sole, di pologia, di studi cosmici e atmosferici e della radioattività atmosferica in relazione a scopi atomici[9]. Oltre all’attività di scultore del legno intraprese quella di costruttore di sismografi: riuscì a vendere alcuni dei suoi modelli anche negli Stati Uniti[10]. Nella sua casa-osservatorio si dotò anche di una biblioteca scientifica[11].
Durante il periodo fascista, dapprima fu nominato nel 1927 da Mussolini Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia[1]; successivamente però venne diffidato dal pubblicare ulteriori previsioni sui terremoti in Italia, pena l’esilio. In realtà continuò a farlo, ma su giornali americani.
Nel 1928 Bendandi suppose l’esistenza di altri quattro pianeti extra nettuniani sulla base dello studio dell’attività sismica, ai quali diede i nomi di Rex, Dux, Roma e Italia.
Nel 1931 Bendandi affidò all’Accademia Pontificia e all’Accademia dei nuovi Lincei due plichi che dovevano contenere il metodo da lui scoperto per interpretare il ciclo undecennale del Sole e la previsione dei terremoti. Nello stesso anno pubblicò un primo libro intitolato Un principio fondamentale dell’Universo, di cui spedì almeno una copia negli Stati Uniti e dove descrisse la genesi del ciclo undecennale del nostro astro. Nel 1972 l’astronomo americano Wood e nel 1976 quello inglese Smith approdarono a risultati simili sullo studio delle macchie solari e del ciclo undecennale dell’attività solare, ma non citarono la pubblicazione di Bendandi.
Nel 1959 Bendandi sostenne di aver scoperto un nuovo pianeta all’interno del sistema solare tra Mercurio e il Sole, cui diede il nome della sua città natale, Faenza[2]. Ipotesi simili erano già state formulate nel 1859 dal matematico-astronomo Urbain Le Verrier: all’ipotetico pianeta era stato allora dato il nome di Vulcano.
Solo anni dopo, grazie soprattutto all’associazione “La Bendandiana” (di cui è presidente Paola Lagorio), si iniziò a riordinare l’abbondante materiale lasciato da Bendandi, per poter maggiormente comprendere il suo lavoro ed i suoi studi. Attualmente, ricercando tra le sue carte e pubblicazioni, sono state raccolte 103 previsioni, 61 delle quali riguardanti l’Italia; le ultime pubblicazioni risalgono al 1977 (fonte: wikipedia)