Cittadine e cittadini friulani antifascisti, da 72 anni liberati!
Partigiani e deportati,
loro famigliari, con giustificato orgoglio portatori di medaglie al valore,
Sindaci del Friuli, intervenuti oggi con i gonfaloni civici delle vostre Comunità,
Rappresentanti eletti dal popolo italiano: Deputati, Senatori, Consiglieri,
Autorità,
Sindacati dei lavoratori,
Presidente e portatori di labari dell’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, dell’APO Associazione Partigiani Osoppo e di tutte le associazioni combattentistiche intervenute,
è sufficiente, per dare il senso della nostra partecipazione oggi, riflettere sulla frase con la quale ho aperto questo intervento: “Cittadine e cittadini antifascisti da 72 anni liberati”! Se possiamo godere pienamente dei diritti di una cittadinanza democratica e repubblicana, non essere sudditi di poteri altri, ciò è reso possibile solamente perché da 72 anni il popolo italiano ha piena sovranità ed è libero. E ha potuto diventare e rimanere tale perché antifascista.
Il 25 Aprile è il rito collettivo più importante nella vita democratica della nostra Repubblica Democratica, perché ne celebra l’evento fondatore: la Liberazione dal Fascismo. Non dobbiamo quindi vivere il 25 aprile con ipocrita superficialità, in modo convenzionale, ma come un momento rigeneratore di significati civili e politici.
La festa del 25 Aprile è in primo luogo un omaggio alla Resistenza e ai partigiani, a quella presa di coscienza collettiva dal basso, a quella pura luce, come la chiamò Pasolini, a quel riscatto etico dalla carestia morale del fascismo che permise agli italiani la rinascita civile!
Così Calamendrei si espresse: nessuna vittoria militare, per quanto schiacciante, nessuna epurazione, per quanto inesorabile, potrà mai essere sufficiente a liberare il mondo dalla pestilenza fascista, se prima non si rifaranno nelle coscienze le premesse morali, la cui mancanza ha consentito a tante persone di associarsi senza ribellione a questi orrori, di adattarsi senza protesta a questa belluina concezione del mondo.
I valori che ci sono stati consegnati dalla Resistenza antifascista sono: giustizia, libertà, uguaglianza di diritti e di opportunità, solidarietà. Essere antifascisti significa considerare il pluralismo e tutte le diversità, da quelle di opinione a quelle che nascono dalle fragilità, un patrimonio. L’antifascismo è pratica di inclusione: è il non lasciare mai indietro nessuno, è rifiuto dell’indifferenza. Fascismo è invece sinonimo di omologazione, di massificazione passiva, di intolleranza, emarginazione e sopraffazione violenta del diverso, fino alla sua eliminazione. Essere antifascisti vuol dire garantire a tutti la piena realizzazione della propria persona e resistere ad ogni deriva autoritaria, sia essa perpetrata nel nome dello Stato o di un individualismo egoista. Antifascismo è lotta per la libertà non per il liberismo, e il rifiuto dell’opportunismo vigliacco del cortigiano!
Purtroppo con preoccupazione scopro che non è ancora patrimonio comune la volontà di affermare l’antifascismo come fondamento primo di ogni nostro statuto civile!
Ringrazio il Comitato per la difesa dell’ordine democratico e delle istituzioni repubblicane, che organizza questa solenne giornata di festa, e del quale fanno parte oltre alle istituzioni di questo territorio, i sindacati e tutte le associazioni antifasciste del Friuli, per avermi dato l’onore di prendere la parola, in qualità di Sindaco di Udine, a nome di tutto il Friuli.
L’invito a partecipare a questa cerimonia e condividerne i valori antifascisti è stato rivolto a tutti i cittadini attraverso i manifesti affissi in città. Non c’è bisogno quindi di autoinvitarsi! Nessuno è escluso. Come ogni anno ho voluto che tali manifesti fossero scritti anche in friulano, perché il friulano è stata una delle lingue della Resistenza europea e la cussience che ancje gracie a cheste lenghe si è fate la libertât civil, à di sedi tai nestris pinsîrs ogni volte co doprin il Furlan e sburtânus a doprâlu simpri di plui, anche nel rispetto dell’articolo 6 della Costituzione.
Celebriamo con gioia dunque la Liberazione, avvenuta 72 anni fa. Fu liberazione dalla feroce, ma allo stesso tempo meschina, barbarie della dittatura fascista, liberazione da quella indifferenza e povertà di ideali, che per oltre vent’anni l’avevano alimentata, liberazione da quella banalità del male. Il fascismo aveva privato gli italiani dei diritti civili e delle libertà democratiche, obbligato ad un conformismo fondato sui disvalori del bullismo, della prepotenza, dell’arroganza. Il fascismo aveva soppresso l’opposizione, i partiti e i sindacati, varato vergognose leggi razziali, e infine condotto l’Italia in sciagurate guerre di aggressione imperialiste, perpetrando atti di terrorismo contro i civili, anche con armi chimiche come in Etiopia, o con bombardamenti indiscriminati come il 31 maggio del 1938 a Granollers in Catalogna. Ho conosciuto l’attuale sindaco di quella città catalana, che proprio per quel bombardamento oggi è vicepresidente dell’associazione dei Mayors for Peace (sindaci per la pace), della quale anche il Comune di Udine è membro dalla Fondazione, e il cui presidente è il Sindaco di Hiroshima. Incontrandolo e ascoltata la storia della sua città ho provato orrore e ho sentito il dovere di scusarmi con la sua comunità, spero che il nostro paese l’abbia fatto ufficialmente! Il fascismo infine scese a fianco del nazismo macchiandosi di ancora altri crimini contro l’umanità, fino a cedere la sovranità sul Friuli.
Rendiamo omaggio alla Resistenza antifascista, che fu lotta armata coraggiosa, ma anche resistenza civile. Onoriamo con riconoscenza e ammirazione i Partigiani, autentici profeti di civiltà, libertà e democrazia. Furono oltre ventimila: donne e uomini friulani, molti giovanissimi come Sergio Brun di soli 16 anni, che prima di altri capirono come l’indifferenza o il non-dissenso al fascismo e persino l’attesa fossero già complicità e scelsero di non rimanere spettatori passivi, facendosi carico del bene collettivo. Il prezzo di questa assunzione di responsabilità fu tremendo: oltre 2.600 morti, 1.600 feriti e 7.000 deportati. Furono oltre 12.000 i prigionieri politici passati nel carcere di via Spalato.
La Resistenza in Friuli consegnò alla Storia esperienze straordinarie come la Repubblica Partigiana della Carnia e la Zona Libera del Friuli Orientale, che anticiparono il nostro stato democratico fondandosi su principi di libertà, uguaglianza e solidarietà. Si diedero forme di autogoverno che videro al voto per la prima volta in Italia le donne. Onoriamo la memoria dei coraggiosi Gruppi di Azione Patriottica, le divisioni partigiane Garibaldi e Osoppo, l’intendenza clandestina Montes che sosteneva quei combattenti e fu tra le più grandi e organizzate d’Italia. E celebriamo le tante donne attive sia nella resistenza armata che in quella civile, il cui ruolo per tanto tempo è stato dimenticato! Per quell’epopea che sa di leggenda, come recita la motivazione, la città di Udine fu insignita della Medaglia d’oro al valor militare per la Lotta di Liberazione a nome di tutto il Friuli.
Il nostro omaggio oggi deve andare anche ai tanti militari italiani che non vollero unirsi alle forze repubblichine e per questo furono fucilati, internati o si unirono alle forze della Resistenza, come i tanti alpini di ritorno dalle sciagurate campagne nei Balcani e in Russia. L’omaggio deve andare oggi anche a tutte le forze militari sovietiche, jugoslave, inglesi, americane, che contribuirono alla vittoria militare contro il nazifascismo, sostenendo anche l’azione partigiana. Per onorare il sacrificio di tutti i militari alleati morti per la nostra Liberazione deporremo una corona al cimitero inglese di Tavagnacco al termine di questa cerimonia. E non dimentichiamo anche la tragedia dei 200.000 profughi istriani e dalmati che negli anni successivi alla fine della guerra passarono silenziosamente da Udine a causa dei mostri nazionalistici risvegliati dal fascismo. Ricordiamo Silvio Cattalini, scomparso poche settimane fa, Presidente dell’Associazione dei Profughi Istriani e Dalmati, che con dignità si è impegnato per oltre mezzo secolo affinché le sofferenze di tanti profughi innocenti non fossero cancellate per opposti opportunismi storici.
Ringrazio l’ANPI, per la sua fermezza nell’affermare quel “diritto/dovere alla Resistenza” che alcuni padri della Costituzione volevano addirittura comparisse esplicitamente nella Carta. L’ANPI unica tra le associazioni combattentistiche, è sempre pronta a stigmatizzare e condannare coraggiosamente i tentativi di rinascita di movimenti neofascisti e a prendere posizione nella difesa della verità storica della Resistenza, di eroi come Giovanni Padoan “Vanni” e a Mario Fantini “Sasso”, e Aulo Magrini il “medico dei poveri” quando vengono fatti oggetto di ignobili insinuazioni. Non dobbiamo lasciare sola l’ANPI. Vergogna a chi vuole alterare la Storia azzerando le differenze tra chi guardava dall’altra parte quando venivano perpetrati crimini fascisti o addirittura ne prese parte e chi invece ebbe il coraggio di opporvisi. La pietà umana per i morti non deve mai venire meno, ma si deve condannare chi si adattò al nazifascismo divenendone complice, chi non si ribellò. Quasi 500 furono i morti per tortura solamente nella famigerata caserma Piave di Palmanova ad opera delle milizie naziste e repubblichine come la X mas. Oggi paradossalmente viene data più risonanza ai vergognosi tentativi di chi vuol dimenticare questi crimini, che tra l’altro sono per lo più rimasti impuniti perché il nostro paese non ha mai avuto una Norimberga, e a chi continua a manipolare ignobilmente documenti per diffamare la Resistenza, piuttosto che alla chiarezza degli esiti delle indagini che smontano immancabilmente queste mistificazioni.
Celebriamo i partigiani soprattutto in questa epoca così povera di autentici eroi se non quelli dell’effimero e spregiudicato successo finanziario. Dobbiamo conservarne l’insegnamento e l’esempio con amore e rispetto, non dobbiamo temere che si trasformino in miti, anzi dobbiamo contribuire alla narrativa storica perché ogni società umana solida necessita di miti su cui fondarsi! Voglio ricordare oggi quei partigiani che ci hanno lasciati in questo ultimo anno: Paolo Moro, Paolo Maiero, Pietro Brollo “Tredis”, Valentino Forza, Michele Bertolini, Valerio Zuriatti, Giuliano Zanuttini, Alfredo D’Antoni “Alfieri” , Enzo Faelli “Jargo , Argeo Onofrio “Nino” , Rodolfo Castiglione, Bonifacio Budino.
Intonate per tutti loro liberamente “Bella Ciao” in questa piazza!
Nella Resistenza gli Italiani maturarono quei principi civili e politici che oggi sono espressi mirabilmente nel fondamento giuridico della nostra Repubblica Democratica: la Costituzione Italiana scritta 70 anni fa. Cittadine e cittadini per affrontare eticamente le formidabili sfide della contemporaneità dobbiamo ritrovare le grandi utopie resistenziali che ispirarono i nostri Padri Costituenti. I suoi Principi Fondamentali devono essere la nostra stella polare!
Calamandrei chiamò la Costituzione la grande incompiuta in un senso duplice, non solamente con l’amarezza che non fosse ancora completamente attuata, ma anche in un altro senso altrettanto sottile. La Costituzione è incompiuta perché la Costituzione è una pratica di democrazia che non deve concludersi mai, ma essere rinnovata quotidianamente nell’impegno di tutti. Proprio in questo senso Giorgio Napolitano si esprimeva dicendo che la Costituzione va fatta vivere.
In nome dei diritti umani e civili sanciti dalla nostra Costituzione non dobbiamo rimanere indifferenti ai fascismi, alle ingiustizie e alle guerre ancora tragicamente presenti nel mondo come in Siria, in Somalia, in Afghanistan. I fascismi continuano a risorgere, e alimentano distopie terroristiche e populiste che provocano tante vittime innocenti e trucidano i giovani più coraggiosi e idealisti, come Giulio Regeni, figlio del Friuli, ma cittadino del mondo, selvaggiamente e crudelmente ammazzato dopo terribili torture, come i 500 della Caserma di Palmanova, colpevole solamente di anelare alla liberazione dei tanti popoli di questo pianeta ancora oppressi da totalitarismi. Ebbi il privilegio di premiare Giulio Regeni una decina di anni fa quale studente modello di quell’istituzione democratica fondamentale che è la Scuola Pubblica italiana, sancita dall’Art.33 della Costituzione. Giulio maturò proprio in questa Scuola quei valori di libertà e dignità dei popoli. Speriamo di ottenere presto l’autorizzazione per intitolargli il nuovo terminal studenti, al quale giungono ogni giorno da tutto il Friuli svariate migliaia di giovani per studiare a Udine. Giulio Regeni sarà così esempio per tutte le generazioni future. Tanti cittadini di Udine spontaneamente si raccolgono ogni 25 del mese presso la colonna alla Giustizia per ricordarlo. La nostra indignazione di fronte ai depistaggi da parte delle autorità egiziane non deve però assopirsi e dobbiamo continuare a spronare il nostro governo affinché si impegni per ottenere la VERITÀ PER GIULIO REGENI, lo dobbiamo fare per lui, per la sua famiglia ma anche per tutti i cittadini egiziani! Ricordiamo qui Luciano Rapotez che negli ultimi decenni è sempre stato presente a questa manifestazione instancabile nel trasmettere ai giovani il messaggio di dignità e libertà della Resistenza. Rapotez che si è inutilmente battuto per tutta la vita, affinché venisse istituito nel nostro ordinamento giuridico il reato di tortura, avendola lui subita addirittura da un’Italia liberata, ma ancora grondante di restaurazione.
Ispirato dagli Articoli 2 e 3 della Costituzione, che assegnano alla Repubblica il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana, il nostro Parlamento ha finalmente sancito pari diritti agli omosessuali varando l’anno scorso la legge 76 che istituisce le unioni civili. Pensate meno di 40 anni fa l’omosessualità era ancora considerata una malattia mentale. Sono numerose e toccanti le unioni che ho avuto il privilegio di celebrare recentemente, ma sono ancora turbato dalla violenza di alcuni paladini di una legalità ingiusta che mi disprezzarono quando alcuni anni fa, trascrissi i primi matrimoni omosessuali.
Ispirati dal secondo capoverso dell’Articolo 9: La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione, dobbiamo impegnarci con sempre maggiore convinzione per l’ambiente e per combattere il riscaldamento globale, contrastando le logiche alienanti e spregiudicate delle multinazionali dell’energia e del cibo che stanno azzerando la biodiversità. La nostra Costituzione fu tra le prime nel mondo a tutelare il paesaggio, come era definito allora ciò che noi oggi chiamiamo ambiente. Dobbiamo condannare la demagogia reazionaria dello scetticismo sui cambiamenti climatici, interpretata mirabilmente dall’ex-costruttore edile Trump, novello Nottola il protagonista del film Mani sulla Città. Ma come si possono negare i mutamenti climatici qui a Udine. Basta salire al colle e guardare a nordest il massiccio maestoso del Canin. C’era laggiù un ghiacciaio fino a qualche decina di anni fa, che oggi semplicemente non esiste più. Nel 2009 ho firmato per Udine il Patto dei Sindaci 202020 per la riduzione delle emissioni di CO2 da fonti fossili e la sostenibilità. Grazie a quanto la mia amministrazione ha fatto, spesso silenziosamente, qui a Udine negli ultimi 9 anni, quest’anno sono stato nominato tra i 6 membri del Board of Mayors dello European Covenant of Mayors for Energy and Climate Change, il cui presidente è il Sindaco di Parigi la città del COP21. Oggi Resistenza antifascista vuol dire impegnarsi contro i mutamenti climatici e per l’energia sostenibile anche nel nome di tutti i cittadini del mondo e le altre specie viventi.
Ispirati dal terzo capoverso dell’Articolo 10 Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica accogliamo chi fugge la guerra e la miseria che ne deriva, chiedendo protezione umanitaria. Dobbiamo essere orgogliosi che il nostro paese non sia indifferente all’ecatombe nel Mediterraneo e che qui a Udine, grazie anche alla Prefettura, alla Croce Rossa, alla Caritas e a tante altre associazioni umanitarie, il Comune sia riuscito a reggere l’arrivo di migliaia di profughi Afghani e Pakistani che hanno visto azzerato il loro sogno di benessere nel Nord Europa. I tanti profughi che oggi incontrate a Udine con i loro vestiti a volte lunghi ed esotici, arrivano proprio da quel civilissimo Nord Europa che non riconosce loro il diritto dell’Art 10 come l’Italia e li ricaccia verso sud. Noi abbiamo fino ad oggi garantito a tutti dignità umana e supporto nella ricostruzione di un progetto di vita a persone le cui famiglie hanno speso tutto il loro patrimonio perché uno dei figli potesse realizzare il sogno dell’Europa. Ringrazio tutti i cittadini di Udine per come hanno saputo reggere in questi anni il pesante onere di questo fenomeno migratorio internazionale senza drammatizzazioni plateali come è avvenuto altrove, e senza mai venire meno alla loro umanità. Vergogna per chi con diabolica leggerezza etica e senza scrupoli strumentalizza o mistifica questa tremenda vicenda umana in chiave elettorale.
In nome dell’articolo 11 dobbiamo impegnarci per la Pace e il dialogo tra i popoli. Dobbiamo adoperarci a costruire ponti e condannare chi invece costruisce muri. Il nostro simbolo deve essere quel muro di Berlino che, dopo essere stato abbattuto, è stato trasformato in un ponte tra culture grazie ai murales ricchi di messaggi civili: questo ci ha mostrato in modo toccante lo scorso febbraio a Fiumicello la Signora Paola Deffendi, mamma di Giulio Regeni. Dobbiamo avere sempre la forza di scandalizzarci della diplomazia basata su chi ha la bomba più potente o il muro più lungo o più alto. Dobbiamo praticare invece la diplomazia della ragione solidale.
In nome dell’articolo 32, abbiamo nel 2009 aiutato alla Quiete, un padre coraggioso e una figlia ad ottenere il diritto alla giustizia. La richiesta di Eluana Englaro come sentenziò la Corte di Appello di allora non era eutanasia, né era accanimento terapeutico il non accoglierla. Aiutare Beppino Englaro è stato semplicemente garantire quanto riconosciuto dal secondo capoverso dell’Art. 32 della Costituzione: il diritto rifiutare le cure nel rispetto della persona umana. Con questo spirito dobbiamo oggi sostenere l’approvazione della Legge sul fine-vita e sul biotestamento, che a Udine avevamo istituito con l’appoggio del collegio dei Notai, sin dal 2012.
Dobbiamo rinnovare l’impegno per costruire quella meravigliosa utopia antifascista, che è l’Europa dei popoli, degli Stati Uniti di Europa, concepita al confino fascista da uomini come Spinelli, Rossi e Colorni. Il Sindaco di Udine Giacomo Centazzo, nel 1952, fu membro fondatore dell’Associazione dei Comuni e delle Regioni d’Europa insieme a Preone, Rivignano e Marano Lagunare, nella nostra Regione, proprio per sostenere questa idea di Europa antifascista che è alla base dell’Unione Europea. Un continente unito nelle diversità, idea quindi, diametralmente opposta a quella nazifascista basata sull’imperialismo razzista. Con grande preoccupazione vediamo oggi abbandonare questa utopia, ed emergere spinte xenofobe e razziste che alzano muri e tirano fili spinati, e promuovono nuovi nazionalismi isolazionisti. I 72 anni di pace di cui l’Europa ha goduto sono stati garantiti proprio da questo ideale antifascista di unione di popoli diversi. Dobbiamo difendere strenuamente l’ideale di Europa nato dall’antifascismo, ma per fare ciò dobbiamo supera le logiche meramente finanziarie che oggi la stanno soffocando!
Il recente Referendum sulla II Parte della Costituzione è stata una prova di grande partecipazione e maturità che fa onore al Popolo italiano, diversamente da quanto avvenne nel 2012. Allora fu passata una riforma, solamente per via parlamentare, senza consultare i cittadini, che vide il nostro paese soccombere a logiche puramente contabili e abdicare la sua sovranità finanziaria, introducendo principi assolutamente estranei nella Carta Costituzionale e che mi spinsero a dire: la vera riforma della Costituzione, si realizza compiendola, vivendone lo slancio ideale, non riscrivendola! Questa volta c’è stato invece un dibattito intenso. Oggi dobbiamo però superare le divisioni anche accese di alcuni mesi fa, soprattutto in quanto le nostre diversità di opinione non hanno toccato i principi fondanti. Altrimenti ce ne deriverà una debolezza che verrà sfruttata da chi antifascista non è e promuove l’intolleranza. Va sempre rispettato chi ha il coraggio di esprimersi civilmente come un contesto democratico richiede. E non dimentichiamo che proprio la Resistenza insegna ad avere il coraggio di avere torto! La Costituzione fu approvata da forze politiche molto diverse tra loro.
Cittadine e cittadini antifascisti dobbiamo essere uniti come seppero esserlo i partigiani e il CLN e scongiurare il riaffiorare di demagogie e populismi nazionalistici che sono l’anticamera del Fascismo.
Oggi non dobbiamo combattere più solamente il totalitarismo fascista, quello fondato sul mito millenarista del superuomo, il totalitarismo dello Stato che schiaccia l’individuo, che rifiuta il pluralismo e nega la piena realizzazione della personalità. Oggi dobbiamo resistere ad un nuovo ma altrettanto forte e più subdolo totalitarismo, a nuovi fascismi: quello del liberismo individualista ed egoista, nell’idolatria della libera concorrenza della massificazione consumistica che si traduce nell’oligarchia delle multinazionali. Questo totalitarismo, pur essendo di natura apparentemente diversa, si manifesta invece proprio come aveva fatto il fascismo: azzerando la storia e il senso dei sindacati, indebolendo le tutele dei lavoratori e il ruolo dei partiti, aprendo i centro commerciali il 25 aprile. Questo nuovo totalitarismo, è un fascismo alla rovescia, è il totalitarismo del privato, degli interessi personali, che schiacciano e azzerano lo Stato e disprezzano le Istituzioni e la Politica. È il totalitarismo dell’élite che cavalca l’antipolitica, che fa perdere di vista, anzi saccheggia, il bene comune, la cosa pubblica.
A fronte del profondo cambiamento derivante dalla nuova globalizzazione, diversa da quella coloniale ma alimentata da analoghi imperialismi e dalla crisi economica che ha tolto con la certezza di un lavoro dignitoso anche la dignità di una cittadinanza, dobbiamo essere vigili e pronti a non lasciare mai indietro nessuno.
L’oggi sembra privo di certezze, superficiale, incapace di progettare un futuro, schiacciato da un ipertrofico eterno presente. Dobbiamo quindi ritornare agli ideali profondi della Resistenza: quello del dovere alla verità, del rifiuto dell’imbroglio, e della mistificazione, della lotta alle disparità riaffermando il primato del bene comune, perché il progresso o è collettivo, o è di tutti, oppure non è. Solamente in uno stato veramente equo vi è benessere per tutti. Ma il senso di questa affermazione non è quello banale, se ci sono più disparità ci sono allora anche tante più persone escluse. Il senso autentico è più sottile: in uno stato dove ci sono tanti esclusi le stesse persone privilegiate stanno peggio. E la più grande disparità della nostra epoca è il lavoro. Non penso proprio che dall’indebolimento del sindacato possano derivare nuove strategie di dignità occupazionale. Credo invece che il lavoro possa rinascere solamente dalla solidarietà e dall’innovazione sostenibile, dall’attenzione alla salute di tutti. Dobbiamo combattere l’illusione dell’antipolitica che indebolisce le istituzioni attraverso una cittadinanza attiva e responsabile.
Le utopie Resistenziali sono le sole che possano condurci all’indispensabile equità planetaria per tutti e alla responsabilità ambientale nei confronti delle future generazioni: sono il nostro dovere ma anche la nostra unica speranza!
Cittadine e cittadini alla fine della cerimonia in Piazza Libertà ci recheremo presso il monumento alla Resistenza, concepito dall’architetto Gino Valle nel 1969, che simbolicamente rappresenta come qualsiasi giogo, non importa quanto pesante, possa essere sollevato dal popolo facendo appello ai principi cosmici della nostra comune umanità. Quel monumento tra poco diventerà palcoscenico sul quale giovani studenti interpreteranno testimonianze e pensieri sulla Resistenza. A loro va il nostro ringraziamento per la freschezza del loro idealismo!
E lungo il percorso sotto la casa del pittore della Resistenza Guido Tavagnacco vi invito a rivolgere un pensiero riconoscente alla moglie Signora Liliana per quella toccante tradizione del nostro corteo del 25 Aprile che ha saputo istituire.
Cittadini e cittadine di Udine, città simbolo dei valori antifascisti, insignita della Medaglia d’Oro a nome di tutto il Friuli per la Lotta di Liberazione, celebriamo con rinnovata emozione, gioia e orgoglio, la Festa del 25 Aprile quest’anno che segna i 70 dell’approvazione della Costituzione, uniti alle nostre famiglie nell’impegno di far vivere i valori della Resistenza che sono tanto facili da perdere ma sono stati così difficili da riconquistare!
Viva la Resistenza! Vivano le utopie dei Partigiani!
Viva la Repubblica Italiana e la Sua Costituzione, che da queste sono nate!
Udine, 25 aprile 2017
IL SINDACO
Furio Honsell