Margherita ha salutato in questo modo il mondo, due anni fa, il 29 giugno 2013, con una frase di rottura “Io sono atea non credo a Dio. Dio è un’invenzione comoda per spiegare ciò che la scienza non sa spiegare. Non credo all’aldilà, ho sempre pensato solo nell’aldiqua. Quando sarò morta le mie particelle svolazzeranno nell’atmosfera terrestre.” La Hack era nata a Firenze nel 1922 e si era trasferita a Trieste nel 1963, dove viveva in una casa nel popoloso quartiere di Roiano. Fino al 1992 aveva insegnato astronomia all’Università di Trieste. Prima donna in Italia a capo di un osservatorio astronomico, era membro dell’Accademia dei Lincei, dell’Unione Internazionale astronomi e della Royal Astronomic Society. Senza figli, donna impegnata socialmente, vegetariana da sempre, grande divulgatrice, la Hack era anche una appassionata animalista: aveva otto gatti e un cane.
Nel 2002 aveva rifiutato un’operazione rischiosa al cuore, preferendo andare avanti con la sua vita, “inutile campare cinque anni in più, ma male”.
Dopo l’uscita del libro, a fine novembre, e le prime presentazioni in giro per l’Italia, la Hack è stata ricoverata d’urgenza per il riacutizzarsi di problemi cardiaci già esistenti. Le sono state proposte due operazioni “salva vita”, entrambe rifiutate, in linea con il suo pensare.
“Voglio vivere quello che mi resta a casa, con mio marito Aldo e i miei amici animali. Non ho paura della morte. Ho scelto di rinunciare a un doppio intervento che ritenevo pericoloso – ha confermato – ma le mie battaglie e il mio impegno proseguiranno, nei limiti del possibile, sia come astrofisica e che come cittadina”