E alla fine Quentin ci ha fregati tutti. Alla fine la Iena di Knoxville – sul palco in abito nero, camicia sbottonata, cravattino allentato e occhiale scuro d’ordinanza – ha premiato il film che nessuno si aspettava. O meglio, quello che a scatola chiusa tutti pronosticavano come vincente, ma che tutti poi avevano immediatamente scartato dopo la visione. Il Leone d’Oro della 67. Mostra d’Arte Cinematografica va a Somewhere di Sofia Coppola, e nonostante siano già passati alcuni giorni dalla proclamazione non scema (anzi, si fomenta) la sensazione che non abbia, oggettivamente, vinto il migliore. Ottimo e delizioso il tocco di regia, senza ombra di dubbio; altrettanto ottima e pertinente l’interpretazione degli attori; eppure il quarto lungometraggio di cotanta figlia d’arte continua ad apparirci come un furbesco saggio di cinema “(para)cool chic” (nell’egregia definizione data dal critico Boris Sollazzo). Stampa, pubblico e addetti ai lavori avevano puntato su altri fuoriclasse, ipotizzando un giusto mix di gusti tra i vari membri della giuria: in pole position sfilavano dunque i nomi del cinese The Ditch (film “sorpresa” in ogni senso) e del cileno Post Mortem di Pablo Larrain, tornati entrambi a casa con le pive colpevolmente nel sacco, oltre a quello del russo Silent Souls (cui comunque è andata l’Osella per la miglior fotografia). Ma nel gruppone formato tra gli altri da Salvatores, Guadagnino, Arriaga ed Elfman sembra aver prevalso la colorata e divertente “dittatura” di Tarantino, che oltre alla vittoria assegnata alla sua ex fidanzata (!!!) ha consegnato il Leone d’Argento per il secondo posto (miglior regia) nelle mani di Alex de la Iglesia e della sua Balada Triste de Trompeta (adorabile e adrenalinica tarantinata) e il Leone d’Oro per l’insieme dell’opera (sorta di premio alla carriera) in quelle di Monte Hellman, suo mentore ai tempi di Le Iene. Ce n’è abbastanza per gridare al plateale conflitto di interessi, insomma.
E il ciclone Tarantino non si è fermato qui, ma ha pure modificato il regolamento, che finora non consentiva
l’accumulazione dei premi. E’ accaduto così che Essential Killing di Skolimowski non solo si sia
portato a casa il Premio Speciale della Giuria (terzo posto), ma anche la Coppa Volpi come miglior
attore per l’interpretazione di Vincent Gallo (effettivamente non trascurabile). Cosa penserà ora
Mickey Rouke, che a Venezia 2008 per colpa delle obsolete regole allora vigenti dovette rinunciare
alla “sua” Coppa perché The Wrestler vinse il festival? Il colpo d’ali autoriale che incensa la greca
Ariane Labed quale miglior attrice per il controverso Attenberg (ricordando anche il Premio
Mastroianni per la rivelazione alla Mila Kunis di Black Swan) non basta: Quentin Tarantino ha fatto
il bello e il cattivo tempo, convogliando su di sé tutta l’attenzione di un’annata non particolarmente
brillante. Si fa presto a parlare di unanimità, quando il palmares finale parla così palesemente la sua
lingua. E allora? Allora era da anni che si auspicava la presenza di un Presidente di Giuria più
attivo, cinematograficamente consapevole e realmente rappresentativo (dopo la fantasmatica
reggenza di Ang Lee dell’anno scorso). L’empatico e onnipresente Quentin lo è stato, all’ennesima
potenza, coi suoi pro e i suoi contro. E dobbiamo/possiamo accettare quasi tutto, compresa
l’esclusione totale degli asiatici e quella degli italiani, che a conti fatti anche in questa edizione si
sono mostrati non all’altezza, checchè ne dica la stampa nazionale. Ma continuiamo a dubitare
che, “da qualche (altra) parte”, Somewhere avrebbe ricevuto così tante attenzioni.
Filippo Zoratti
TUTTI I PREMI DI VENEZIA 67:
Leone d’Oro per il miglior film a Somewhere di Sofia Coppola;
Leone d’Argento per la miglior regia a Balada Triste de Trompeta di Alex de la Iglesia;
Premio Speciale della Giuria a Essential Killing di Jerzy Skolimowski;
Coppa Volpi per il miglior attore a Vincent Gallo (Essential Killing);
Coppa Volpi per la miglior attrice a Ariane Labed (Attenberg);
Premio Mastroianni per il miglior emergente a Mila Kunis (Black Swan);
Osella per la miglior fotografia a Silent Souls di Aleksei Fedorchenko;
Osella per la miglior sceneggiatura a Balada Triste de Trompeta di Alex de la Iglesia;
Leone d’Oro Speciale per l’insieme dell’Opera a Monte Hellman
Leone d’Oro alla Carriera a John Woo