Pordenone: OMOCAUSTO, lo sterminio dimenticato degli omosessuali

Pordenone: OMOCAUSTO, lo sterminio dimenticato degli omosessuali

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Inaugura Sabato 24 gennaio alle ore 11,00 presso il Chiostro della Biblioteca Civica di Pordenone “OMOCAUSTO, lo sterminio dimenticato degli omosessuali” la mostra fotografico-documentaria che Arcigay Friuli porta finalmente anche a Pordenone. Ha girato, è proprio il caso di dire, il mondo, toccando oltre a numerosissime città italiane da Roma a Milano, anche la vicina Lubiana e la lontanissima Bogotà.

L’esposizione, curata da Arcigay Friuli e proposta per la prima volta a Udine nel 2005, sarà visitabile a partire da sabato 24 fino a sabato 31 gennaio nel chiostro della biblioteca civica del Comune di Pordenone che ha anche concesso il suo patrocinio all’iniziativa. La mostra sarà aperta il lunedì dalle 14 alle 19 e dal martedì al sabato dalle 9 alle 19 (chiusa la domenica).
Anche il pubblico pordenonese, dunque, potrà approfondire tramite la visione dei 15 pannelli una pagina di storia spesso dimenticata, ovvero lo sterminio nei lager nazisti di migliaia di omosessuali. Tra il 1933 e il 1945, infatti, decine di migliaia di persone vennero perseguitate in ragione del loro orientamento sessuale. Di queste, 60 mila pagarono con la prigione e altre 10 mila vennero deportate nei campi di concentramento, dove vennero segnati con un triangolo rosa. Circa l’80% vi morirà.
Dopo la caduta del nazismo e la Liberazione, poi, migliaia di ex internati non riacquistarono la libertà, ma continuarono a scontare in prigione la pena inflitta sotto il nazismo subendo una ulteriore violenza ed umiliazione. L’omosessualità, considerata un crimine prima e durante il nazismo, continuò ad esserlo anche dopo. Agli omosessuali non spettò alcuna forma di riconoscimento: né indennizzi da parte del governo tedesco, né tantomeno il riconoscimento dello status di ex deportati.
Tutto questo ha contribuito a far cadere nell’oblio per decenni quella strage. Un oblio causato sia dal disinteresse generale, sia dal silenzio in cui furono costretti a chiudersi gli omosessuali sopravvissuti ai lager.
“Se da un lato il ricordo della tragedia nazifascista rischia di sbiadire ed è quindi sempre più importante ricordare – spiega il presidente di Arcigay Friuli, Giacomo Deperu –, per noi omosessuali quell’olocausto, che continuò in altre forme anche sotto i regimi comunisti, non é mai finito. Ottanta Paesi nel mondo prevedono ancora pene contro l’omosessualità e il numero delle vittime è incalcolabile. In Ungheria, oggi – prosegue –, l’omofobia entra nella costituzione, in Russia è stata approvata una legge repressiva contro l’omosessualità, in Iran i gay finiscono impiccati, in Iraq nelle fosse comuni. E tutto nel disinteresse generale della gente e delle istituzioni che ci lasciano nuovamente soli, anche nella nostra arretratissima Italia. Per noi omosessuali – conclude Deperu –, ancora oggi, la Giornata della Memoria serve per non dimenticare: per non dimenticare il presente”.
Quello di sabato a Pordenone, comunque, non è l’unico appuntamento che le associazioni lgbt friulane hanno organizzato in regione. Lunedì 26 gennaio, infatti, alle 21.30 al circolo Arci Mis(s)kappa in via Bertaldia 38 a Udine, Arcigay Friuli e Arcilesbica Udine presenteranno “Pro-memoria”, una “installazione di parole” per non dimenticare l’omocausto.

A Pordenone, da sabato 24 a sabato 31 gennaio nel chiostro della biblioteca civica
TRIANGOLI ROSA, A PORDENONE LA MOSTRA PER NON DIMENTICARE L’OMOCAUSTO
INAUGURAZIONE: Sabato 24 gennaio – ore 11,00 presso Chiostro Biblioteca Civica

Per la Giornata della Memoria, Arcigay Friuli presenta, con il patrocinio del Comune di Pordenone, la mostra realizzata per non dimenticare le decine di migliaia di persone omosessuali rinchiuse nei campi di sterminio nazisti

Deperu, presidente Arcigay Friuli:”Per noi omosessuali ancora oggi la Giornata della Memoria serve per non dimenticare: per non dimenticare il presente”

Sempre per la Giornata della Memoria lunedì 26 a Udine Arcigay e Arcilesbica
presentano “Pro-memoria”, installazione di parole per non dimenticare l’omocausto.