Le voci a sostegno del Sunsplash

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Questi i messaggi di sostegno che saranno letti stasera durante la manifestazione “Non processate Bob Marley” a partire dalle 18.00 in centro a Udine in due piazze, davanti al Municipio (Piazzetta Belloni) e in Piazza San Giacomo. E domani vi proporremo le fotografie del raduno

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GENNARO T – ALMAMEGRETTA

Il Rototom Sunsplash è l’unico festival musicale di livello europeo che si tiene in Italia.

Ora grazie alla legge Giovanardi-Fini è messo sotto accusa. La musica non propinata e veicolata dai soliti media commerciali ha sempre meno diritto di cittadinanza in questo paese che sta sprofondando nel provincialismo più becero e nell’isolamento culturale internazionale.

Iniziative come il Sunsplash italiano dovrebbero essere appoggiate e sponsorizzate anche dagli enti pubblici, per il valore di scambio culturale e di diffusione dell’incontro tra i popoli. Ma una cosa del genere potrebbe accadere in un paese “normale” e moderno… L’Italia purtroppo non lo è da tempo.

ELISA

Caro Filippo,

esprimo a te e a tutto lo staff e gli amici del Sunsplash il mio supporto morale e il mio dispiacere per questa situazione.

Siete stati tra i primi ad ospitarmi come artista al Rototom,e anche quando vi abbiamo presentato i progetti più strani,con la musica più difficile e sperimentale ci avete aperto la porta e avete alzato il volume.

Negli anni avete dato spazio alla cultura,all’arte,alla musica nelle sue forme più pure,regalando al Friuli uno spazio diventato di culto, conosciuto e rispettato dal popolo della musica e non solo,dentro e fuori i confini nazionali..

Il Sunsplash è cresciuto nel tempo,frutto di un lungo cammino.

Sinceramente,spero con tutto il cuore che il grande lavoro che avete fatto vi venga riconosciuto,e che vi venga permesso di continuare a farlo ancora,qui in Friuli dove purtroppo spesso mancano ancora tanti spazi e occasioni per accogliere la musica.

NEFFA

Come sempre ci ritroviamo contromano, come sempre siamo attaccati.

Non possediamo i loro vestiti da 3000 euro, eppure siamo più belli.

Non abbiamo i loro soldi (rubati) in tasca, eppure siamo più liberi.

Non abbiamo i loro sistemi di repressione eppure siamo più forti.

Come dissi una volta a Monsignor Tonini, che mi era stato scagliato addosso da Red Ronnie, l’erba sulla terra ce l’ha messa Dio.

“Nasce dall’unione della terra con il sole io me la fumo dentro una cartina

perché so che pure lei lo vuole.”

Un abbraccio

PAPAGIANNI – SUD SOUND SYSTEM

Ciao ragazzi in questo momento difficile esprimiamo la nostra

solidarietà e vi sproniamo a combattere le ingiustizie ed i soprusi

ancora con più forza. A voi và il nostro rispetto per quello che fate.

GOD bless

DON CIOTTI – fondatore del gruppo Abele

Il “Rototom Sunsplash” di Osoppo, per come ho avuto modo di conoscerlo, è un momento di grande positività, di socialità, di approfondimenti, di musica. Ho visto tanti ragazzi partecipare attivamente agli incontri, porre domande intelligenti, interrogarsi sul presente e sul futuro.

Dispiace allora sapere che il presidente del festival sia adesso oggetto di una denuncia da aparte dell’autorità giudiziaria per il “realto di agevolazione all’uso di sostanze stupefacenti”, uso peraltro fisiologico in ogni grande contesto di aggregazione giovamnile e limitato in massima parte alle droghe leggere. Un uso che l’esperienza, il realismo e l’equilibrioci dicono che può essere contrastato non certo con gli articoli di legge, ma con forte investimento educativo, con iniziative che accompagnino i giovani nella crescita e li portino, al di là delle semplificazioni e delle scorciatoie, a scoprire il valore della libertà responsabile, all’essere pieni e consapevoli interpreti di democrazia. E senza dimenticare che i consumatori sono quasi sempre l’anello debole di un gioco criminale che dal traffico di droga ricava profitti enormi e sul quale davvero di dovrebbe concentrare ogni sforzo repressivo.

Mi auguro perciò che prevalga il buon senso e quindi un ripensamento. Il “Rototom” è un momento prezioso. Cancellarlo ci renderebbe culturalmente tutti più poveri.

VINICIO CAPOSSELA

Salve a tutti, sono solidale alla vostra lotta. Se si dovessero processare le musiche per i comportamenti a cui inducono dovremmo proibie tutti i nostri eroi e me personalmente mettermi in galera per la quantità di sbronze tristi e allegre che la mia musica ha accompagnato. Lunga vita al Rototom, al festival, al locale e alle persone che l’hanno reso vivo fino ad ora.

Un abbraccio a tutti. Solidalmente .

THE EASY STAR ALL STARS

Siamo veramente dispiaciuti sentendo le cattive notizie riguardanti il Rototom Sunsplash che ci arrivano dall’Italia: quello che succede al suo presidente e soprattutto a tutti i reggae-fans che rendono questo evento così speciale. Easy Star All Stars hanno partecipato due volte al Rototom Sunsplash, includendo il concerto di quest’estate e a nostro avviso è uno dei più bei reggae festival del mondo. Al Parco del Rivellino abbiamo trovato sempre e solo persone appassionate, ottima musica e un’atmosfera bellissima.
Per dimostrare il nostro sostegno al festival gli dedicheremo le nostre due prossime date italiane nella speranza che questo accresca la mobilitazione nella lotta contro questa ingiustizia. Nei nostri prossimi concerti del 18 e 19 novembre a Cesena e Conegliano Veneto parleremo della situazione del festival dal palco per dare il nostro contributo.
Crediamo che i nostri fans siano cittadini responsabili che amano condividere la gioia col prossimo e ascoltare bellissima musica. Speriamo che il pubblico che verrà ai concerti capisca che non c’è nessun motivo per perseguitare una cultura positiva come quella del reggae.

MAX CASACCI – SUBSONICA

Chi vuole processare la musica?

chi vuole abolire un festival musicale presumendolo colpevole di spingere i giovani all’utilizzo di sostanze proibite farebbe bene prima a prendere in considerazione l’idea di chiudere prima molti altri spazi fisici e virtuali. I locali frequentati da vip, veline calciatori e sedicenti esponenti del bel mondo, le principali curve degli stadi, e infine il Parlamento stesso stanno nell’immaginario collettivo alla cocaina più di quanto Bob Marley negli anni zero stia alla marijuana.

Perché la musica quando è buona, e il Rototom nel suo genere ospita i migliori talenti della scena mondiale, ti rende libero e basta.

Libero vuole anche dire libero dagli stereotipi libero di provare scegliere e passare oltre, perché la musica questo fa.

Volete spegnere la musica e magari lasciarci soli davanti alle trasmissioni dove i vincenti alludono impunemente ai loro vizi? In un’Italia dove invece il perdente Stefano Cucchi muore in circostanze quantomeno sospette bollato dall’onorevole di turno come un drogato che se l’è cercata?

La musica a noi a ha regalato un futuro e la libertà e state certi: molti ragazzi che domani faranno la differenza , che si appassioneranno alle grandi sfide, che avranno coraggio, generosità e che faranno fruttare il loro talento in tutti i campi, oggi stanno sotto i palchi della musica. Non certo a casa sintonizzati sul pietoso teatrino di una contemporaneità che ci vuole cortigiani, sudditi o puttane, (pardon escort), in pratica disposti a tutto pur di rosicchiare le briciole di un boccone di celebrità. Questa è la mentalità dopata che ci spacciate ogni giorno, questi sono i vostri insegnamenti, questa la vostra concezione di perbenismo. La musica è invece solo uno dei tanti rimedi ai vostri disastri.

Attenzione quindi prima di accusare gli altri potreste risultare ridicoli.

COLOUR SOUND INDIE

Color Sound Indie e i suoi Artisti Giuliano Palma & The Bluebeaters, Caparezza e Club Dgoo esprimono solidarietà e vicinanza al Rototom Festival e ai loro promotori, nella speranza che un’esperienza così importante non possa essere cancellata nè criminalizzata.

VAURO – fumettista

E’ vero , il reggae agevola il consumo di Mariijuana, Come il gregoriano agevola il consumo di ostie e le canzoni di Cristina D’Avena agevolano la pedofilia. Diciamo basta a queste musiche insane e cantiamo tutti in coro ” Meno male che Silvio c’è”!

SANDRO RUOTOLO – giornalista

Il Rototom Sunsplash è una manifestazione che apre una finestra sul mondo, che accoglie persone da ogni dove, che riesce a parlare alle giovani generazioni in modo esemplare. Criminalizzarla è un errore grave, significa colpire il diritto d’espressione, significa chiudersi al mondo quando invece abbiamo la necessità di aprirci alle culture e alle differenze.

A voi tutti va la mia piena solidarietà.

FONDAZIONE AREZZO WAVE ITALIA

La Fondazione Arezzo Wave Italia (FAWI) invita tutti a recarsi a Udine venerdì 13 novembre 2009 dalle 18 alle 24 in Piazza Matteotti e Piazza Leonello per la manifestazione “Non processate Bob Marley”.

FAWI e Italia Wave Love Festival esprimono vicinanza e sostegno agli organizzatori del Rototom Sunsplash, che attraverso il suo presidente Filippo Giunta, è stato accusato da una procura locale di “agevolazione all’uso di stupefacenti” visto che è un festival reggae e che “l’ideologia rastafariana prevede l’associazione tra la musica reggae e la marijuana”.

Da Mauro Valenti, presidente della fondazione Arezzo Wave italia, parole solidarietà agli organizzatori: “Rototom Sunsplash è il fratello gemello di Italia Wave, la musica può essere diversa ma la filosofia è la stessa. Sarebbe per noi tristissimo se il festival dovesse andarsene dall’Italia. Mai come ora siamo tutti Rototom!”

AXEL KLEIN – Università di Kent, UK

Il Sunsplash è una rara e speciale opportunità per persone di tutta l’Europa, i Caraibi e l’Africa di ritrovarsi insieme e scambiarsi le reciproche esperienze culturali, le cose in comune e soprattutto le loro differenze in un ambiente che è rilassato e tranquillo così come sicuro e ben organizzato. La combinazione di musica e incontri culturali permette delle interessantissime scoperte intellettuali in un ambiente molto speciale. Non potrei pensare ad un esempio meglio riuscito di dialogo interculturale e sono stupito che le autorità abbiano deliberatamente deciso di chiuderlo.

DON GALLO – fondatore Comunità di San Benedetto al Porto di Genova

Caro Rototom, esprimo tutta la mia solidarietà per Bob.

Non posso essere presente, per impegni già presi.

Ma lottiamo per far cessare la “strage mafiosa”, con tutti i suoi complici.

Ciao

Don Gallo

CAROLYN COOPER – Prof. di studi culturali e letterari presso l’Universita delle Indie Occidentali, Kingston, Giamaica

Scrivo per esprimere il mio profondo sostegno al festival di musica reggae Rototom Sunsplash che io considero un potente mezzo di trasmissione che ha permesso alla musica e alla cultura reggae di diffondersi in tutto il mondo. E’ stato istruttivo partecipare all’edizione del 2009 della Reggae University

Come fondatrice del dipartimento di Studi di cultura Reggae all’Università delle Indie Occidentali, Mona, credo sia importante impegnarsi in un dialogo universale sui significati della cultura popolare. Vi ringrazio per aver creato uno spazio in cui prosperano i confronti tra culture differenti. Mi auguro che il Rototom trovi una nuova casa dove crescere e prosperare con forza.

bless

Carolyn Cooper

ASH AMIN – British Academy – UK

L’idea di svilire e criminalizzare il Rototom Sunsplash è spaventosa. Questo è un evento molto eccitante, bello e pieno di pace e speranza, un evento che coinvolge insieme giovani e meno giovani di tante nazioni diverse in unità e le autorità regionali vedono come pericoloso e destabilizzante. E’ un evento che mette queste piccole località friulane nella mappa mondiale con un grande ritorno di immagine in questo senso: è per questo che probabilmente chi vuole restare chiuso nel suo guscio vuole distruggere. E’ una settimana di felicità che non ha bisogno di promuovere alcun tipo di droga per ottenere il calore umano ed i nemici della democrazia vogliono portarlo alla sua fine nel più meschino dei modi. E’ un raro momento in cui i giovani ascoltano le più serie voci in una europa diversa ed in un differente modello di comunità che fa paura a qualche nostalgico di un passato che non tornerà mai più. E’ uno spazio di musica meravigliosa, divertimento, incontri che qualcuno ha deciso non valga la pena di mantenere. Perchè? Che un festival reggae porti ad una reazione così veementemente punitiva è una misura di quanto intolleranti ed autoritari i nostri tempi stiano diventando. Dovremmo cercare di non abituarci a questa deriva autoritaria. Ci sono troppi echi del passato, di quando l’europa si è svegliata in tempi cupi dopo una lenta accumulazione di errori, i tempi in cui era permesso che gli indesiderabili fossero perseguiti in modi shoccanti. Quando un innocente e spensierato momento viene etichettato come sbagliato o pericoloso, questo è un segnale che qualcosa di terribile sta accadendo ed è tempo di svegliarci e di urlare forte contro la soppressione della libertà.

LAURA BALBO – Università di Padova

Sono stata invitata più volte, e ho partecipato, all’evento Rototom Sunsplash a Osoppo. Questa immagine soprattutto mi è rimasta impressa: era l’unico posto dove si poteva avere un’idea del mondo diverso e variegato che sarà la società italiana del futuro. Insieme, molte etnie, ragazzi e ragazze e giovani mamme e bambini, lingue diverse, abbigliamenti non standardizzati secondo mode e trend prevalenti. Tende, roulottes, macchine, biciclette. La musica accomunava, rallegrava.

A questa immagine ritorno spesso come a un sogno, perchè viviamo in un contesto così pesantemente diverso, e chiuso al cambiamento. Non perdiamo solo uno straordinario festival reggae: un simbolo, una apertura verso il futuro.

RIDDIM Magazine – Germania

Italia, sei troppo divertente! Il mondo sta ancora ridendo delle scappatelle sessuali e degli abusi di droga del tuo Presidente. Invece di voltare le spalle ad un politico ovviamente corrotto la maggioranza della tua popolazione sembra amarlo ancora di più. Ora poi hai anche l’audacia di combattere una delle più tranquille istituzioni che persone appassionate abbiano mai creato: il Rototom Sunsplash, dove migliaia di amanti della musica per dieci giorni sono la testimonianza che una vita in pace e unità non è solo un’ utopia ma è finalmente possibile. Vogliamo esprimere la nostra solidarietà a Filippo Giunta ed a tutta la famiglia del festival. Siamo stati parte di quella famiglia negli scorsi tre anni con il nostro lavoro alla Reggae University. Non occorre di certo conoscere il sistema legale italiano per capire che le accuse fatte contro il festival ed il suo principale organizzatore sono ingiuste e ridicole. E’ il Rototom Sunsplash che ha fatto conoscere al mondo il Friuli Venezia Giulia come una regione aperta e tollerante ma evidentemente la sua reputazione sarà presto un ricordo del passato se proseguiranno queste azioni contro il festival. Come Bob Marley disse: ‘Puoi prendere in giro qualcuno per qualche tempo ma non puoi prendere in giro tutti per sempre’. Quindi per favore, Italia, non prenderti in giro da sola!

PAPA BINGI – Shashamane International Sound – KENYA

Mi rattrista molto sentire che il sistema di Babylon sta cercando di allontanare il Rototom Sunsplash dall’Italia. Vorrei poter partecipare personalmente alla manifestazione ma purtroppo ho appena lasciato l’Italia dopo le nostre recenti dancehalls. Manderò comunque di sicuro un messaggio video di supporto. Credo che economicamente il Rototom Sunsplash sia un buon affare per Udine e non capisco perché lo stiano combattendo con questo accanimento. Vorremmo tornare ad esibirci al festival e contribuiremo quindi alla sua difesa.

Blessed love,

Papa Bingi

NEIL PERCH – Zion Train – UK

Ciao a tutti. Sono in tour e questo mi rende complicato poter essere presente ed inviare un messaggio video. Mi dispiace perché essere presente, almeno anche solo in video, mi avrebbe fatto molto piacere.

Vi scrivo per manifestarvi la mia totale solidarietà. Negli anni il Rototom Sunsplash è sempre stato un importante punto di riferimento non solamente per quello giamaicano ma soprattutto per tutto il movimento reggae europeo . Noi Zion Train bbiamo avuto diverse volte il piacere di essere con voi: non posso dimenticare la presentazione in anteprima del nostro CD ‘Live as one’ insieme a tanti ospiti. Con quel disco abbiamo avuto l’onore di vincere un Jamaican Grammy. Ho nel cuore ancora l’emozione di festeggiare il mio quarantesimo compleanno ad Osoppo ai controlli del mio Abassi High Power Sound. Stanno cercando di allontanare il festival dal Friuli e questo è un peccato perché a mio avviso in un certo senso questo luogo appartiene al Sunsplash e viceversa il festival appartiene al Friuli. Io spero in qualche modo il festival possa rimanere dove è nato ma l’importante comunque è di non perdere lo spirito con cui si pone al pubblico e cioè quello di essere un luogo di condivisione di messaggi di pace e di unità. Voglio chiudere con un’esortazione a non rinunciare a questa battaglia per la libertà musicale, spirituale e politica.

Un abbraccio a tutti: appuntamento al prossimo Sunsplash

Neil Perch & Zion Train

DAVID RODIGAN – DJ da trent’anni per BBC, Kiss FM e Capital radio – UK

La musica reggae Reggae è stata un’ispirazione per gli oppressi ed emarginati per più di cinquant’anni. E’ un messaggio universale di amore e pace immortalato da artisti leggendari come Bob Marley e Peter Tosh.

Ogni tentativo di bandire un evento come il Rototom Sunsplash deve essere visto come un tentativo di bandire la libertà della gente di decidere quali concerti vogliono vedere e quali festivals vogliono frequentare.

LUIGI MANCONI – presidente di A Buon Diritto

Se mai avessi avuto qualche dubbio sulla necessità di criticare a fondo la legge Giovanardi-Fini sulle sostanze stupefacenti, il fatto di aver seguito passo passo, minuto dopo minuto, la vicenda di Stefano Cucchi, mi induce a considerare quella legge una delle ragioni fondamentali dell’infelicità sociale di moltissime persone. Per questo aderisco alla vostra iniziativa.

MASO NOTARIANNI – Direttore di PeaceReporter.net e responsabile comunicazione di Emergency

Voglio esprimere il mio sostegno e la mia preoccupazione per le sorti del Rototom Sunsplash, un festival che in tanti anni è stato veicolo di valori come pace, libertà, tolleranza e integrazione tra i popoli. Che una realtà di tale importanza musicale, ma soprattutto culturale a livello italiano e mondiale, sia oggetto di una intimidazione così forte da costringerla a lasciare il suo Friuli è indice di un clima opprimente e di un paese incattivito.

Al Rototom e al suo presidente Filippo Giunta va la mia piena solidarietà.

IGNAZIO MARINO – Presidente di Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale

Sono vicino a Filippo Giunta, presidente ed organizzatore del Festival Rototom Sunsplash, che si tiene ormai da quindici anni ad Osoppo, indagato per aver violato l’articolo 79 della legge Fini – Giovanardi.

Ho ricevuto l’invito di Filippo Giunta a partecipare all’edizione 2009 del Rototom Sunsplash per parlare di testamento biologico in una delle iniziative del festival. Invito che ho accettato con molto piacere poiché è uno dei festival reggae più importanti al mondo, sicuramente il più importante d’Europa, cui partecipano tantissimi giovani, con i quali ho trovato interessante e stimolante confrontarmi.

Filippo Giunta è indagato perché – stando all’articolo 79 della legge Fini–Giovanardi – avrebbe favorito nell’area del festival l’uso di droghe e per questo motivo rischia una pena dai 3 ai 10 anni di reclusione e un’ammenda fra i 3mila e i 10mila euro.

Comprenderei tale punizione se fosse stato provato che Giunta è uno spacciatore che ha venduto dosi di droga durante il festival. Ma ho più problemi a comprendere una detenzione in carcere di 10 anni perché dei ragazzi hanno fumato degli spinelli durante un festival musicale che Giunta ha organizzato.

La legge Giovanardi-Fini da quando esiste, e cioè quasi da 4 anni, è stata usata per denunciare comportamenti simili a quelli contestati a Giunta solo in due occasioni, entrambe a Bologna: delle due inchieste una è ancora in corso, nell’altro caso c’è stata invece piena assoluzione per gli indagati.

Quello che emerge dalla vicenda Rototom e dalla denuncia a Giunta è che la Fini–Giovanardi è una legge forse con alcuni eccessi punitivi.

Come sapete, ho già più volte espresso la mia contrarietà all’impianto di quella legge che equipara tutte le droghe e che punisce oltre misura i consumatori senza risolvere il problema dell’utilizzo di droghe sintetiche e chimiche fra i giovanissimi e non.

Quindi ribadisco il mio supporto morale a Giunta sperando che questa vicenda si concluda rapidamente e con una sua assoluzione. Mi auguro che il Rototom possa continuare a svolgersi in Italia e che soprattutto si avvii una larga riflessione sulla Fini–Giovanardi, con l’obiettivo di poter modificare la legislazione in materia: distinguendo fra l’uso delle diverse droghe, evitando carichi penali per chi consuma droghe leggere e concentrando le azioni di forze dell’ordine e magistratura nella lotta allo spaccio e al traffico di droga gestito dalle organizzazioni criminali, come hanno già fatto molti altri paesi europei.

DEBORA SERRACCHIANI – Eurodeputata

Cari Amici di Rototom,

desidero esprimere prima di tutto l’auspicio che l’ultimo atto non sia compiuto e che la manifestazione Rototom Sunsplash possa rimanere nella nostra terra friulana, dove da anni contribuisce ad arricchire l’offerta culturale e turistica della Regione.

Credo che la saggezza dovrebbe spingerci tutti a lavorare per conservare un evento che si svolge pacificamente, che crea importanti ricadute economiche sul territorio, e che è ospitato volentieri dai cittadini e dall’amministrazione locale.

Sono convinta che se vi sono dei problemi bisogna impegnarsi per risolverli, non pensare che la soluzione stia banalmente nel fare piazza pulita.

Se Rototom se ne va, non solo non avremo risolto un problema, ma ne avremo creati parecchi altri, e avremo regalato una manifestazione di successo a un’altra Regione o magari a un altro Stato.

Mi associo perciò allo spirito che ha animato l’iniziativa di quei consiglieri regionali che hanno voluto interpellare in proposito il Presidente della Giunta regionale e mi unisco a tutti coloro che hanno sentito il dovere di esprimere solidarietà.

Con i migliori auguri

GIULIANO GIULIANI – comitato Piazza Giuliani

Ho avuto occasione di partecipare, nel 2006 e quest’anno, a due iniziative di dibattito nell’ambito delle edizioni di quello che è correttamente indicato nella citazione del Nucleo investigativo della Legione carabinieri Friuli Venezia Giulia come “evento culturale denominato ROTOTOM SUNSPLASH, ossia un festival musicale di ispirazione Reggae, di grande rilevanza internazionale”.

Ho potuto constatare, nella grande partecipazione giovanile, un clima di incoraggiante convivialità, di consapevole partecipazione alle iniziative culturali, ai dibattiti, agli spettacoli musicali, che sono anch’essi, ovviamente, una forma assai apprezzabile di cultura. Non entro nel merito delle considerazioni svolte nella notifica della citazione, che è compito di un avvocato. Posso solo sottolineare la preoccupazione che le iniziative giudiziarie possano derivare da un malinteso nesso tra democrazia e repressione. I dibattiti ai quali ho partecipato vertevano proprio su questo nesso, e sul sempre più frequente uso della repressione a danno della democrazia e dei diritti.

BEPPINO ENGLARO – presidente Per Eluana

Nel luglio appena passato ho avuto il grande piacere di conoscere direttamente la realtà del Rototom Sunsplash, avendo partecipato a un dibattito sul biotestamento. Un luogo bello, pulito, pieno di giovani di tutto il mondo così attenti e curiosi, così pieni di speranza. Ora vengo a scoprire che si vuole impedire la prossima edizione. Sono amareggiato, e in quest’occasione non posso ritrovare il Friuli aperto e tollerante che io conosco. Al Rototom Sunsplash e al suo presidente Filippo Giunta va tutta la mia solidarietà.

MONI OVADIA -uomo di teatro, scrittore

Esprimo piena solidarietà al festival e al suo direttore contro l’ingiustizia che li colpisce.

Le forze che sostengono il governo italiano attualmente in carica esprimono, con rarissime eccezioni, una cultura liberticida e reazionaria che mira a reprimere e comprimere gli spazi dell’autonomia culturale in cui si esprimono i valori dell’uguaglianza, dell’accoglienza, dell’espressione delle alterità e della multiculturalità.

L’ideologia reazionaria che anima il centro-destra si fonda sulla diffusione della paura, sull’omologazione a modelli d’ordine e di controllo sociale che mirano a far rinchiudere le persone negli angusti spazi del ghetto televisivo per ammannire ad individui e famiglie la stessa melassa mediatica omogeneizzata e distorta dalla propaganda di un solo modello esistenziale. La sottocultura che anima le forze ultra conservatrici è nemica della gioia di vivere, espressa dalla parte più libera, più vitale e più creativa dei giovani del nostro paese che sono malvisti in quanto tali soprattutto quando si organizzano autonomamente come accade in manifestazioni come il Rototom Sunsplash che sono occasioni di cultura, di socialità, di energia vitale, di bellezza e di risonanza con il linguaggio e metalinguaggio universale della musica, veicolo di pace e fratellanza.

Lo strumento della repressione in questa occasione è una delle tante leggi fondate sull’idea e la prassi di un controllo di polizia sulle coscienze e sulle anime con il pretesto della cosiddetta lotta alle droghe e miranti all’asfissia di tutto ciò che non vuole sottostare al potere dei prepotenti. I prepotenti di una classe politica molti esponenti della quale sono dediti all’uso di stupefacenti come la cocaina che circola a carrettate nei palazzi di chi comanda insieme alla prostituzione aperta e camuffata.

Esprimo piena solidarietà al festival e al suo direttore contro l’ingiustizia che li colpisce

LILIANA BORANGA – direttrice Radio Base

Vi scrivo non in quanto direttore di radio Base Popolare Network, emittente che fin dall’inizio ha fatto conoscere non solo il festival ma anche il Friuli in tutto il mondo via etere, non come ex responsabile dell’ufficio stampa del festival, incarico che ho lasciato alla fine della edizione 2009 per motivi personali. Ma come persona che da sedici anni ha frequentato il Rototom Sunsplash e che si ritrova oggi, ma si è ritrovata, per anni sospettata di essere, grazie a molti articoli usciti sulla stampa, una possibile e ipotetica fumatrice di canne o spinelli, nonché una probabile consumatrice di altre droghe. Non poteva che essere così visto che frequentavo un festival reggae. Questo il parere che da sempre circola nelle redazioni. Lo conosco fin troppo bene. E con me mia figlia disabile da 17 anni. E con noi quelle migliaia di persone che per anni hanno frequentato il Parco del Rivellino non per farsi uno spinello, ma solo per amore della musica e del messaggio di pace che da quel festival si è sempre alzato verso tutto il pianeta. Oppure per sdraiarsi con gioia per scrivere con i propri corpi la parola PACE. E farla dire e ripetere in decine di dibattiti e incontri: una parola da cui, per mia storia, cultura e dna, non posso e non voglio prescindere.

Tutto questo accentuare una immagine di un festival che deve solo essere frequentato da “drogati”, ha soprattutto mancato di rispetto verso tutti gli altri che “drogati”, come è stato sempre scritto, non sono. Quelle migliaia di bambini, donne e uomini che sono venute ad ascoltare personalità come un frate francescano a recitare il Cantico delle Creature sotto un tendone gremito di ragazzi e ragazze. Oppure che hanno voluto capire come costruire la pace da don Albino Bizzotto, sapere come salvare la propria salute da una tecnologia devastante ma estremamente cannibale nella ricerca di guadagno, dalle spiegazioni dell’esimio professore Kundy. E riflettere sulle conseguenze delle guerre su chi, imbrogliato da sedicenti “missioni di pace”, si ritrova con patologie mortali. Ovvero quei soldati ammalati che al Rivellino sono arrivati non per motivi politici ma perché sapevano che sarebbero stati ascoltati. Al di là delle loro appartenenze ideologiche. Oppure per aiutare quella mamma senegalese che raccontava delle migliaia di orfani di quei giovani che scappano dalla loro terra per cercare lavoro da noi. E naufragano nell’oceano perché le loro barche sono troppo leggere. Oppure capire che bisogna fermarsi dal creare sempre nuove e gratuite sofferenze. Ce ne sono anche troppe. Loro di tutto parlavano fuorché di droga e noi li abbiamo ascoltati. Con molta attenzione. E abbiamo ascoltato tanta musica.

Ripeto: tutto questo non ha mai fatto né notizia né sensazione. La droga si. Solo…quella per creare ancora una volta paura. Eppure poteva veramente essere una “vera” notizia quella che migliaia di persone andavano ad un festival reggae perché amanti della vera pace. Nient’altro…

……è stata persa una grande occasione di fare informazione…

Per anni sono stata vicina allo staff del Rototom Sunsplash e ho lavorato coscientemente a stretto contatto con Filippo Giunta e nessuno mi ha mai “indotto né istigato o stimolato” a farmi una canna. Io ho sempre scelto la mia vita. Anche come giornalista.

Liliana dott. Boranga

Direttore di Radio Base Popolare Network

GIANPAOLO CARBONETTO – giornalista

Poche cose sono più indigeste per la mente umane delle leggi che non si sentono giuste e la legge Fini-Giovanardi è una legge autoritaria, irrazionale e antiscientifica perché rispolvera il proibizionismo, naviga tra contraddizioni profonde, non distingue tra droga leggera e pesante. L’unico merito che ha è quello di ricordarci costantemente chi sono in realtà i due firmatari. Se a questa serata si è arrivati la colpa non va attribuita alla magistratura che, come sempre, non fa che applicare una legge, ma alla legge stessa.

Vorrei dire mille cose, ma scelgo di soffermarmi su una soltanto mettendo in parallelo il rapporto tra la cultura giamaicana e la ganja, e quello della cultura friulana con l’alcool. Perché è indubbio che il consumo di bevande alcoliche è stato ed è, sia pure in forme differenti, parte importante del vivere in questa regione. E non soltanto tra le classi più disagiate, ma anche nelle cosiddette classi elevate. A dimostrare che l’alcol non è visto soltanto come rifugio nello scappare da una vita insopportabile, o come ricerca di momentaneo benessere, ma anche come vero e proprio status symbol. E, proprio come la ganja in Giamaica, anche l’alcol è entrato nella farmacopea popolare friulana che gli ha attribuito capacità terapeutiche in molti casi inesistenti o almeno esagerate. Ma, d’altro canto, anche tante medicine approvate e vendute in farmacia tanto bene non fanno.

Ma l’alcol è del tutto diverso dalla ganja: non pretende di elevare il distacco tra sacro e profano, non induce alla meditazione, non rilassa, né porta benessere. L’alcol, usato in quantità smodate, porta soltanto all’abbruttimento. E non dimentichiamo anche che in Italia, a fronte di nessun morto per l’uso di cannabis e di alcune centinaia di morti per droghe pesanti, ogni anno si contano decine di migliaia di vittime causati dall’abuso di bevande alcoliche e che si ritiene che circa due terzi dei decessi della nostra regione siano da addebitarsi direttamente o indirettamente al consumo smodato di alcol: per cirrosi, tumori, incidenti automobilistici che coinvolgono, tra l’altro, anche persone del tutto sobrie.

Eppure contro l’alcol non si fa praticamente nulla, se non blande campagne che hanno sicuramente un impatto minore rispetto ai più o meno sottili, più o meno espliciti inviti al bere. E sono campagne che insistono sulle minacce e sullo spavento. Mai sulla cultura e sul suo cambiamento; magari sul bere bene, ma bere poco. Questo comportamento deriva forse da un rispetto per la cultura locale? Ma figuriamoci. Anzi, è proprio il mancato rispetto della cultura locale – che in realtà con l’alcol ha ben poco a che fare – che induce a fare così.

Perché non si tratta di una valutazione culturale, bensì di una vocazione impositiva e repressiva. Impositiva perché, visto che il fenomeno non è arginabile, lo si tassa pesantemente per guadagnare mentre si fa finta di condannare. Repressiva perché per le cose nuove, non già praticate, si preferisce proibire comunque più che capire. Anche perché capire comporta molta più fatica che proibire dall’alto della propria autorità.

D’altro canto in uno stato che vorrebbe proibire l’ingresso di altri uomini soltanto perché hanno la pelle di colore diverso, oppure hanno un’altra religione, e che comunque li ha resi delinquenti per legge solo per il fatto di essere arrivati qui da noi per cercare di sopravvivere, la cosa è perfettamente comprensibile.

La speranza è che prima o dopo si riesca ad avere un governo che cancelli questa legge e che, quindi, quella di questa sera sia soltanto un arrivederci. Per rivedere tutti questi artisti, ma anche un po’ più di democrazia.

GUIDO BLUMIR – pres. Comitato Scientifico “Libertà e droga” e uno dei massimi esperti del settore

Sono due i punti su cui vorrei insistere: primo, agli organizzatori si rimprovera nella denuncia dei carabinieri di aver dato ordine alla sicurezza interna del festival di vigilare sul solo uso di droghe cosiddette “pesanti”, per evitare casi di overdose. Il punto è enorme: a qualunque operatore del settore e studioso della materia appare come priorità assoluta quella di evitare la morte delle persone, non certo per una questione di immagine. Questo compito, in tutto il territorio nazionale, dovrebbe essere di fatto affidato alle Asl, ai Sert, agli operatori pubblici. Ma che, come pura opera di prevenzione, l’organizzazione di un evento internazionale così importante abbia agito con successo per evitare queste morti è davvero rilevante. Ed è evidente che, per quel che può fare un privato senza mezzi infiniti a disposizione, evitare che all’interno del proprio festival circolino spacciatori di droghe pesanti è un modo per raggiungere questo risultato, che, ripeto, è la priorità assoluta.

Perchè ricordiamo che, a fronte di centinaia di morti per droghe -morti che avvengono ovunque, in Umbria addirittura in un convento-, non è mai avvenuto, né in Italia né nel mondo, alcun caso di decesso per le droghe “leggere”.

In secondo luogo, lo scorso anno sono stati fermati dalle forze dell’ordine e segnalati alle prefetture circa 50.000 consumatori di sostanze di cui circa l’80% per cannabis. I consumatori di cannabis in Italia sono in totale circa 4 milioni e la maggior parte di questi fuma anche in luoghi pubblici, dunque a vista delle forze dell’ordine, in borghese o meno – mentre le nostre forze dell’ordine sono composte da 332.000 elementi-; dunque sarebbe fattibile fermare almeno 500.000 persone su 4 milioni di consumatori di una sostanza illecita. Ciò non succede, e se all’apparenza questo potrebbe configurarsi come una sorta di omissione d’atti d’ufficio di massa, da un altro punto di vista può essere considerato come una strategia di buon senso da parte delle forze dell’ordine per consentire il normale funzionamento dei loro apparati. Non esiste infatti altro comportamento illegale di massa a questo livello di diffusione e con questa facilità di essere fermato in flagranza di illecito.

Queste cifre allora dimostrano che anche le forze dell’ordine operano con una strategia selettiva, dando di fatto la priorità alla lotta al traffico di droghe pesanti e ai reati gravi e gravissimi.

Guido Blumir – Presidente del comitato scientifico “Libertà e droga”