“Ritrovare ed attuare i valori che furono alla base della ricostruzione fisica e morale dal terremoto del 1976 per accettare le sfide sempre più complesse che oggi siamo chiamati ad affrontare, per costruire un pezzo del nostro futuro percorso”.
E al contempo, ha ricordato oggi a Venzone la presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani incontrando i primi cittadini dei 137 Comuni del terremoto del 1976, “traghettare quelle storie e quel vissuto alle nuove generazioni, che non hanno un ricordo diretto di quei tragici fatti di distruzione e di morte ma è bene siano preparati ad un evento di questo genere”, in un territorio che deve convivere con le manifestazioni sismiche, come da più parti è stato osservato nell’odierno incontro.
A quasi un anno dal quarantennale del terremoto che sconvolse il Friuli (quel 6 maggio 1976 una scossa di 6,4 gradi Richter si accanì sulle province di Udine e Pordenone, causando quasi 1.000 morti, 2.600 feriti, distruggendo 18.000 edifici, colpendo quasi 300 fabbriche) la Regione e l’Associazione dei Comuni terremotati e dei sindaci della Ricostruzione hanno “coralmente preso l’impegno – ha sottolineato Serracchiani – in concomitanza anche con i 70 anni della Repubblica, non solo di ricordare quei fatti e di commemorare chi non c’è più ma soprattutto di far riemergere il Modello Friuli, quell’esperienza straordinaria di un’opera di ricostruzione sociale ed economica che parlava di crescita, ancora senza eguali a livello nazionale”.
Perché non solo di ricostruzione, bensì di “ricostruzione e sviluppo” si parlò nel maggio di 39 anni fa, quando il Governo Moro emanò il primo decreto legge per intervenire nel Friuli terremotato, come oggi ha ricordato Mario Toros, allora ministro del Lavoro.
“Dobbiamo essere una classe dirigente – erede di quei sindaci e di quegli amministratori regionali che guidarono in modo encomiabile quella fase – pronta a raccogliere il loro testimone: quella ricostruzione infatti è ancora ricordata come un’esperienza e un modello assolutamente positivi, anche perché fu il frutto di una collaborazione sapiente tra le istituzioni, tra il Governo centrale, la Regione e gli Enti locali del territorio, uscendo a testa alta da una situazione così difficile e drammatica”, ha affermato Serracchiani.
“La specialità della nostra ricostruzione, all’insegna del decentramento”, come ha rilevato Franceschino Barazzuti, presidente onorario dell’Associazione dei Sindaci del terremoto, senza ad esempio dimenticare il ruolo svolto dalla Chiesa friulana e quei modelli di democrazia diretta che furono i coordinamenti dei cittadini delle tendopoli, ha annotato il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini.
Nell’intento di coagulare tutti i protagonisti di quell’epoca di solidarietà, la presidente Serracchiani ha quindi annunciato che sarà costituito uno specifico Comitato tecnico-scientifico con la collaborazione di tutti questi soggetti e un parallelo Comitato operativo per organizzare gli eventi che saranno promossi dal e sul territorio.
In questo contesto, è di “altissimo respiro”, è stato unanimemente riconosciuto oggi al Municipio di Venzone in sede di prima presentazione ufficiale, il volume “La Memoria di un Evento. Il Friuli terremotato nelle immagini del Gabinetto Fotografico Nazionale (GFN)“, realizzato (a cura di Floriana Marino) dall’Istituto centrale per il Catalogo e la Documentazione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (MiBACT) e dalla stessa Associazione dei Comuni e dei sindaci del terremoto, presieduta dal primo cittadino di Venzone Fabio Di Bernardo.
Si tratta di una pregevole raccolta iconografica (dell’estate del 1976) di oltre 300 scatti scelti tra le 2.480 immagini che costituiscono il fondo fotografico del GFN ministeriale.