L’articolo 1 stabilisce i principi e le finalità del provvedimento; vengono richiamate la Costituzione e la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e le azioni che la Regione sostiene per contrastare l’esclusione sociale e favorire l’accesso al lavoro.
L’articolo 2 introduce la “misura attiva di sostegno al reddito”, specificando il suo carattere monetario e la modalità di erogazione per il tramite dei Servizi sociali dei Comuni in collaborazione con i Servizi pubblici regionali competenti in materia di lavoro. Viene inoltre definito il carattere sperimentale della misura (3 anni) e i meccanismi di monitoraggio periodico.
L’articolo 3 definisce i beneficiari e i requisiti e le condizioni d’accesso. Il beneficio è a favore dei nuclei familiari, anche monopersonali, che abbiano un Isee inferiore a 6.000 euro, di cui almeno un componente sia residente in Regione da almeno 24 mesi. Costituisce condizione di accesso al beneficio la disponibilità dei componenti il nucleo familiare all’adesione a un percorso concordato di attivazione finalizzato a superare le condizioni di difficoltà del richiedente e del relativo nucleo familiare.
L’articolo 4 stabilisce che il beneficio non può comunque superare i 550 euro mensili e può essere erogato al massimo per 12 mesi, con possibile ripetizione solo dopo interruzione di 2 mesi.
Nella nuova stesura, si inserisce che va tenuto conto dei minori di 18 anni e dei figli a carico, e dell’individuazione di distinti scaglioni sulla base del valore dell’Isee; si parla di 550 euro mensili massimi; si prevede che il secondo periodo di intervento può essere di ulteriori 12 mesi anche non continuativi. Si calcola una platea che va dagli 8.000 ai 10.000 soggetti interessati – ha spiegato l’assessore Telesca, ricordando che si tratta di una misura sperimentale che andrà tarata sulla base dei risultati della sua prima applicazione, oltre alle difficoltà di calcolo causate dal nuovo Isee.
L’articolo 5 specifica che la domanda va presentata dai richiedenti ai Comuni di residenza per il tramite dei servizi sociali.
L’articolo 6 definisce l’obbligo di un percorso di inclusione tramite la sottoscrizione di un accordo. Il patto può contenere sia obiettivi di inclusione sociale e di occupabilità, sia obiettivi di riduzione dei rischi di marginalità connessi all’intero nucleo familiare.
L’articolo 7 prevede che sia un regolamento, da approvare definitivamente entro 60 giorni dall’entrata in vigore della presente pdl, a stabilire caratteristiche specifiche della misura.
“Credo che veramente stiamo sperimentando un mondo nuovo”. Lo ha detto la presidente della Regione, Debora Serracchiani, concludendo questa sera il dibattito al termine del quale il Consiglio regionale ha approvato le nuove “Misure attive di inclusione sociale e di sostegno al reddito”, che hanno lo scopo di “combattere la povertà, assoluta e relativa”. “Rispetto ad una crisi che si protrae per così tanto tempo e alle sfide che abbiamo di fronte – ha affermato, riferendosi anche quanto sta accadendo in queste ore in Grecia – intendiamo mettere in campo tutti gli strumenti possibili per andare a cercare le povertà e combatterle”. “Siamo tra le prime Regioni che intervengono su questo tema, che è all’attenzione anche dell’Europa, che ha sempre stimolato l’Italia e gli altri paesi comunitari a impegnarsi sull’inclusione sociale, aiutando le persone più in difficoltà”. Si tratta di misura attiva, ha poi evidenziato, “perchè non è forma di assistenza, non è elemosina e non è reddito di cittadinanza. E’ misura universalistica che si affianca agli interventi nel mercato del lavoro e nel campo delle politiche sociali, fornendo uno strumento in più”. E quindi è misura distinta dall’inclusione lavorativa, che viene concessa “a condizione che tra Regione e cittadini in condizioni di bisogno si sottoscriva un patto in base al quale chi riceve l’aiuto si impegna a fare tutto il possibile per uscire dallo stato di difficoltà, in termini di formazione e riqualificazione professionale, di istruzione dei figli”. In proposito Serracchiani, che al termine delle votazioni ha incontrato i giornalisti assieme all’assessore alle Politiche sociali Maria Sandra Telesca e al Lavoro Loredana Panariti, ha ricordato come la Regione stia riordinando l’intero sistema delle Politiche sociali, con la precisa volontà di dar vita a breve al nuovo Piano regionale del Sociale. Per cui il provvedimento approvato oggi si inquadrerà in “una cornice più larga”, in cui sono compresi, oltre ad esso, il Piano per il lavoro e le Politiche sociali (ad oggi gestite per lo più dai servizi assistenziali comunali). “Alla fine del percorso di riordino – ha annunciato – all’interno delle misure di sostegno al reddito avremo una parte delle politiche sociali, tra cui in particolare il fondo di solidarietà. Nonché, ha aggiunto l’assessore Telesca, “la carta famiglia, la carta acquisti e altre misure”, specificando che la revisione si imporne “perchè oggi c’è una frammentazione non efficace tra diversi provvedimenti con diversi requisiti”. Con un cambio di sostanza, perché gli aiuti non arriveranno più a rimborso di spese sostenute, ma saranno anticipati a chi ne ha veramente bisogno. Per l’assessore Panariti, inoltre “questa misura di sostegno attivo consente anche di accedere ad adeguati percorsi di riqualificazione e inserimento, per tutto il tempo necessario”. Rispetto al fatto che il provvedimento ha incontrato, l’appoggio del MoVimento 5 Stelle e la contrarietà del Centro destra, la presidente, ringraziando il primo, ha espresso delusione per l’atteggiamento del secondo, espresso in aula dal consigliere Renzo Tondo. “Io credo che ci sono dei temi su cui quest’aula dovrebbe avere la forza e il coraggio di confrontarsi mettendo da parte ideologie e provenienze, avendo la capacità di fare della lotta alla povertà un patrimonio comune di tutta la politica. Mi dispiace che questa opportunità non sia stata colta”, ha affermato la presidente.