Si avvia a risoluzione l’empasse dell’elettrodotto Udine Ovest- Redipuglia, opera indispensabile per risolvere i rischi di disalimentazione della rete elettrica friulana e già realizzata all’80% quando, a luglio scorso, il Consiglio di Stato ne ha revocato l’autorizzazione per un vizio di forma in uno dei 50 pareri rilasciati durante i cinque anni di iter autorizzativo.
Terna, il gestore della rete elettrica nazionale, ha infatti ricevuto l’approvazione da parte del Ministero dello Sviluppo Economico dell’avvio del procedimento di rideterminazione. Il Ministero dello Sviluppo Economico chiede perciò a Terna di inviare, agli enti interessati, copia della documentazione necessaria a sanare il vizio di forma contestato per non adeguata motivazione: tale documentazione, già trasmessa dalla Società al Ministero dello Sviluppo Economico a inizio ottobre. Al contempo, a Terna si chiede di provvedere, secondo quanto previsto dalla legge, alla pubblicazione legale di avvio del procedimento di rideterminazione.
Terna ricorda che la censura del Consiglio di Stato riguardava il parere (n.6440 del 24/2/2011) del Ministero dei Beni e le Attività Culturali, cioè soltanto uno dei 50 pareri favorevoli complessivamente espressi nel lungo percorso autorizzativo dell’opera, svoltosi dal 2008 al 2013 a valle di una concertazione con oltre 70 incontri con gli Enti Locali.
L’elettrodotto “Udine O.-Redipuglia” è indispensabile per risolvere i rischi di disalimentazione della rete elettrica friulana, formata da sole 2 linee a 380 kV risalenti agli anni ’70-’80, a fronte di consumi dei friulani più che raddoppiati negli ultimi trent’anni. L’investimento Terna, di 110 milioni di euro, mira a far risparmiare oltre 60 milioni di euro all’anno, grazie all’aumentata sicurezza del sistema elettrico, allo sbottigliamento di 600MW di capacità già oggi disponibile nelle centrali di Torviscosa e Monfalcone, all’aumentata capacità di approvvigionamento dall’estero e minori costi per imprese e cittadini. Grazie ai 40 km della nuova linea sarà possibile demolire 110 km di vecchie linee (400 tralicci) in 30 Comuni della bassa friulana, liberando 367 ettari di territorio liberato dalla servitù di elettrodotto con benefici per 680 edifici oggi collocati a 100 metri dalle linee che saranno demolite.