Udine: sportello Zero Tolerance, 130 chiamate al numero verde;  25 novembre dedicato a  “Violenza mai più”

Udine: sportello Zero Tolerance, 130 chiamate al numero verde; 25 novembre dedicato a “Violenza mai più”

VIOLENZA DONNE:TELEFONO ROSA,4 SU 5 IN CASA,1%DA SCONOSCIUTIOltre 130 contatti al numero verde 800531135, otto chiamate da parte delle forze dell’ordine per richiedere alloggi a protezione di donne in estremo pericolo, 101 colloqui allo sportello

. Sono alcuni dei numeri registrati nei soli primi nove mesi dell’anno a Zero Tolerance, il servizio gestito per conto del Comune dalla cooperativa Aracon per offrire un sostegno e un aiuto alle donne vittime di violenza. Numeri purtroppo in continua crescita dai quali è partita l’esigenza di un momento di confronto tra istituzioni e soggetti coinvolti.

Inserito nell’ampio programma di iniziative di “Passi Avanti”, organizzato dalla Commissione Pari Opportunità e dal Comune, proprio nel giorno internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’assessorato alla Salute, l’Ospedale di Udine, l’ateneo friulano, Aracon e Le Donne Resistenti di Udine il 25 novembre hanno pensato a un’intera giornata, dedicata alla scomparsa di Paola Schiratti, per ribadire tutti insieme “Violenza mai più”.

“La tutela delle nostre cittadine – spiega l’assessore alla Salute ed Equità Sociale, Simona Liguori – è un bene assai prezioso. Per questo, il Comune con Zero Tolerance e Aracon è in grado di mettere a punto dei percorsi sia di prevenzione, sia di presa in carico di tutela delle persone che sono vittime di violenza, proprio per farle uscire da una situazione di disagio. Un facilitatore del lavoro in rete tra le istituzioni, dunque, che raccorda l’aspetto medico-sanitario offerto dall’Ospedale di Udine, l’eventuale segnalazione alla rete dei servizi sociali da parte del Comune e l’aspetto educativo offerto dall’università, che si pone come valido interlocutore per tutto ciò che è educazione alle nuove generazioni e promozione anche dell’informazione cosciente sulla tutela di genere”.

Tre i momenti pensati per la giornata. Al mattino, con inizio alle 8.45 (registrazione dei partecipanti alle 8.30) in sala Ajace, rappresentanti di Comune, Zero Tolerance, Ospedale, Tribunale e Forze dell’Ordine si incontreranno per parlare di contrasto alla violenza sulle donne a partire a un approccio multidisciplinare. Dopo gli interventi, alle 12.10 è prevista poi una tavola rotonda rivolta all’intera rete territoriale di soggetti coinvolti, medici, psicologi, avvocati, giornalisti, docenti, studenti, sindacalisti e soggetti del terzo settore. La partecipazione darà inoltre diritto a dei crediti formativi a medici, assistenti sociali e giornalisti.

Attenzione particolare agli aspetti medico-sociali per l’incontro previsto dalle 14.30 all’auditorium di Toppo Wassermann in via Gemona 92 con numerosi interventi incentrati su “il corpo della donna”, dalla medicina ai media, dal benessere psicofisico all’ambito antropologico. “Qui – spiega Renata Kodilja, delegata per le Pari Opportunità e Presidente del Comitato unico di garanzia (Cug) dell’Università di Udine – si svolgerà un workshop con un approfondimento sulle modalità con le quali il fenomeno della violenza contro le donne viene raccontato. La violenza – prosegue – è anche un problema di parole, tanto più quando amplificate dai media. L’attualità, infatti, ha portato termini come ‘femminicidio’ a entrare nel lessico giornalistico comune e a propagarsi nell’immaginario collettivo. Talvolta però quando si parla di violenza sulle donne le parole scelte sono inadeguate e contribuiscono a “stereotipizzare” il fenomeno. Il nostro intento – conclude – è dunque quello di contribuire a cambiare il linguaggio per cambiare la cultura”.

Giovani protagonisti, infine, a partire dalle 17.30 nel quartiere Aurora in viale Forze Armate 6, dove, al Punto Incontro Giovani, sarà proposta “L’isola del rispetto”, un evento che si inserisce nel più ampio percorso generale di “comunicare la salute nei quartieri” promosso dall’assessorato alla Salute del Comune. La serata che vedrà, tra l’altro gli interventi di alcuni consiglieri comunali, oltre che di sindaco e assessori, è organizzata dalla cooperativa Aracon in collaborazione con l’Afds e l’Admo. “Si tratta di un momento di incontro – prosegue Liguori – che abbiamo voluto organizzare tra i nostri concittadini più giovani. Un pomeriggio, per il quale ringraziamo Federico Lentini, regista di questo appuntamento, tra musica e riflessioni, per veicolare il tema della tutela di genere anche attraverso il divertimento e la socializzazione, ma, allo stesso tempo, pensando alla cultura del rispetto”.

I dati raccolti da Aracon per Zero Tolerance da gennaio a febbraio 2015. Tornando ai dati raccolti dal servizio Zero Tolerance, il fenomeno della violenza contro le donne sembra non conoscere limiti di età, di istruzione o di provenienza. Si tratta infatti, in prevalenza, di donne italiane (59,4%) e residenti per lo più nel Comune di Udine (50,5%), mentre per quanto riguarda le straniere, la provenienza è principalmente dall’Europa dell’Est (56,1%). Sono, in genere, di età compresa nella fascia 30/39 anni o 40/49 anni, ma lo sportello ha evidenziato un aumento di quelle che chiedono supporto di età superiore ai 60 anni.
Rispetto al titolo di studio, sono generalmente in possesso del diploma di scuola secondaria di primo o secondo grado. Il 41,6 % risulta occupata a livello lavorativo, ma nonostante questo, il 60,4% di loro dichiara di non essere autosufficiente a livello economico, dipendendo principalmente
dal marito/convivente (59,0%) o dalla famiglia di origine e Servizi Sociali. Si tratta per lo più di donne coniugate (55,4%) con dei figli (80,2%), nella maggior parte dei casi minorenni (66,2%). La richiesta formulata al primo accesso al servizio è principalmente di informazioni o ascolto, o entrambi gli aspetti.
Per quanto riguarda le modalità di accesso, le donne hanno contattato il numero verde di Zero Tolerance prevalentemente tramite invio da altro ente (69,3%), in primis Forze dell’Ordine (37,1%), e a seguire il Servizio Sociale (20%) e Consultorio Familiare (18,6%). Le donne che invece si sono rivolte al servizio per iniziativa personale (30,7%) lo hanno fatto principalmente grazie al passaparola di persone che avevano già conosciuto il servizio (41,9%).
L’autore della violenza in genere è il marito (53,5%), o ex coniuge/fidanzato (23,8%), di nazionalità italiana (64,4%), con un’età compresa nella fascia 40/49 anni (41,6%), prevalentemente in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado (38,6%), con lavoro stabile (63,4%) che lo rende autosufficiente dal punto di vista economico (78,2%). Nella maggioranza dei casi non sono certificate patologie psicofisiche rilevanti o disturbi mentali (accertati con diagnosi solo nel 5% dei casi). Si rileva però nel 25,7% dei casi abuso di alcol e nel 7,9% una forma di dipendenza da gioco o da internet.
I tipi di violenza riferiti dalle donne sono in prevalenza di tipo fisico, psicologico ed economico combinati assieme, il più delle volte perpetrati all’interno delle mura domestiche, ma anche in presenza di figli o altri famigliari. La durata della situazione di violenza è prevalentemente superiore ai 10 anni (32,7%). Emerge come il primo episodio di violenza, nella maggior parte dei casi si collochi o dopo un momento particolare all’interno della vita di coppia che ne rompe l’equilibrio (31,7%) o addirittura già all’inizio della relazione (29,7%), e la mancanza di denunce per tali atti (70,3%).

Il percorso clinico assistenziale in Pronto Soccorso. A spiegare il percorso di accoglienza della persona adulta vittima di maltrattamenti adottato dall’Ospedale è il dottor Ciro Paolillo del reparto di Medicina d’Urgenza e Pronto Soccorso. “Il servizio – dichiara – è nato dopo circa 2 anni di lavoro, dopo un approccio multidisciplinare tra rappresentanti del Comune, dell’Azienda Ospedaliera, della Prefettura, delle Forze dell’Ordine, del Tribunale, degli Assistenti Sociali, della Provincia. In Pronto Soccorso – prosegue – il percorso consta di 3 momenti. L’accoglienza al triage, ovvero la scelta, tra più pazienti, di quelli maggiormente bisognosi di cure, durante la quale la donna che ha subito maltrattamenti li denuncia. In tal caso viene immediatamente avvertito il medico responsabile in quel momento del Pronto Soccorso e scatta quindi la presa in carico. La donna, appena possibile, viene accompagnata in un luogo riservato e in condizioni di sicurezza e viene stilato un dettagliato referto alla Autorità Giudiziaria e, contemporaneamente, alle Forze dell’Ordine. L’ultima fase – prosegue –, quella della dimissione dal Pronto Soccorso, è ancora più delicata. La donna in cui si sia evidenziato un basso rischio di recidiva viene informata ed agganciata, se necessario, alla Rete dei servizi socio assistenziali. Al contrario, se la dimissione è a rischio, vengono coinvolte le Forze dell’Ordine e gli assistenti sociali per un trasferimento in una struttura protetta. Se l’aggredita non parla italiano, infine, viene immediatamente attivato il mediatore linguistico”.