Pasolini aveva messo a fuoco con netto anticipo la mutazione antropologica degli italiani, oggi pienamente compiuta. ricci/forte si sintonizzano su quello sguardo preveggente e creano una visione ravvicinata per pochi spettatori alla ricerca di antidoti per resistere alla barbarie in cui siamo immersi.
“Un bar, anticamera dell’Inferno. Un non luogo, un prisma che rifranga l’immagine lucida di una società degradata e gli strumenti necessari per non alzare bandiera bianca.L’economia consumistica dominante combattuta con le armi della poesia umana. In fondo questo rinchiudersi tra le maglie di un flipper e un jukebox, un aperitivo o un tormentone estivo non sono che le gabbie di un preciso disegno politico.
Il conservatorismo traccia i suoi perimetri: la scuola, la televisione, la sommessa eleganza dei quotidiani e TG di prima serata identificano un disegno basato su idea di distruggere con missili Aperol livellando un Paese verso il basso. Nel bar della nostra periferia odierna si respira l’Italia delle stragi, l’Italia del boom, l’Italia della crisi: sviluppo, bombe e precarietà, un triplo boom. Sul proletariato urbano la Storia scivola come pioggia attraverso i tombini lasciando, insieme alle ultime note di una hit e zero scintille di rivoluzione, una esistenza consumata senza sussulto”.
Teatro San Giorgio – 20-22 dicembre ore 19.30/20.30/21.30/22.30