Trieste, 15 feb – “Non è soltanto un luogo del ricordo, ma un sito sul quale si può fare un grande investimento culturale”. È la prima impressione della presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani al termine dell’odierno sopralluogo nel Museo Centro Raccolta Profughi (C.R.P.) di Padriciano, sul Carso Triestino, che fu per molti anni nel dopoguerra la struttura d’accoglienza per tanti profughi istriani, fiumani e dalmati, e che ora ha il riconoscimento di Museo di Carattere Nazionale, conservando inalterata la sua struttura originaria dopo la dismissione nella metà degli Anni Settanta.
Ad accompagnare la presidente della Regione durante la visita del Museo e dell’area circostante c’erano la presidente della Provincia di Trieste Maria Teresa Bassa Poropat e il presidente dell’Unione degli Istriani Massimiliano Lacota. Quest’ultimo ha esposto a Serracchiani la storia del luogo attraverso gli ambienti del Museo e una visita nel terreno circostante dove si trovano ancora gli edifici che fungevano da chiesa, da mensa e altri servizi.
Lacota ha inoltre illustrato un progetto di ampliamento dell’attuale mostra e di valorizzazione dell’intero complesso di edifici, per lo più fatiscenti, la cui destinazione potrebbe essere quella di campus per ricercatori. Come ha puntualizzato Maria Teresa Bassa Poropat, non si tratterebbe di un Centro limitato allo studio della diaspora giuliano-dalmata del dopoguerra ma di un luogo per l’analisi storica di tutti gli esodi.
Mostrando interesse per le idee presentate, la presidente del Friuli Venezia Giulia ha affermato che la Regione potrebbe “fare la sua parte”, anche considerando l’attuale riordino del sistema regionale dei Beni culturali. Per Serracchiani, dunque, il C.R.P. di Padriciano potrebbe “a pieno diritto rientrare nella Rete dei musei del Friuli Venezia Giulia”.
La volontà espressa da Serracchiani ha ricevuto il plauso della presidente della Provincia di Trieste. “Una disponibilità – ha detto Bassa Poropat – e un interesse che inizia subito dalla verifica della possibile semplificazione dei meccanismi di erogazione dei finanziamenti ministeriali”.
Attualmente il Centro di Padriciano raccoglie fotografie, masserizie e altri vari oggetti appartenuti a chi al termine del secondo conflitto mondiale abbandonò le terre divenute parte della Jugoslavia. Ai visitatori viene inoltre illustrato come fu complicata la vita di ogni giorno di chi dovette risiedere per più anni nei centri profughi. In quello di Padriciano, in particolare, transitarono tra le 80.000 e le 90.000 persone.
ARC/PV/RM
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