È stato inaugurato lo stand istituzionale del Friuli Venezia Giulia a Vinitaly, curato da Ersa. Alla cerimonia ha partecipato l’assessore alle Risorse agricole, Cristiano Shaurli, assieme al direttore generale Ersa Paolo Stefanelli, al presidente del Consorzio delle Doc regionali Pietro Biscontin e l’imprenditore giudice di Masterchef, Joe Bastianich.
“Una presenza particolarmente significativa – ha detto Shaurli – quella del FVG quest’anno a Vinitaly. Quasi 200 aziende di cui 106 nello stand collettivo Ersa. Un successo sul piano numerico ma anche la dimostrazione di un comparto vitivinicolo che vuole presentarsi unito”. La compattezza del settore, ha proseguito, “ha permesso di ottenere lo straordinario risultato dell’ottenimento della Doc Friuli-Doc FVG”.
“Sono fiero di poter promuovere i grandi vini di un terra che mi ha adottato da vent’anni – ha affermato Bastianich – e da ristoratore posso garantire che il Friuli Venezia Giulia produce i più grandi vini bianchi in Italia e nel mondo”.
Era il 1967 quando alla Fiera di Verona nascevano “Le Giornate del Vino Italiano“. Oggi Vinitaly ha tagliato il traguardo del mezzo secolo di vita, e la straordinaria intuizione di Angelino Betti, allora segretario generale dell’ente fieristico scaligero, si è trasformata nella rassegna regina a livello mondiale per tutto il comparto vitivinicolo.
La 50/ma edizione di Vinitaly è stata inaugurata alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha aperto il suo intervento ricordando “l’importanza di questa rassegna, che è riuscita nel tempo, ad accompagnare, interpretare, favorire la crescita di un grande prodotto italiano, divenuto sempre più vettore e simbolo della nostra qualità, apprezzata nel tempo”. “Dal tempo in cui Verona – ha aggiunto – decise di promuovere le prime Giornate del Vino Italiano si è avviato un cambiamento profondo, che ha riguardato tanto le produzioni agroalimentari e vitivinicole, il loro mercato, l’organizzazione d’impresa, quanto la società circostante, il rapporto con la natura e il territorio, la cultura del cibo e, dunque, il legame tra i prodotti della terra e la nostra stessa civiltà”. “Proprio la capacità di guidare l’innovazione è stata il segno più incisivo di questo percorso compiuto dai produttori divino italiano” ha spiegato il Capo dello Stato.
Sulla stessa linea, il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina, ha evidenziato le cifre del comparto enologico ha posto l’accento sulle prossime sfide: “Questo settore vale oltre 14 miliardi di euro e nel 2015 abbiamo raggiunto i 5,4 miliardi di euro di export, tornandoti ad essere i primi al mondo per quantità di produzione”. “Adesso – ha continuato Martina – bisogna vincere la sfida anche sul fronte del valore della produzione e delle esportazioni. Possiamo farcela”. Per l’edizione del cinquantenario Veronafiere ha aumentato gli investimenti per incoming, strutture, servizi alle aziende e agli operatori professionali, con una presenza estera in costante e significativa crescita: 55mila operatori provenienti da 141 paesi, pari al 37% del totale dei visitatori. In aumento anche gli incontri b2b e le degustazioni per favorire gli affari; tasting esclusivi e alta ristorazione per divulgare la cultura del vino.
“In questi 50 anni – ha detto il presidente di Veronafiere – Maurizio Danese – Vinitaly si è affermato come uno dei brand più conosciuti a livello mondiale, un risultato reso possibile dalle migliaia di aziende vinicole che hanno sempre creduto in questa manifestazione, eleggendola tra gli appuntamenti imprescindibili, utili ad alimentare la crescita qualitativa ed economica, e soprattutto di supportare l’affermazione di questo settore nel mondo”. “I numeri con cui si apre l’edizione 2016 di Vinitaly sono di buon auspicio per il settore – ha aggiunto il direttore generale, Giovanni Mantovani – oltre 4.100 espositori, in aumento sul 2015, su una superficie che, grazie agli investimenti strutturali realizzati, supera i 100.000 metri quadrati netti, segnando un nuovo record”.
“La storia di questi 50 anni – ha proseguito Danese – è la storia di un percorso comune che ha visto Vinitaly a fianco delle aziende ed ha visto le aziende al nostro fianco, punto di riferimento del grande Rinascimento del vino italiano e del suo sviluppo sui mercati internazionali”. Opinioni pienamente condivise dalle istituzioni del territorio. “Una straordinaria festa, – ha commentato il governatore del Veneto, Luca Zaia – siamo la prima regione per produzione con 10 milioni di ettolitri e la prima per esportazioni con un miliardo e 700 milioni, il Veneto vale il 32% delle esportazioni nazionali. Quindi siamo primi per le mostre con Vinitaly e primi per la qualità”.
Il 50/mo Vinitaly proseguirà fino a mercoledì 13 aprile. Lunedì 11 aprile è attesa la visita del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, mentre nella giornata di chiusura è in programma il vertice dei Ministri dell’Agricoltura dell’Ue partecipanti all'”European Forum of wine-producing Countries”.
La maggioranza degli italiani compra il vino nei supermercati: nel carrello della spesa fanno la parte del leone i vini a denominazione d’origine controllata (Doc), i bianchi, il frizzante (bianco e rosato), gli spumanti e il vino biologico. E’ quanto emerso da uno studio dell’istituto di ricerca Iri, presentato oggi alla fiera Vinitaly a Verona nella tavola rotonda “Il vino italiano sugli scaffali della grande distribuzione italiana ed estera”.
In un Paese dove il consumo pro-capite di vino è in calo costante da decenni, ma in ripresa nei volumi di vendita dei supermarket, la preferenza dei consumatori va a vini di qualità garantiti dalla denominazione d’origine, a vini più leggeri e spiritosi come i bianchi, i vini frizzanti e gli spumanti (molto graditi dalle consumatrici e favoriti da un’estate molto calda), e ai vini percepiti come più naturali.
“La piccola ripresa dei consumi di vino nella grande distribuzione in Italia è segno di quanto radicata sia la cultura di questo prodotto nel nostro Paese – ha osservato Francesco Zonin, vice presidente di Zonin1821 -. Tanto radicata ed importante da far diventare il vino uno dei nostri prodotti di punta nell’esportazione dell’agroalimentare”.
“Purtroppo la corretta promozione, qui e all’estero, ha ancora strada da fare prosegue Zonin – così come una lettura più facile degli scaffali italiani. È complesso, attraverso una piccola etichetta, comunicare i valori di una marca o di una denominazione. Il marketing mix utilizzato dalle aziende nazionali deve allargarsi e riguardare sempre meno il prezzo”.
Sul tema della corretta promozione ha insistito anche Enrico Chiavacci, Marketing Director di Marchesi Antinori: “Un’eccessiva pressione promozionale induce il consumatore ad attribuire un valore percepito minore rispetto al reale, svilendo l’immagine del vino italiano nel medio lungo termine.
Operare in questa direzione è fondamentale per migliorare la percezione dei vini a scaffale”.
L’appello di Marchesi Antinori è stato ben accolto dalla Coop Italia, come ha sottolineato Francesco Scarcelli, Responsabile Vini, Birre e Bevande Alcoliche: “La promozionalità va guidata: se è sana, guida al consumo consapevole e invita a provare nuovi prodotti. Se invece è eccessiva, crea fidelizzazione all’evento stesso dell’offerta e non al prodotto”.
“Il supermercato diventerà sempre più il luogo dove si svilupperà il mercato del vino del futuro – ha concluso Scarcelli – se i produttori ci verranno dietro rendendo parlante il prodotto, cercando magari di far crescere la qualità percepita degli scaffali, dando alla grande distribuzione sempre più prodotti oggi destinati all’altro canale, e se infine i Consorzi di Tutela ci aiuteranno nel valorizzare e comunicare il territorio”.