SALUTE: MEDICINA DI GENERE PERMETTE APPROPRIATEZZA CURE

Udine, 10 giu – In Friuli Venezia Giulia l’aspettativa di vita
nel sesso femminile è superiore in tutte le fasce di età rispetto
a quello maschile, ma negli ultimi vent’anni questo divario si
sta riducendo: uno dei fattori maggiormente responsabili è
l’abitudine al fumo che tra le donne è aumentata dagli anni 50 in
maniera progressiva e sta così livellando il “gap di genere”.

I più recenti dati del programma di sorveglianza PASSI-Progressi
per le aziende sanitarie in Italia (2012-15) rivelano che in FVG
fumano circa il 22 per cento delle donne dai 18 ai 69 anni e
circa il 31 per cento degli uomini.

Questa evidenza, assieme ad altre particolarmente utili per
orientare le future prospettive della cosidetta “medicina di
genere”, derivano dall’analisi dei dati del Sistema informativo
sanitario regionale del Fvg che sono stati illustrati dalla
epidemiologa della Direzione centrale salute Francesca Valent a
margine della tavola rotonda “Le differenze di genere, un
difficile equilibrio tra fisiopatologia, risposte della società e
organizzazione sanitaria”, a cui è intervenuta l’assessore
regionale alla Salute Maria Sandra Telesca, in occasione del
congresso regionale Fadoi FVG- Federazione delle associazioni
dirigenti ospedalieri internisti che si è tenuto a Udine.

Tra le altre evidenze sottolineate da Valent, che nel 2013 aveva
curato il corposo e accurato studio su “Lo stato di salute della
donna in Friuli Venezia Giulia”, vi è il fatto che in regione,
nel 2015, le donne, in maggior misura rispetto ai pazienti di
sesso maschile, alla dimissione in ospedale sono state ricoverate
in Rsa e hanno mostrato una prevalenza di malattie
autoimmunitarie e endocrine che possono avere inplicazioni
importanti sulla qualità della vita.

Anche grazie a dati molto accurati raccolti in questi anni, la
Regione ha potuto inserire nel Piano della prevenzione molte
prospettive avanzate che sono state suggerite proprio dalla
medicina di genere, ha spiegato Telesca, ricordando come il tema
si inserisca compiutamente nei principi cardine su cui ruota la
riforma sanitaria regionale, ovvero un approccio “olistico” alla
persona, l’equità all’accesso delle cure e l’appropriatezza
della prevenzione, della diagnosi e delle cure.

E’ oramai risaputo, grazie proprio agli studi della medicina di
genere, che le più frequenti patologie non sempre si manifestano
o rispondono alle terapie e ai farmaci nello stesso modo negli
uomini e nelle donne. Ma, ha sottolineato l’assessore occorre che
tutti gli attori contribuiscano al cambiamento culturale: le
istituzioni nella loro programmazione socio sanitaria, i medici
attraverso una formazione adeguata e il mondo della ricerca con
trail adeguati.

ARC/EP/ppd

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