“Luca Zaia non è un nemico per me, io l’ho solo contraddetto. E chi contraddice vale più di un amico. Ma forse in Italia non si è abituati a vedere questo tipo di cose. Il mio augurio per il suo nuovo mandato alla presidenza della Regione Veneto? Che ascolti chi non è d’accordo con lui, perché probabilmente è più disinteressato degli altri”. Risponde da Londra il virologo dell’università di Padova Andrea Crisanti. E non evita le domande sul continuo botta e risposta con Zaia. L’ultima replica è quella del presidente della Regione fresco di successo elettorale da record: “Crisanti? Non commento, si commenta da sé”.
“E’ diventata una specie di telenovela di cui si nutrono tutti – dice Crisanti all’Adnkronos Salute-. Ma io non ho mai lesinato neanche parole positive per il governatore e sono fatto così. Le mie parole erano scherzose e provocatorie, ma con un grosso elemento di verità. Non volevo generare un dibattito politico. E Zaia fa bene a non commentare”. Di chi è il merito della gestione dell’epidemia in Veneto? “Sfido a tirare fuori le carte”, chiude la questione il virologo. Con Zaia, aggiunge, “non ci siamo sentiti”, dopo il risultato delle urne. “Sono qui a Londra da mia moglie. Sono partito dopo aver votato”. Per Zaia? “Il voto è segreto”, sorride.
Quanto al suo rapporto con la politica, Crisanti precisa: “Ho solo detto che non sono di destra e non è un mistero per nessuno. Il fatto che non abbia delle idee allineate con chi governa in Regione va a mio credito. Penso di aver servito il Veneto con lealtà e senso delle istituzioni indipendentemente dalle mie idee politiche. Per me c’è sempre stata solo la causa di sanità pubblica. E ne sono contento. La Regione poteva essere di qualsiasi colore, mi interessava esclusivamente la salute dei cittadini. Il mio impegno è stato leale, non aveva nessun secondo fine di carattere politico. E il fatto che il mio contributo abbia potuto tradursi in un aumento di popolarità per Zaia certo non mi interessava”.
Di proposte dalla politica Crisanti conferma di averne ricevute. “Sono arrivate dall’area di centrosinistra”, ma “coerentemente con la mia posizione iniziale ho detto che ritenevo la mia competenza più utile sul campo. Quando sarò in pensione, fra 5 anni, ci penserò. Penserò a fare altre cose. Si può fare politica in diversi modi. Anche con l’impegno sociale. Poi a seconda degli impegni e delle situazioni uno cambia anche il modo”.
Il virologo si dice “del tutto intenzionato a rimanere in Italia, pur avendo ricevuto diverse proposte dall’estero”. Quanto ai rapporti con la Regione, “faccio parte del comitato tecnico scientifico del Veneto” e, precisa, “se mi chiedono qualcosa rispondo. La mia collaborazione non ha mai avuto nessuna valenza di carattere politico né di sudditanza psicologica e gerarchica”.
“Il resto non conta adesso – conclude – Ripeto: quello che è successo con Zaia è che a un certo punto si è intestato tutto il merito” delle azioni messe in campo contro l’emergenza coronavirus. “Io ho detto la mia. Forse è circondato da persone che dicono sempre di sì e non si aspettava una che dice no. Se avessi fatto finta di non sentire, sarebbe magari andata diversamente, oggi saremmo in buoni rapporti. Ma la libertà e la dignità non hanno prezzo”.
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