Da un lato protocolli specifici, con personale e percorsi ad hoc, per rafforzare e migliorare l’accoglienza dei pronto soccorso, non solo sanitaria ma anche psicologica, nei confronti delle donne vittime di violenza. Dall’altro un rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dai consultori ai centri antiviolenza, e un supporto alle realtà volontariato attive nel settore, per migliorare la risposta complessiva del sistema nei confronti di un fenomeno che purtroppo ha subito un incremento per effetto dell’emergenza Covid-19, soprattutto durante i periodi di lockdown o in presenza di altre restrizioni che hanno alimentato situazioni di convivenza forzata e di tensione familiare. Questo l’appello lanciato dalla segreteria regionale della Cgil alla vigilia del 25 novembre, Giornata internazionale dell’Onu per l’eliminazione della violenza contro le donne. Una ricorrenza, quella di domani, che per il sindacato è da molti anni occasione di seminari, incontri e di iniziative di mobilitazione: sarà così anche domani, naturalmente nel rispetto delle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria, con un nutrito programma di eventi. Su tutti un webinar in programma a partire dalle 9.30, che vedrà la partecipazione dell’intera segreteria regionale (Villiam Pezzetta, Rossana Giacaz, Susanna Pellegrini), dei rappresentanti regionali e provinciali dei coordinamenti donne e dei vertici delle quattro Camere del lavoro. Tra i partecipanti anche operatori di pronto soccorso, per il primo di una serie di incontri che saranno incentrati su criticità specifiche dei servizi di assistenza, soccorso e accoglienza.
UNA VITTIMA OGNI TRE DONNE. Dietro alla mobilitazione della Cgil, a tutti i livelli, anche i numeri di un fenomeno che rappresenta un’autentica piaga mondiale, come spiega Rossana Giacaz, responsabile pari opportunità della Cgil regionale. «Più di una donna su tre nel mondo – spiega – ha subito il trauma di una violenza fisica o psicologica da parte di un uomo, che nella maggioranza dei casi è il suo partner, marito o compagno. La ricca Europa si attesa su valori non molto più bassi, il 28%, e l’Italia non è certo immune da questo virus, che non si manifesta solo nella forma efferata del femminicidio, ma anche con uno stillicidio di casi e di storie di violenza quotidiana, troppo spesso ancora coperti da un velo di omertà, pudore, paura. Per la nostra società si tratta di una sfida anche culturale e non può soltanto guardare alle emergenze di volta in volta fotografate dai dati, come quelli che hanno visto, durante il lockdown, un inquietante incremento delle chiamate al 1522, il numero verde contro la violenza e lo stalking attivo su tutto il territorio nazionale».
UNA PIAGA CHE SI AGGRAVA: I NUMERI. In sensibile calo nel 2019, infatti, le chiamate ricevute dagli operatori del servizio, nei quattro mesi compresi tra l’inizio di marzo e la fine di giugno di quest’anno, a causa di tante situazioni di convivenza forzata a causa quarantena e isolamento, sono più che raddoppiate rispetto allo stesso periodo del 2019. Poco meno di 7.000 lo scorso anno, nel 2020 i contatti validi sono stati 15.280, il numero più alto di sempre, su base quadrimestrale, da quanto è stato attivato il servizio. Casi in aumento anche in regione, dove si è passati dalle 39 vittime di marzo-giugno 2019 alle 60 di quest’anno.