Con l’introduzione del presidente della Regione Massimiliano Fedriga si è aperta la seconda giornata, quella conclusiva, di Open Dialogues for Future, la due-giorni di confronti e dibattiti organizzata dalla Camera di Commercio Pordenone-Udine con la collaborazione di The European House – Ambrosetti, sostenuta anche dalla Fondazione Friuli e patrocinata da Unioncamere, Regione Fvg e Comune di Udine. L’innovazione nell’economia e nel lavoro – e come adattare il business ai cambiamenti così rapidi e radicali che le nuove tecnologie stanno portando alla società – sono stati i temi trattati dal primo panel di esperti della mattina. Con il direttore scientifico di Odff Federico Rampini, hanno approfondito il tema David Gram (Co-Fondatore di Diplomatic Rebels; già Direttore per l’Innovazione, LEGO), Carl Benedikt Frey (Oxford Martin Citi Fellow e Direttore del programma Future of Work, Università di Oxford) e Paola Pisano (Docente di Gestione dell’Innovazione, Università di Torino; già Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione). A introdurli, con un videomessaggio inviato appositamente per Open Dialogues, un vero guru tech come Kai-Fu Lee, ceo di Sinovation Ventures ed ex ceo di Google China. «Innovazioni come il quantum computing e l’intelligenza artificiale sono solo alcune delle grandi rivoluzioni che si stanno stratificando tutte insieme in questi anni – ha detto -. A esse le persone guardano insieme con entusiasmo e paura». Kai-Fu Lee ha parlato di realtà non replicabili per lo sviluppo tecnologico come la Silicon Valley e la China, ma ha anche sottolineato le potenzialità dell’Europa e dell’Italia. «In una situazione internazionale in cui c’è la percezione che Usa e Cina siano i leader del cambiamento, perché hanno saputo “cavalcare” la rivoluzione tecnologica rapidissima in atto, l’Italia deve essere consapevole dell’ottima formazione universitaria che offre e che è punto nodale della crescita». Per Kai-Fu Lee è infatti essenziale investire nella formazione universitaria soprattutto in materie come l’ingegneria e la ricerca collegata a questo comparto. Un comparto che però deve essere finanziato di più: bisogna creare un ambiente favorevole per attrarre fondi che investano su questo ecosistema. «L’Italia – ha ribadito – è un grande Paese, con grandi talenti, grandi intelligenze, grandi università e ricercatori. È importante che pensi “globalmente” e non solo guardando al suo interno, finanziando la formazione ingegneristica e scientifica, la ricerca e aumentando il finanziamento alle startup».
Temi su cui si è innestato anche il docente di Oxford Carl Frey, che ha evidenziato storica diversificazione della produzione italiana e il valore delle Università come attrattori e produttori di talenti: elementi che secondo il docente sono la chiave per sfruttare lo sviluppo tecnologico come volano per la crescita economica. «Bisogna però essere anche capaci di costruire nuovi tipi di imprese – ha ammonito Frey – da affiancare alle produzioni storiche. Bisogna costruire un ambiente in grado di attrarre talenti, bisogna che il sistema di tassazione sia favorevole allo sviluppo d’impresa e al lavoro, per fare in modo che il business possa scalare velocemente», come dal recente passato sta accadendo negli Stati Uniti, i quali si avvantaggiano anche di un grande mercato interno integrato per i servizi, che l’Europa dovrebbe perseguire a sua volta quanto prima. David Gram, dalla sua esperienza in Lego, ha poi introdotto una nuova figura di imprenditore, del presente e del futuro: bisogna infatti parlare oggi di una cultura di “intra”preneurship, una capacità di creare impresa integrata e pronta a gestire un momento in cui la radicalità è la nuova normalità. «Il successo futuro – ha detto l’imprenditore – dipende dalla capacità di sperimentare e muoversi velocemente sul mercato. Perché questo è così difficile per le grandi imprese? Purtroppo, quando cresciamo, sia come esseri umani sia come imprese, smettiamo di sperimentare. La paura di fallire e non essere perfetti ci fa restare fermi. I bambini sperimentano continuamente, passano attraverso migliaia di errori e imparano. Bisogna sempre riprovare e migliorare la tecnica: la stessa cosa deve valere per l’azienda. Possiamo certamente creare delle “cornici” di sicurezza entro cui sperimentare con più fiducia perché quando dimentichiamo di sperimentare, diventiamo rigidi e fermi».
I passi chiave da fare per costruire questa “intrapreneurial culture”, per Gram, sono la capacità di essere focalizzati e con una chiara visione del risultato che con l’innovazione vogliamo raggiungere. Secondo: essere organizzati per essere agili – perché non si fa innovazione nello stesso modo in cui si fanno le cose tradizionali: bisogna diventare ambidestri, con una mano continuare a gestire al meglio l’esistente e con l’altra sperimentare il nuovo. Inoltre, sviluppare nel team innovatore la cultura dell’essere imprenditore e infine essere un “ecosistema”, non muoversi cioè in modo isolato, ma al contrario creare partnership con altre imprese e con startup. Nel futuro dobbiamo dunque essere dei “ribelli diplomatici”, perché l’innovazione incontra sempre tantissima resistenza. «Rischi, se sei un innovatore, che la resistenza ti faccia abbassare la testa e conformarti o ti faccia abbandonare. I millennial però non vogliono più lavorare in realtà così». È necessario porre in essere cinque modalità di lavoro. Primo, essere consapevoli che «ci sarà sempre qualcuno che odierà il vostro progetto di innovazione: dovrete accettarlo – ha suggerito –. Inoltre, dovrete rompere solo con le regole dell’impresa che siete in grado di capire, avendo rispetto per come ha operato finora». Terzo: saper costruire “una tribù”, un gruppo, un gruppo di persone e talenti che siano felici di seguire. Quarto: «scrivere lettere d’amore» all’organizzazione, essere umili e invitare le persone esterne al team a “entrare”, coinvolgerle. «Infine: far “brillare” le persone. I vostri colleghi e chi lavorerà con voi sarà sempre felice di collaborare», ha concluso. Solo così il nuovo imprenditore potrà equilibrare lo spirito del ribelle con le skill del diplomatico.
E proprio sulla diplomazia l’ex ministro all’innovazione e consulente per l’innovazione dell’ex ministero degli esteri Paola Pisano ha sperimentato un grande progetto di intelligenza artificiale, la “predictive diplomacy”, ossia la diplomazia predittiva. «Come consulente del ministero degli esteri – ha spiegato –, abbiamo lavorato su più fronti: portare un po’ di innovazioni ed essere un po’ “radicali” all’interno dei ministeri, portare le competenze sulla gestione dell’innovazione ai diplomatici, dunque la formazione, e fare in modo che il ministero fosse più presente internazionalmente su tematiche quali tecnologia e innovazione. Su queste basi, abbiamo sviluppato un percorso che sfrutta le nuove tecnologie per aiutare i diplomatici a fare il loro lavoro: utilizzare cioè i sistemi di intelligenza artificiale per analizzare grandi quantitativi di dati e riuscire a dare informazioni utili affinché possano prendere decisioni migliori».
La sessione successiva, alle 11.30, è cominciata con l’introduzione del presidente della Fondazione Friuli Giuseppe Morandini. I temi discussi nel panel precedente sono calati nella realtà economica regionale con alcuni dei maggiori protagonisti dell’economia Fvg: Gianpietro Benedetti (Presidente e AD, Danieli), Zeno D’Agostino(Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale), Paolo Fantoni (Presidente, Fantoni) e Riccardo Illy (Presidente di Polo del Gusto, Gruppo Illy).
Per la sessione pomeridiana, Open Dialogues si sposta dalla Sala Valduga nell’attigua Chiesa di San Francesco. È un “side event” speciale, dedicato ai giovani, alle sfide e alle opportunità che il mondo d’oggi – e soprattutto di domani – presenta loro. Ne discutono Luciano Monti(Docente di Politiche dell’Unione europea, LUISS Guido Carli; Coordinatore Scientifico, Fondazione Bruno Visentini), Cecilia Sala (Giornalista, Il Foglio; vincitrice del premio “Penna d’Oro”), Francesca Bardelli Nonino (Responsabile comunicazione web, Nonino Distillatori) e Federica Tremolada (Managing Director Southern and Eastern Europe, Spotify).
Alle 16.15 è il momento di trarre le conclusionidell’intensa due-giorni. Per chiudere i lavori, interviene il Ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani e quindi le riflessioni finali sono portate dal presidente Giovanni Da Pozzo e dal direttore scientifico di OdffRampini.