Me ne vado è un piccolo dolore. parla delle paure che ho.
Parla dell’odio che provo e che credo proviamo. Parla del desiderio di andarsene, anche da sé stessi. Me ne vado è Un viaggio crudele ma ironico intorno al mondo. Intorno alle storie del mondo. Quelle storie che hanno fatto sì che gli uomini partano, se ne vadano. Se ne vadano alla ricerca di un luogo felice. O almeno vivibile. Me ne vado è un monologo per molteplici voci, quasi fossero una sola. E’ la voce dei viaggiatori disperati, di quelli che si son rotti le palle dell’ipocrisia dei propri compaesani, delle contraddizioni della propria terra, delle bugie del proprio stato.
Il percorso drammaturgico e l’interesse per questo argomento è iniziato molti anni fa quando nel settembre del 1999 sono andata in Albania per lavoro, l’Albania si mostrò eccessivamente forte davanti ai miei occhi, per non vederla. Mi sorprese il paesaggio umano. Così somigliante al paesaggio umano della mia città, Tucumàn, in Argentina, così somigliante a Trieste, in quell’Istria che lasciò mio padre, alla Beirut che lasciò mio nonno quando se ne andò per Tucumàn.
La povertà si assomiglia ovunque. La povertà umana anche.
Chiamo “paesaggio umano” quel paesaggio urbano, misto tra gente e luogo, misto tra abitanti di un luogo e il luogo stesso. Quel miscuglio tra un paesaggio trasformato e, in questi casi, distrutto, rovinato dagli uomini, e quegli uomini, rovine di un’umanità, devastata da un luogo e dalla sua storia. Questi uomini e la loro terra non possono essere separati, perché questa terra ha fatto diventare così questi uomini, e questi uomini hanno fatto di questa terra quello che è. Sono legati loro malgrado per sempre. Anche quando se ne vanno.
Le ragioni. Quando le ragioni diventano troppo urgenti, quando le ragioni si fanno così numerose da accavallarsi, da mescolarsi fra di loro, fino a diventare solo una melma illogica di ragioni. A quel punto non c’è famiglia, non c’è amore, non c’è patria che tenga. Il tuo partire diventa urgente, come una bomba, come una guerra, diventa cieco. E le ragioni se ne vanno a puttane. Perché a quel punto l’urgenza è diventata tutto.
Così è stato anche per mio nonno, partito dal Libano (la sua terra) per andare in Argentina.
Così è stato per mio padre partito dall’Italia per l’Argentina (dopo essere stato due anni prigioniero dai tedeschi).
E così per me.
Ecco, ho deciso di scrivere un testo che raccontasse, non in forma di narrazione, ma in forma di situazioni-poetiche, l’andarsene.
Ho deciso di scegliere anche un punto di vista: il mio. E presumere dunque, che il mio arbitrario punto di vista, possa essere sufficiente, per raccontarvi questa storia.
Me ne vado è uno sfogo. È lo sfogo di quattro generazioni di emigranti
Marcela Serli
Info: I biglietti dei singoli spettacoli, oltre che in prevendita presso la biglietteria del Teatro Palamostre (p.zzale Diacono 21, Udine, mail: info@scenapertaudine.com tel. 0432. 506925 dal martedì al sabato dalle ore 17,30 alle ore 19,30).,saranno in vendita presso il Teatro San Giorgio, a partire dalle ore 20.00 nel giorno di spettacolo.
INTERO € 15,00 RIDOTTO € 12,00 STUDENTI € 9,00