Fervono i preparativi intorno alla quinta, attesa edizione del festival “Le voci dell’inchiesta”, manifestazione unica nel suo genere, organizzata da Cinemazero con l’Università degli studi di Udine e la collaborazione di Coop Consumatori Nordest, ARPA-L’Area e il supporto del Comune di Pordenone. Da mercoledì 13 a domenica 17 aprile 2011 la rassegna, firmata da Marco Rossitti e con il coordinamento di Riccardo Costantini, riunirà a Pordenone alcuni maestri e protagonisti odierni dell’inchiesta, con film in anteprima o in esclusiva che affronteranno i numerosi temi in palinsesto: Petrolio, L’America a dieci anni dall’11 settembre, Rifiuti, L’Italia – centocinquantenne – vista da occhi stranieri, una nuova collaborazione con Rai3 (nuovo media-partner della manifestazione) e le sue inchieste più recenti.
In terra pasoliniana, non poteva mancare il recente film del belga Gilles Coton, “Qui finisce l’Italia. Un viaggio nel nostro confuso paese, sulle tracce di Pasolini”, atteso ospite del festival che ritornerà in Friuli dopo gli anni trascorsi qui come docente all’Università di Udine. Il film, presentato nella sezione “Sguardi da lontano”, ripercorre una delle storie pasoliniane meno note ma più significative. È l’estate de 1959 quando Pier Paolo Pasolini percorre con la sua Fiat 1100 l’intera costa della penisola, da Ventimiglia a Trieste, tra le ultime tracce del dopoguerra e in una delle prime stagioni vacanziere borghesi. Nasce così La lunga strada di sabbia, diario di viaggio in un’Italia sospesa tra il boom economico e un passato recente. Nell’estate 2009 Coton ha ripercorso quel viaggio, accompagnato dalla lettura del testo originale. Il risultato non è un documentario su Pasolini, ma un road movie che unisce le impressioni pasoliniane di 5 decenni prima e le contraddizioni dell’Italia contemporanea. Tra frammenti sonori di trasmissioni televisive e radiofoniche, all’evocazione della voce di Pasolini si aggiungono le opinioni di altri intellettuali (Claudio Magris, Massimo Cacciari e Mario Monicelli), e di persone qualsiasi. Il Festival quest’anno dedicherà ampio spazio alla figura di Pasolini, con altri titoli e approfondimenti che si intrecceranno alla sezione dedicata al petrolio: una lunga scia nera, con ripercussioni geo-politiche ed ambientali, protagonista del lucidissimo romanzo incompiuto dello scrittore “corsaro”, che anche di recente ha contribuito a riaprire dubbi e indagini sulla sua morte.
Ancora nella sezione “Sguardi da lontano” troverà spazio la produzione svizzera indipendente “Sorelle d’Italia”, racconto di un viaggio nell’universo femminile lungo l’Italia di Berlusconi, realizzato da Lorenzo Buccella e Vito Robbiani con la camera a mano. Da Nord a Sud, dalla storica residenza del premier ad Arcore a villa Certosa, in Sardegna, 101 donne, incontrate casualmente per le strade di varie città, raccontano chi è per loro Silvio Berlusconi. Un modo per attraversare l’immaginario di un paese dominato dalla presenza ingombrante del suo uomo più in vista. Nel bene o nel male, tra adorazioni di massa, critiche feroci, gaffe internazionali, scandali erotici, battaglie giudiziarie e un ampio ventaglio di proclami pubblicitari: nessuno più di lui è riuscito a unire e dividere la penisola in maniera così radicale.
Come eccezionale anteprima nazionale il Festival può già annunciare Iron Crows, del coreano del sud Bang Nam Park. Un documentario spettacolare, con immagini di sconvolgente bellezza: squadre di operai a Chittagong, Bangladesh, fanno un mestiere quasi unico al mondo, smontando e distruggendo le gigantesche navi che nessuno vuole demolire, lavorando sotto piogge torrenziali di scintille. Questo è il cimitero delle navi, destinazione finale per una parte significativa della flotta mondiale. In Iron Crows, il documentarista coreano dimostra come i lavoratori rischiano la vita per due dollari al giorno nel cantiere più grande del mondo per la demolizione. Ekramul ha solo 12 anni, ma la povertà è più potente di quanto la legge può contro il lavoro minorile.
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