“Anticipiamo le regole e prepariamoci ad offrire informazioni utili e trasparenti ai consumatori. E’ un’opportunità che abbiamo per valorizzare meglio i nostri prodotti e per promuovere con maggiore incisività il “made in Italy ” nel mondo”.
E’ il consiglio che Cristian Vida, capogruppo “Alimentari e Bevande” di Confindustria Udine, ha rivolto agli imprenditori del settore alimentare che hanno partecipato questo pomeriggio a palazzo Torriani al seminario sul tema: “Sicurezza alimentare: stato dell’arte, regole cogenti e nuovo schema di certificazione FSSC 22000”, promosso dall’Associazione in collaborazione con Federalimentare Servizi.
Come ha sottolineato l’avvocato Dario Dongo, responsabile delle Politiche Regolative di Federalimentare Servizi, l’Unione Europea ha adottato una strategia globale di intervento, per garantire cibi sani e sicuri lungo tutta la filiera, predisponendo un controllo integrato e abbandonando l’approccio settoriale e verticale.
Grande attenzione è stata rivolta alle informazioni al consumatore sui prodotti alimentari (etichettature e pubblicità). “E’ attualmente in seconda lettura per essere approvato entro il secondo semestre del 2011 – ha ricordato Dongo – un regolamento UE che introdurrà l’obbligo di informazione nutrizionale su tutti i prodotti, salvo rare eccezioni. Le regola saranno applicate progressivamente, ma è bene prenderne confidenza sin da ora in particolare per quelle imprese che intendono creare nuove ricette volte a migliorare gli apporti nutrizionali”.
L’altra importante novità attesa per il 2011 è quella in materia di indicazione di origine. “Si presume infatti – ha aggiunto l’avvocato – che l’indicazione obbligatoria di origine verrà estesa a tutte le carni fresche non solo bovine, ma anche a quelle avicole, ovine, suine e caprine”.
Il convegno si è poi concluso con una sezione di approfondimento sulle certificazioni volontarie a cura di Maria Chiara Ferrarese, di CSQA, organismo di certificazione indipendente. Il focus si è incentrato sul nuovo standard FSSC 22000 che si rivolge ai produttori agroalimentari, consentendo di attuare un Sistema Aziendale di Gestione della Sicurezza in grado di definire tutti i pericoli che “ragionevolmente” possono manifestarsi lungo la filiera, tenendo in considerazione i processi di lavoro.
Questo schema di certificazione – ha evidenziato la dottoressa Ferrarese – è riconosciuto dalla grande distribuzione organizzata in tutto il mondo, quindi non solo in Europa, ma anche in Giappone, Cina, Usa etc. e si pone come idonea alternativa alle certificazioni (IFS e BRC) che oggiAggiungi un appuntamento per oggi vengono richieste dalle catene di distribuzioni europee.