La giornalista sino-americana Leslie T. Chang è la vincitrice del Premio Terzani 2011. Lo annuncerà, questa sera alle 20.30 a Udine, Angela Terzani, presidente della giuria del premio – composta da Giulio Anselmi, Toni Capuozzo, Andrea Filippi, Milena Gabanelli, Ettore Mo, Valerio Pellizzari, Peter Popham e Paolo Rumiz – che ha assegnato il riconoscimento all’autrice di Operaie, edito da Adelphi (2010).
«Leslie T. Chang – si legge nella motivazione – frequenta per anni alcune giovani operaie che lavorano nei giganti manifatturieri della Cina globalizzata: si cala nelle loro piccole vite, si mette in ascolto, ne registra con mano leggera e discreta sogni, speranze, ambizioni, delusioni e sconfitte; ne percepisce la solitudine vissuta in quella “terra di nessuno”, dove al rischio di perdere la propria identità nell’anonimato della grande fabbrica-città si contrappone la spasmodica volontà di una affermazione tutta individuale, costi quel che costi, purché lontano dal villaggio d’origine».
«E’ a queste eroine – continua la motivazione -, sedotte dal mercato e in corsa verso il futuro, protagoniste di una nuova tipicità post-socialista, che Chang dà voce, e la sua narrazione – alla maniera della più alta tradizione del giornalismo d’inchiesta – offre, dall’interno e dal basso, una testimonianza efficace e convincente del mutamento, ad altissima velocità, di un intero universo socio-culturale. L’autrice non giudica, non commenta. Tuttavia, all’azzeramento radicale del passato in nome di miti e modelli culturali di importazione, implicitamente contrappone la ricostruzione per frammenti delle vicende migratorie ed “epiche” della sua stessa famiglia attraverso la Cina, prima e dopo la Rivoluzione, e poi verso la libertà americana. Restituisce così alla narrazione, – conclude la motivazione – a beneficio del lettore, un quadro storico di riferimento e recupera lo spessore della memoria, salvando dall’oblio – ancora una volta attraverso il racconto di vicende personali realmente vissute – l’immagine, anche simbolica, di un paese ormai lontano da se stesso».
Leslie Chang sarà premiata da Angela Terzani, presidente della giuria, sabato 14 maggio a Udine, nel corso dell’edizione 2011 del festival “vicino/lontano”, che si svolgerà nella città friulana dal 12 al 15 maggio.
Quattro giorni di incontri e dibattiti, lezioni e conferenze, proiezioni e spettacoli per tentare di comprendere la complessità del mondo in cui viviamo (www.vicinolontano.it).
Domenica 15 maggio Leslie Chang sarà al Salone del Libro di Torino.
Il Premio letterario internazionale Tiziano Terzani
Angela Terzani ha annunciato il vincitore del Premio Terzani 2011 al Visionario di Udine, in occasione dell’anteprima nazionale de “La fine è il mio inizio”. Il film, diretto da Jo Baier, con Bruno Ganz e Elio Germano, è la trasposizione cinematografica dell’omonimo best seller di Tiziano Terzani e racconta l’ultimo lungo dialogo tra Tiziano Terzani e il figlio Folco.
La città friulana è strettamente legata al nome dello scrittore e giornalista fiorentino. A Udine, nel 2005, è infatti nato il Premio letterario internazionale Tiziano Terzani. Istituito dall’associazione culturale vicino/lontano in collaborazione con la famiglia Terzani, viene assegnato dalla giuria all’autore di un’opera – saggio o reportage – che affronti un fenomeno del nostro tempo, offrendo un efficace “spaccato di civiltà in mutamento”.
Nelle precedenti edizioni è stato attribuito all’etnologo francese François Bizot (Il cancello, Ponte alle Grazie), al giornalista americano Johnatan Randall (Osama, Piemme), alla memoria di Anna Politkovskaja, al giornalista Fabrizio Gatti (Bilal, Rizzoli), al giornalista e politologo pachistano Ahmed Rashid (Caos Asia, Feltrinelli) e, l’anno scorso, all’avvocato Umberto Ambrosoli (Qualunque cosa succeda, Sironi).
La scheda del libro
Leslie T. Chang
Operaie
Traduzione di Mariagrazia Gini
La collana dei casi
pp. 398, euro 24,00
Che cos’è Dongguan? Una città, verrebbe da rispondere, se il termine non si applicasse solo per difetto a un enorme agglomerato di fabbriche, collegate da una rete di tangenziali che non contemplano il passaggio, o anche solo la presenza, di pedoni. Ma perché a Dongguan arrivano ogni giorno, dalle sterminate campagne di tutto il paese, migliaia di ragazze? Qui la risposta è più semplice: intanto perché le loro braccia sono le più ambite nel mercato del lavoro cinese, e poi perché una ragazza, in un posto come Dongguan, può realizzare il suo sogno, l’unico apparentemente concesso, in Cina, oggi: fare carriera. Certo le condizioni di partenza sono durissime: turni massacranti, paghe minime, il tempo libero reinvestito nell’apprendimento coattivo di quei rudimenti di inglese senza il quale una carriera non può avere inizio. Ma le ragazze di Dongguan – e in particolare quelle che Leslie T. Chang, in questo suo magnifico e appassionante reportage, ha seguito per anni, un giorno dopo l’altro – sono disposte ad accettare tutto: un nomadismo incessante (per una fabbrica in cui si
trova posto ce n’è sempre un’altra che offre di meglio, e in cui bisogna trasferirsi il prima possibile); relazioni personali fuggevoli, ma irrinunciabili, anche solo per le informazioni che ne possono derivare; e una vita interamente costruita intorno al possesso di un unico bene primario, il cellulare (perderlo, in un posto come Dongguan, significa conoscere all’istante una solitudine quasi metafisica). Sembra l’anticipazione di un incubo futuribile, ed è invece solo una scheggia di un presente parallelo al nostro, e molto più vicino di quanto vorremmo sperare.
L’autrice
Leslie T. Chang ha trascorso una decina d’anni in Cina come corrispondente del «Wall Street Journal». Ha scritto anche per il «National Geographic» e per «Condé Nast Traveler».
Operaie è il suo primo libro. Segue le vite di due giovani donne che dalle campagne si trasferiscono in una città del sud della Cina e le intreccia alla sua personale storia familiare, una storia di migrazione dentro la Cina e verso Occidente. Il libro è stato pubblicato nel 2008 da Spiegel & Grau, casa edirice del gruppo Random House.
Operaie è stato eletto dal «New York Times» Notable Book of the Year ed è stato tradotto in dieci lingue.
Leslie Chang ha ricevuto nel 2009 il Premio Letterario Pen Usa, l’Asian American Literary Award, e il Quality Paperback Book Club New Visions Award.
Leslie T. Chang vive in Colorado con suo marito e le loro due gemelle.