Lo scoppio della bomba, esplosa il 23 dicembre 1998 in viale Ungheria a Udine e costata la vita ai tre agenti delle Volanti di Udine, Giuseppe Guido Zanier, Paolo Cragnolino e Adriano Ruttar, non fu un episodio riconducibile alla mafia. Lo hanno sostenuto i difensori degli imputati nel processo bis in corte d’Assise d’Appello a Trieste, che hanno preso la parola oggi dopo che alla scorsa udienza il Pg Paola Cameran aveva chiesto l’ergastolo per strage per i due albanesi Ilir Mihasi e Saimir Sadria e la conferma della condanna per mafia per tutti i sei imputati alla sbarra. L’avvocato Maurizio Miculan ha contestato tutti gli elementi costitutivi dell’associazione a delinquere di stampo mafioso: ”Chi esce sconfitta da questo processo e’ la giustizia. Se i colpevoli di reati cosi’ gravi sono le persone processate, queste dovrebbero stare da tempo dietro le sbarre; se invece, come sono convinto, gli imputati non sono responsabili di mafia e strage e’ ancora piu’ grave il fatto che essi siano, dopo 15 anni, ancora sotto processo mentre i responsabili chissa’ dove sono”. La parola e’ passata poi alla collega Laura Luzzato Guerrini che ha smontato la tesi dell’associazione mafiosa, prima di soffermarsi sulla posizione di Sadria per la strage. L’avvocato ha suggerito altre piste alternative su cui forse si sarebbe potuto indagare, tra cui quella dell”’Operazione Cantiere” che nel gennaio 1999 porto’ al sequestro di 66 bombe a mano, con dei numeri di fabbricazione molto simili a quelli parziali ritrovati su un frammento dell’ordigno esploso a Udine. Si tornera’ in aula mercoledi’ prossimo.