Premiato con l’Orso d’Oro all’ultimo Festival di Berlino, dove la Giuria ha giustamente incoronato anche l’attore protagonista Liao Fan, approderà in prima italiana sullo schermo del FEFF 16 il melanconico e glaciale noir Black Coal, Thin Ice (carbone nero, ghiaccio sottile) del regista cinese Diao Yinan. Un affascinante giallo d’autore, parente stretto dei grandi classici del genere, dove il regista cinese mette in campo tutto il suo enorme talento visivo e narrativo.
Se il pubblico fareastiano, quel talento, ha già avuto modo di applaudirlo (pensiamo al magnifico Shower, vincitore dell’Audience Award al secondo FEFF, di cui Diao Yinan firmava lo script), adesso non potrà che applaudirlo ancora, lasciandosi inghiottire dagli incredibili panorami innevati e industriali nel nord-est della Cina e dagli ingranaggi implacabili della trama.
Black Coal, Thin Ice si svolge in inverno ed è girato con i colori freddi tipici della stagione. Un elemento cruciale è il ghiaccio (su cui i personaggi pattinano, si pedinano e s’inseguono in equilibrio precario): «la metafora perfetta – ha osservato la critica – di una realtà sfuggente ambigua e di una verità difficile da conquistare». Ed ecco, appunto, un film che non presenta eroi o anti-eroi, ma che riflette sulla banalità del male.
Il protagonista è un detective dannato, come il genere impone. Non sappiamo quali siano i demoni che lo perseguitano, sappiamo che è stato abbandonato dalla moglie e che resta vittima di uno scontro a fuoco durante un’indagine. La sua missione, anche di vita, sarà la caccia al mostro che sta disseminando la provincia di cadaveri. Un caso che influenzerà perennemente la sua esistenza così come l’incontro con una femme fatale hitchcockiana (che ha il volto di Gwei Lun Mei, già rock-singer in All About Women di Tsui Hark e interprete in The Stool Pigeon di Dante Lam). Una donna fragile e indifesa o un’ambigua e altera calcolatrice?
Tra atmosfere dark e colpi di scena, tra sangue e passione, Black Coal, Thin Ice è punteggiato da diversi momenti di tono surreale, come per sottolineare quanto la realtà e le costruzioni della mente siano spesso inseparabili