Con la presentazione dei due Zebraman di Miike Takashi a mezzanotte si rinnova il legame tra la Mostra del Cinema di Venezia e il Far East Film Festival di Udine
Sarà il superhero Zebraman il protagonista di due film della Mezzanotte della 67. Mostra Internazionale d’Arte, con Zebraman (2004) e l’attesissimo sequel Zebraman: Zebra City no gyakushu (Zebraman 2: Attack on Zebra City) (2010) del visionario regista giapponese Miike Takashi.
Il primo dei due film, Zebraman uscito in Giappone nel 2004, sarà proiettato fuori concorso la notte dell’ 8 settembre (Sala Perla ore 0.15), il secondo, Zebraman: Zebra City no gyakushu (Zebraman 2: Attack on Zebra City) sarà proiettato fuori concorso il 9 settembre (Sala Grande alle ore 0.30), subito dopo la visione del suo attesissimo samurai/action 13 Assassins (in concorso, in prima mondiale) a chiudere quindi un’intera serata votata alla genialità di uno degli autori più estremi e innovatori del cinema mondiale.
L’opera di Miike Takashi, contrassegnata dagli eccessi della sua coraggiosa efferatezza (si pensi a Audition o a Ichi The Killer o al censurato Imprint) ed esemplare nella sua unica prolificità (più di 70 film in vent’anni di carriera, nessuno ha un ritmo di lavoro pari al suo), non è certo inedita a Venezia. A cinque anni dalla presentazione fuori concorso del “fantastico” The Great Yokai War (Venezia 2005) un bizzarro racconto capace di immergersi nelle leggende locali dell’eterna lotta tra il male e il bene e a tre anni dall’impareggiabile Sukiyaki Western Django (Venezia 2007) esempio irripetibile di “macaroni western in salsa nipponica”, Venezia non poteva che inoltrarsi nuovamente nell’universo Miike. Un universo stravagante dominato da uno stile grottesco e anarchico che mostra assoluta indifferenza sia verso i generi cinematografici – li ha sostanzialmente frequentati tutti “violentandoli” e reinventandoli – che verso le gerarchie tra film di serie A e B; uno spazio espressivo totalmente libero la cui nascita e definizione è indubbiamente uno degli eventi che più hanno segnato il cinema di questi ultimi anni.
Miike Takashi ha realizzato i film di genere in modo diverso da qualsiasi altro regista e il genere dei supereroi non fa certo eccezione. I due Zebraman appartengono a questa categoria e al contrario dei film hollywoodiani non posseggono un tono dark e metaforico, ma appaiono rumorosi, impertinenti, straripanti di inventiva e di mistero nonché dominati da creature mutanti, tartarughe in fuga, gag, riferimenti alla cultura anni Settanta e coreografie musicali con movenze anche salaci o per meglio dire espressamente sensuali. I due Zebraman, entrambi sceneggiati dall’eccentrico Kudo Kankuro, raccontano la vittoria sul male di un uomo qualunque, un professore di scuola media, che appassionato del serial TV “Zebraman” scopre di possedere gli stessi poteri magici (decisivi per combattere gli alieni) indossando il costume del suo idolo televisivo. Nel secondo episodio, Zebraman: Zebra City no gyakushu (Zebraman 2: Attack on Zebra City), ambientato nel 2025 il protagonista (l’oramai canuto Aikawa Show) si sveglia dopo un sonno di 15 anni in una nuova Tokyo che porta il nome di Zebra City. In questa città al confine tra il bene e il male, i potenti hanno decretato che per cinque minuti due volte al giorno, nello “Zebra Time,” la polizia mascherata e vestita di cuoio può uccidere chiunque per le strade come “prevenzione” della criminalità. E’ in questo scenario apocalittico che avrà inizio la controffensiva di Zebraman.
Con la presentazione dei due Zebraman a mezzanotte si rinnova il legame tra la Mostra del Cinema di Venezia e il Far East Film Festival di Udine. Legame che negli scorsi anni aveva portato alla proposta notturna di due sorprendenti film asiatici di genere: il bizzarro e parodistico Guilala gyakushu – Samitto kiki ippatsu! (Monster X Strikes Back: Attack The G8 Summit!) del regista giapponese Minoru Kawasaki e l’epico film “salgariano” di pirati Puen-yai-jom-sa-lad( Queens of Langkasuka) di Nonzee Nimibutr, la più ambiziosa (e costosa) produzione del cinema thailandese degli ultimi anni.
Miike Takashi è stato di Udine uno dei beniamini più amati. Nel 2002 con Ichi The Killer, nel 2003 con Shangri-la e Graveyard Of Honour, e nel 2006 con Imprint, l’episodio della serie Masters of Horror e nel 2009 con Yatterman trasposizione del celebre cartone animato Yattaman.
Note biografiche:
Autore cult per eccellenza, Miike Takashi (Yao, Giappone, 1960) è tra i pochi registi contemporanei che riescono a fondere qualità e quantità, affiancando ad una produzione davvero sterminata, un’attenzione costante per il dettaglio e uno studio incessante sulle possibilità del mezzo cinematografico. L’esordio cinematografico di Miike Takashi, avviene come aiuto regista al fianco di Shoei Imamura, dopo un decennio di impegno in campo televisivo. A partire da Shinjuku Triad Society (1995), alterna produzioni ad alto budget, catturando l’attenzione della critica internazionale con Audition (1999) e mantenendo come costanti della sua produzione il gusto per la violenza estrema e per le storie di reietti, accanto a forti venature nostalgiche. Dopo una prima presenza alla 60. Mostra di Venezia tra gli interpreti di Last Life In The Universe (2003) di Pen-Ek Ratanaruang, l’anno seguente il suo Izo (2004) è presentato nella sezione Nuovi Orizzonti alla 61. Mostra mentre Box entra a far parte del film-contenitore Saam Gaang Yi. Nel 2005 firma la regia di Yôkai daisensô, presentato alla 62. Mostra nella sezione Fuori Concorso. Ritorna a Venezia in concorso nel 2007 con Sukiyaki Western Django, pellicola che vede nel cast anche Quentin Tarantino, che è da sempre un grande ammiratore del regista giapponese. Oltre alla Mostra di Venezia, Miike è stato spesso protagonista al Far East Festival di Udine, dove nel 2002 ha presentato l’estremo Ichi The Killer, nel 2003 il sorprendente film umanista Shangri-la e il thriller gangsteristico Graveyard Of Honour. Miike torna a Udine nel 2006 per introdurre in anteprima Imprint, l’episodio della serie Masters of Horror mai trasmesso dalla Showtime, la TV via cavo americana che ne aveva prodotto la serie, perché considerato “troppo forte”. Il Far East Film gli dedicherà poi la serata di chiusura dell’edizione 2009, resa memorabile dalla visione in prima europea del suo Yatterman, trasposizione del celebre cartone animato Yattaman, lanciato in Giappone nel 1977 e trasmesso in Italia nel 1983.