“Desidero fare grande l’Udinese, come d’altra parte mi è congeniale, perché altre cose del genere le ho fatte”. Voce pacata ma ferma, Lamberto Mazza, dimessa t-shirt a righe, nel 1983 così arringava i tifosi friulani che dal presidente dell’ Udinese intendevano sapere se, sarebbe andato avanti nelle trattative per l’acquisto di un fuoriclasse del calcio, Antunes Coimbra detto Zico. Non uno qualunque, il brasiliano tra i migliori calciatori del mondo. Mazza, morto questa mattina a 86 anni nella casa di Pordenone, é l’uomo del salto di qualità dell’Udinese, da squadra e realtà di provincia a team di livello almeno nazionale. La sua vicenda per certi aspetti incarna la storia del Friuli terra poverissima e di emigrazione che ha saputo testardamente e capacemente riscattarsi. Nemmeno Mazza era uno qualunque: dietro quell’ aria provinciale c’era l’animo ostinato del leader degli industriali, presidente della Zanussi che diede all’industria una nuova fase di espansione. Negli anni dal 1981 al 1986 in cui fu presidente dell’Udinese calcio, molto cose cambiarono. Per il popolo friulano non era una questione calcistica – d’altronde nulla legava il solare carioca all’aspra e fredda roccia friulana – ma una svolta storica. Quando si frapposero ostacoli all’acquisto da parte di Federcalcio e di polemiche sul prezzo da pagare per il campione, i tifosi bianconeri esibirono cartelli che nulla avevano a che vedere con il pallone: “O Zico o l’Austria”. Una boutade è vero, ma significativa. Quando, infine, il ‘Galinho’ sbarcò a Udine, dovette pensare di essere giunto a Napoli o a Barcellona, tale fu la caldissima accoglienza con tanto di fuoriserie anni ’30 e folla festante che trovo’. L’abbandono di Mazza dell’Udinese, cedendo le quote ai Pozzo, ebbe uno strascico giudiziario lungo più di un decennio. Ma oggi Gianpaolo Pozzo da Udinese.it riconosce a Mazza di aver dato all’Udinese uno “sprint”, di aver portato “una mentalità imprenditoriale”.