Udine, 16 set – Nel 2015 le 128 “case dell’acqua” installate in
tutto il Friuli Venezia Giulia hanno erogato 20 milioni di litri
di acqua consentendo il risparmio di 600 tonnellate di rifiuti di
plastica e la riduzione di circa 4mila tonnellate di emissioni di
CO2 in un anno.
Il bilancio è stato ricordato dall’assessore regionale
all’Ambiente Sara Vito, al convegno “Case dell’acqua. Nuove forme
di gestione di una risorsa preziosa”, organizzato dal
Dipartimento di scienze economiche e statistiche (Dies)
dell’Università di Udine in collaborazione con l’associazione di
promozione sociale “Animaimpresa” e il patrocinio della Regione.
Vito ha ricordato come l’utilizzo dell’acqua pubblica, da
realizzarsi anche attraverso le case dell’acqua, sia una delle
finalità del Programma regionale di prevenzione della produzione
dei rifiuti, approvato a febbraio scorso dall’Amministrazione
regionale.
L’associazione di promozione sociale Animaimpresa, per conto del
Servizio disciplina gestione rifiuti e siti inquinati, aggiorna
annualmente i dati relativi alla diffusione delle case dell’acqua
sul territorio regionale. I dati riportati nella mappatura sono
stati rilevati tramite contatto diretto con i gestori del
servizio idrico, i Comuni e le aziende installatrici di impianti
di erogazione.
“Anni fa abbiamo fatto una scelta pionieristica e anche
coraggiosa promuovendo le case dell’acqua: dopo sei anni il
territorio ha dimostrato di aver vinto una sfida. L’uso sociale
del ‘bene acqua’ è uno dei temi fondanti dell’economia circolare,
che considera il riuso la formula vincente per coniugare
progresso e sostenibilità ambientale e credo che la
consapevolezza che tutti siamo oggi protagonisti di una fase di
transizione che portererà a nuove forme di utilizzo di un bene
così prezioso come l’acqua sia diffusa e profonda nella nostra
regione”, ha sottolineato Vito.
A sei anni dalla loro nascita in Friuli Venezia Giulia, il
convegno è stata l’occasione per un confronto fra i diversi
soggetti coinvolti e per restituire un valore aggiunto
conoscitivo di pubblico interesse su un fenomeno anzitutto
sociale, grazie all’incrocio di diverse esperienze e ai risultati
di una ricerca dell’Ateneo friulano.
“I chioschi dell’acqua – ha spiegato il docente Francesco
Marangon, coordinatore della ricerca sull’acqua pubblica
dell’Università di Udine, condotta assieme a Stefania Troiano e
Federico Nassivera – rappresentano un’alternativa di consumo
della risorsa idrica, con la quale stiamo imparando a
familiarizzare e i cui benefici in termini economici e di impatto
ambientale sono percepiti in senso sempre più diffuso”.
I lavori sono stati aperti dal direttore del Dies, Andrea
Garlatti, e dal presidente di Animaimpresa Fabrizio Cattelan.
Andrea De Colle di Animaimpresa ha presentato la mappatura
regionale delle case dell’acqua, monitorate annualmente
dall’associazione. La prima è stata installata nel 2010 a
Tavagnacco dalla BBTec srl.
A partire dalla geografia regionale delle “fontanelle 2.0”,
Roberto Pighin, dell’Istituto universitario salesiano Venezia
(Iusve) ha illustrato un progetto universitario di comunicazione
finalizzato a creare un percorso di design informativo sul tema.
Sono intervenuti, tra gli altri, anche il presidente di
Acquedotto Poiana, Attilio Vuga, e Edo Billa del Forum
consumatori imprese del Friuli Venezia Giulia.
ARC/EP/ppd
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