C’è la guerra che parla il linguaggio delle armi e c’è quella che si combatte quotidianamente tra le strade, per le case, negli ospedali. Qui si è concentrato lo sguardo del fotografo Romano Martinis che in una serie di viaggi compiuti in Afghanistan ha documentato attraverso la macchina fotografica una “guerra che non è guerra”. Immagini che oggi vengono raccolte nella mostra “Afghanistan 207-20013” che il Comune di Ampezzo ospita nel Palazzo Unfer, da sabato 17 agosto al 1 settembre.
Vi trovano spazio una raccolta di grandi foto di un Afghanistan che l’Occidente non conosce o, piuttosto, ignora ritenendo magari che un’alternativa alle atrocità della guerra non vi possa essere.
Romani Martinis, nato a Udine nel 1941, vive e lavora tra Ampezzo, Bomarzo e Roma. Ha incominciato come fotografo freelance nel 1968 e come docente di fotografia nel 1974 (dapprima all’America Forum School di Roma, poi all’Istituto Europeo di design e all’Accademia Italiana di Costume e Moda).
Socio fondatore dell’Agenzia “Document for Press” e dell’Agenzia fotogiornalistica “Nadar” del 1995 è fotografo per “Lettera 22 Agenzia Giornalistica” (Diario, Manifesto, Carta, la Repubblica, il Sole 24 ore, etc…). Ha lavorato per quasi vent’anni come fotografo di diversi progetti delle Nazioni Unite, soprattutto nelle Americhe.