«No all’outlet dei posti letto». È dura la reazione delle segreterie confederali e dei sindacati pensionati di Cgil-Cisl-Uil alla delibera con cui la Giunta regionale ha scelto di aumentare di 800 posti letto convenzionati e fino a 2.000 complessivi l’offerta delle strutture residenziali. «Da sempre – si legge in una nota unitaria firmata da Orietta Olivo (Cgil), Luciano Bordin (Cisl), Magda Gruarin (Uil e Uil pensionati), Ezio Medeot (Spi-Cgil) e Gianfranco Valenta (Fnp-Cisl) – abbiamo indicato come priorità il sostegno all’assistenza domiciliare. Proprio in quest’ottica ci siamo impegnati per costruire un regolamento sul Fap adeguato ai bisogni di una popolazione anziana in costante aumento, supportando le famiglie che si prendono cura di anziani e non autosufficenti».
La delibera della Giunta, per i sindacati, va esattamente nella direzione opposta: «La scelta di rideterminare il fabbisogno di posti letto – spiegano – è poco coerente con un obiettivo, quello di sostenere l’assistenza domiciliare come opzione prioritaria, previsto da una delibera dello scorso anno (la 238) e ribadito nel recente Rapporto sociale redatto dall’assessorato. Quanto all’esigenza di innalzare la qualità del servizio nelle strutture residenziali, sollecitato a più riprese anche dal sindacato, questo va perseguito attraverso la formazione e la qualificazione del personale, non certo incrementando la concorrenza tra pubblico e privato». Questo, sottolineano i sindacati, a fronte di una presenza nel settore, certificata dallo stesso assessorato, di ben 450 operatori privi di qualsiasi titolo e di 2.000 con competenze minime, quando il parametro di riferimento per tutti gli addetti dovrebbe essere quello di operatore socio sanitario.
Ma i sindacati sono critici anche sul metodo: «L’incremento dei posti letto, deciso senza alcuna consultazione preventiva con le parti sociali, rappresenta un palese dietrofront rispetto al percorso utilizzato nella riforma sanitaria, dove il confronto ha portato i suoi frutti. Anche la Giunta precedente aveva fatto il tentativo di allargare i posti letto delle case di riposo, ma è subito rientrato perché si era condivisa l’idea che la domiciliarità fosse l’obiettivo prioritario a cui tendere. Priorità ribadita dall’attuale Giunta, anche alla luce di un’offerta regionale di 3,7 posti letto ogni 100 residenti over 65, dato che ci colloca fra le regioni con il più alto tasso di istituzionalizzazione».
L’aumento dei posti letto, determinando un inevitabile incremento delle risorse destinate all’abbattimento delle rette, rischia invece di erodere i fondi per l’assistenza domiciliare: l’esatto opposto degli obiettivi dichiarati, denunciano Cgil-Cisl-Uil, e per giunta «nel momento in cui molte famiglie, incapaci di sostenere le rette a causa della perdita del posto di lavoro o del calo dei redditi, riportano a casa i propri anziani». Ecco perché le segreterie, che chiedono un incontro immediato con l’assessore, si dichiarano pronte «a mettere in campo ogni iniziativa per contrastare una scelta contraria non solo alle richieste del sindacato, ma anche agli obiettivi e alle logiche che fin qui erano state condivise».