13 Luglio 2011 – “Per la prima volta lo Stato entra in uno dei momenti più delicati e privati del cittadino, il confine tra la vita e la morte, e lo fa con violenza e indifferenza”. Lo scrive in una nota sul suo profilo Facebook l’europarlamentare del Pd Debora Serracchiani. “A nulla è servito – prosegue – il calvario di Eluana Englaro e quello delle tante persone che hanno sofferto una simile condizione: il Parlamento ha legiferato ponendo limiti e vincoli, ossia griglie rigide, che non possono esaurire le casistiche reali, concretissime e umane, su un tema che come pochi altri si differenzia e tocca le sensibilità personali”. “Siamo di fronte a una legge – aggiunge – che sembra proporsi deliberatamente di rompere un legame finora ritenuto intoccabile: l’alleanza tra medico, paziente e familiari. Vista inoltre la sostanziale inutilità del ruolo assegnato alle Dat (dichiarazioni anticipate di trattamento), che dovrebbero rappresentare il volere del malato, ma non sono né vincolanti, né impegnative per nessuna delle persone coinvolte, in questa legge non c’é più nulla che giustifichi l’espressione ‘testamento biologico'”. “Non si può rivendicare a legittimazione – conclude la parlamentare del Pd – i numeri della maggioranza che ha votato la legge alla Camera, dal momento che questa è una maggioranza virtuale, se non fasulla, che finora si è prestata a votare qualsiasi cosa, compresa la parentela di Ruby con Mubarak. E’ vero l’esatto contrario: il voto conferma la distanza fra questa maggioranza e la società italiana che dovrebbe rappresentare e che invece tradisce”.
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