La 13esima Mostra Internazionale, il cui titolo sarà “Amanti. Passioni umane e divine” vedrà protagonista anche la scultura di Antonio Canova tra i tanti altri capolavori in esposizione
“Amore e Psiche stanti” di Antonio Canova sarà una delle protagoniste della mostra “Amanti. Passioni umane e divine” che aprirà al pubblico il 21 maggio prossimo ad Illegio. Dopo l’esposizione del 2014 a Palazzo Tè di Mantova, seguita da quella a Villa Reale di Monza, lo splendido gesso canoviano, datato 1810 circa, sarà una delle celebrità del principale evento espositivo dell’estate. Don Alessio Geretti, curatore della Mostra Internazionale di Illegio, giunta ormai alla sua tredicesima edizione, la scorsa settimana aveva già svelato il titolo di questa nuova esposizione con un video su Facebook, sulla pagina ufficiale (Illegio – Comitato di San Floriano).
Ora, invece, a far capolino è l’immagine simbolo che accompagnerà fino all’8 ottobre la rassegna internazionale, sempre svelata con un video su Facebook: “Scegliere tra i capolavori di una mostra quello che potrebbe rappresentarla è arduo – spiega don Alessio Geretti – specialmente quando a Illegio i capolavori di firma altissima sono molti. L’opera di Antonio Canova “Amore e Psiche stanti” è stata scelta come simbolo, perché quando l’artista realizzò questa scultura riuscì ad infondere nelle forme una dolcezza, un pudore, un’innocenza e un’intensità struggenti. Sono la sintesi – è il messaggio di don Alessio – di quello che vogliamo dire: Amore è un dio e ci ricorda che l’amore è una forza che viene da Dio; Psiche è l’anima dell’uomo e ci rammenta che noi siamo i protagonisti delle avventure dell’amore; e quella farfalla delicata scambiata tra i due è appunto l’anima stessa, bellissima e transitoria, che aspira all’immortalità, perché l’amore vuole il “per sempre”. A Illegio ascolteremo questo e molti altri racconti attraverso tante altre opere”.
La vicenda di Psyche, fanciulla incantevole dalla cui avvenenza è perdutamente rapito Cupido – come narra nei Libri IV, V e VI dell’Asino d’oro l’antico scrittore nordafricano Apuleio (II secolo) – è raccontata da una vecchierella a una povera ragazza sequestrata dai briganti. Anche la giovane desiderata dal dio dell’amore è tre volte prigioniera: lo è perché trasportata in una dimora meravigliosa, alcova degli incontri appassionati tra i due mitici personaggi; lo è per via della condizione insostenibile che le viene imposta, poiché non ha il permesso di vedere il volto del suo amante; lo è infine perché mortale, a differenza di lui. Una favola esistenziale, un trattato filosofico in forma romanzesca. La vecchierella immaginata da Apuleio racconta infatti di noi, della persona umana che ama trascinata dalla forza dell’eros, che ama oltrepassando l’eros perché vuole conoscere, non consumare, l’altro, che ama come se si potesse vivere insieme per sempre e tuttavia sempre sa di dover morire. Sarebbe una farfalla stupenda ed effimera, creatura di un giorno, ogni amore umano, se la morte lo cancellasse.
La storia di Amore e Psyche sta nel cuore della mostra di Illegio e del suo allestimento e il visitatore che ne contempla la miracolosa traduzione in scultura realizzata da Canova viene trapassato dalle sue domande: che funzione ha l’eros nella vita umana che cerca l’amore e mai solo la carne? e che destino hanno i legami dell’amore? Il seguito della mostra risponde. Con capolavori che infondo brividi di bellezza e annunciano del vero amore l’eterna salvezza.
“Amanti. Passioni umane e divine – conclude don Alessio Geretti – cercherà di risvegliare in tutti noi una domanda formidabile ed emozionante: che cos’è l’amore? In quell’intreccio benedetto e accidentato, carico di sospiri incantati e di malinconie struggenti che è la nostra vita, ci domandiamo da sempre cosa sia davvero l’amore, e se ne saremo raggiunti e se ne saremo degni. La mostra di Illegio – continua il curatore – propone una risposta, ripercorrendo le storie dei grandi amanti, liete e tragiche, e i miti antichi che percorrono una vera e propria teoria dell’amore, descrivendo non tanto il sentire dell’uomo passato, ma quello dell’uomo di sempre e aiutandoci ad approdare alla speranza cristiana dell’amore Divino, quando il Consorte che scende dal cielo si presenta, di noi invaghito, domandandoci la mano e presentandoci il suo anello sorprendente. Questo troveremo ad Illegio: e attraverso il tocco delicato delle tavole dorate del Medioevo, o dei profili divini del Neoclassico, o con i brividi impetuosi dei chiaroscuri del Barocco e del Romanticismo, potremmo davvero tutti percepire ancora l’importanza di una domanda centrale, poiché chi sa amare sa vivere”.