«Le forti tensioni sui prezzi dei carburanti che si registrano in questi giorni sono effetto della situazione internazionale dei mercati» dichiara Bruno BEARZI, Presidente Nazionale di FIGISC, federazione dei benzinai Confcommercio, «Sotto l’effetto dei tagli alla produzione, dell’aumento della domanda, del decrescere delle scorte e di un gap della raffinazione dei prodotti raffinati del 20 % rispetto alla domanda, questa è purtroppo la conseguenza alla pompa, una conseguenza allargata al mondo intero e non certo solo al nostro Paese».
«Da quando i prezzi hanno cominciato a salire gradatamente, ossia dal 17 maggio, al 30 luglio le quotazioni dei prodotti raffinati sono salite per la benzina da 0,560 a 0,666 euro/litro, con un salto di 0,106 euro/litro (=0,129 con IVA), e per il gasolio da 0,550 a 0,678 euro/litro, con un incremento pari a 0,128 euro/litro (=0,156 con IVA) – spiega BEARZI – nello stesso intervallo, i prezzi alla pompa sono cresciuti così: benzina in modalità self, da 1,812 a 1,912 euro/litro, con aumento di +0,100, in modalità servito, da 1,963 a 2,059 euro/litro, con incremento pari a +0,096; gasolio in modalità self, da 1,656 a 1,766 euro/litro, con crescita di +0,110, in modalità servito, da 1,811 a 1,914 euro/litro, con incremento pari a +0,103, in altre parole il prezzo alla pompa è cresciuto di qualche centesimo in meno rispetto al trend del mercato».
Secondo il Presidente FIGISC, ci troviamo di fronte ad un’altra tempesta dei prezzi che nulla ha a che fare con supposte manovre speculative sulla mobilità d’agosto degli italiani, e sostenere queste tesi significa creare complottismo e disinformazione sulle vere ragioni degli aumenti.
«Ma anche che si parli del famoso “cartello del prezzo medio”, che va in vigore da domani, come strumento miracoloso che farebbe addirittura diminuire i prezzi è fuorviante e persino ingannevole se intende convincere il consumatore che un cartello riesca ad annullare gli effetti della tensione che ha motivazioni e diffusione internazionale.» conclude BEARZI «Peraltro, in un regime di prezzi liberalizzati da trent’anni il “prezzo medio” ha un valore solo astratto e non costituisce nessun diritto per il consumatore di esigere “quel” prezzo; anzi, come ha spiegato Antitrust il rischio è che i prezzi oggi più convenienti tendano ad allinearsi ad un livello più alto. Insomma, il cartello, in questa fase e per le motivazioni già dette, non solo non aiuta ma non c’entra proprio nulla!»