Per colpa di un post non è legittimo sequestrare, oscurandolo, un intero sito web. E’ una misura eccessiva – specie se applicata ai siti che da ‘fustigatori’ si occupano di costume sociale e attualità politica – e finisce per violare il diritto dei blogger a manifestare il proprio pensiero e quello degli utenti a tenersi informati. Inoltre, siccome il post per sua ‘natura’, viene ‘obliterato’ da quelli più attuali, non si può invocare il ‘periculum in mora’, ossia il timore di un danno futuro, per emettere il provvedimento di estrema censura. Lo sottolinea la Cassazione. Per questo la Suprema Corte – con la sentenza 11895 – ha annullato senza rinvio il sequestro del sito ‘Il perbenista’, oscurato dalla magistratura di Udine per via di un paio di post degli utenti, e non del blogger-moderatore, nel quale si prendevano di mira due professionisti che sono ricorsi alla querela. Ma gli ‘ermellini’ hanno sconfessato la mano pesante quando sui web-log, diari in divenire, invitando i magistrati, se necessario, a oscurare i singoli post ritenuti diffamatori. Non l’intero sito. “Un giusto contemperamento di opposti interessi di rilievo primario – afferma la Quinta sezione penale della Cassazione, presidente Pietro Dubolino, relatore Ferdinando Lignola – impone allora che l’imposizione del vincolo sia giustificata da effettiva necessità e da adeguate ragioni, il che si traduce, in concreto, in una valutazione della possibile riconducibilità del fatto all’area del penalmente rilevante e delle esigenze impeditive, tanto serie quanto è vasta l’area della tolleranza costituzionalmente imposta per la libertà di parola”.
Posted inCRONACA