Per la prima volta in Italia è stato catturato in natura un individuo di sciacallo dorato (Canis aureus), rilasciato dopo essere stato dotato di radiocollare. L’operazione è avvenuta nella mattinata del 14 agosto scorso, nel territorio della Riserva Naturale Regionale dei Laghi di Doberdò e Pietrarossa (Gorizia), nell’ambito del programma di monitoraggio del progetto Europeo Interreg Italia-Slovenia Nat2Care (https://www.ita-slo.eu/it/nat2care). L’operazione è stata condotta dal personale del Dipartimento di Scienze agroalimentari, ambientali e animali (Di4A) dell’Università di Udine. Ora “Yama” – così ribattezzato dal nome dei due operatori che hanno contribuito al suo monitoraggio nelle fasi di pre e post cattura – è il secondo sciacallo dorato munito di radiocollare in Italia dopo Alberto, sciacallo soccorso in seguito a un investimento stradale e rimesso in libertà lo scorso aprile dopo essere stato curato.
La cattura è stata realizzata dopo oltre un anno di ricerche e preparazione dei siti effettuate dal dott. Yannick Fanin e dalla studentessa Marta Pieri, anche grazie al supporto delle stazioni del Corpo Forestale Regionale di Monfalcone, Duino e Trieste.
Yama ha visitato il sito della cattura a partire dalle 5.30 del mattino attivando la trappola e i dispositivi di allarme che hanno consentito al team di raggiungere tempestivamente il sito e di cominciare le operazioni per la predisposizione del radiocollare e dei rilievi biometrici. Una volta giunti sul posto gli operatori hanno messo in sicurezza l’animale e il medico veterinario ne ha accertato le buone condizioni di salute valutate nuovamente subito prima del rilascio. Nei giorni successivi l’animale è stato seguito mediante la tecnica di radiotelemetria tradizionale per valutare che il collare funzionasse entro i normali parametri e per individuare le aree di riposo diurne.
Il team di cattura diretto da Stefano Filacorda, ricercatore e coordinatore degli studi sulla fauna selvatica dell’Università di Udine, era composto dal medico veterinario Stefano Pesaro del Di4A, che ha valutato le buone condizioni di salute dell’animale e raccolto i campioni biologici; dal tecnico del Di4A Andrea Madinelli, che ha predisposto il radiocollare; dall’assegnista di ricerca Yannick Fanin e dalla studentessa Marta Pieri, che hanno monitorato e predisposto il sito di cattura e che hanno seguito le fasi di radiotelemetria VHF nelle fasi di post rilascio.
«Yama – riferisce Stefano Filacorda – è un individuo adulto territoriale, che vive con il suo branco composto dalla compagna e da due figli nati ad aprile sul territorio della Riserva Naturale dei laghi di Doberdò e Pietrarossa. Pesa 14 chili e la sua dieta è prevalentemente composta da micro mammiferi (piccoli roditori), lepri e da carcasse di animali morti. Tra alcuni mesi i sui figli saranno abbastanza grandi da abbandonare il nucleo familiare e si disperderanno in altri territori nel tentativo di colonizzarli. Oltre alla predisposizione del radiocollare lo sciacallo è stato sottoposto a prelievi di sangue, feci e pelo utili alla raccolta di informazioni sullo stato sanitario del soggetto e della popolazione, e alla valutazione dei livelli di cortisolo, un ormone legato ai fattori di stress».
I campioni verranno analizzati dall’Istituto Zooprofilattico delle Venezie, sezione di Basaldella per la componente sanitaria, dalla ricercatrice Paola Beraldo del Di4A per la ricerca di parassiti e dall’Università di Udine e Padova per le analisi dei livelli di cortisolo.
In Italia Yama è il primo sciacallo dorato che è stato catturato in natura e il secondo sciacallo radiocollarato, dopo che il 9 aprile 2019 è stato liberato Alberto, giovane individuo di 11 mesi, trovato ferito ad Osoppo (Ud), in seguito a un incidente stradale. Alberto è stato curato prima presso il Centro Recupero Fauna di Campoformido e in seguito nel Centro di Ricerca e Coordinamento per il Recupero della Fauna Selvatica dell’Azienda Servadei di Pagnacco del Di4A dell’Università di Udine.
Lo sciacallo dorato è un mesocarnivoro che vive in gruppi familiari composti mediamente da 5-6 individui. Diffuso nei Balcani, ha colonizzato spontaneamente il territorio della regione Friuli Venezia Giulia a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta. «Lo sciacallo – spiega Filacorda – si è insediato in svariate aree della nostra regione ed è presente sull’altopiano carsico con diversi nuclei riproduttivi a partire dalla metà degli anni ‘90».
L’Università di Udine monitora costantemente questa specie mediante l’uso della stimolazione acustica, delle foto trappole e altre tecniche per stimare la consistenza, l’ecologia e lo stato di salute della popolazione sul territorio regionale. «Questa specie – dice Filacorda – è in espansione in molti Paesi europei, ma molti aspetti della sua ecologia e biologia sono ancora poco noti alla comunità scientifica internazionale». In quest’ottica la raccolta di informazioni mediante radiotelemetria satellitare sugli spostamenti degli sciacalli svolge un ruolo fondamentale per la comprensione e la protezione di questa specie.
I radiocollari usati sono prodotti dalla ditta tedesca Vectronic Aerospace e consentiranno di localizzare gli animali mediante un modulo GPS e di trasmettere le informazioni in remoto mediante un modulo telefonico GSM. «Questi dati – precisa Filacorda – verranno usati per lo studio dello spostamento dell’animale e per la definizione del suo territorio ed il suo comportamento alimentare. I collari sono inoltre dotati di speciali sensori detti accelerometri che permetteranno di definire i ritmi di attività degli animali».
I collari satellitari sono stati acquistati grazie ai fondi del progetto Nat2Care finanziato dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Il progetto Nat2care ha l’obbiettivo di coinvolgere la cittadinanza nella conservazione della biodiversità e di specie animali e vegetali a livello transfrontaliero e di prevenire la perdita e frammentazione degli habitat. Questo progetto è coordinato dal Parco delle Prealpi Giulie e coinvolge il Parco delle Dolomiti Friulane, il Parco Nazionale del Triglav, l’Istituto Nazionale di Biologia Sloveno, la scuola Naklo e l’Università di Udine.