Un’Udinese certamente rimaneggiata, inesperta e per certi versi apatica, ma non arrendevole. L’avversario non è sembrato irresistibile, ma l’undici che Francesco Guidolin è stato costretto a mettere in campo ha soddisfatto solo in parte lo sparuto gruppo di tifosi friulani presenti al Celtic Park e quelli che hanno assistito al match da casa. A giustificazione del tecnico di Castelfranco va giustamente sottolineato che il materiale umano a disposizione non brillava per copiosità, considerando infortuni, precauzioni varie e impegni ravvicinati. Dispiace però notare che la competizione europea, conquistata con fatica la scorsa stagione, per tutta una serie di contingenze con le quali il tifoso può essere più o meno d’accordo, venga affrontata in queste condizioni. L’ambiente e le aspettative avrebbero di certo meritato qualcosa di meglio. Andare subito sotto quando si gioca oltremanica sta diventando una fastidiosa abitudine delle zebrette. Come a Londra, infatti, bastano pochi minuti per trovarsi in difetto di una rete rispetto all’avversario. Di occasioni vere e proprie, a parte qualche iniziativa estemporanea dei singoli interpreti, ce ne sono state poche. Il fallo da rigore con il quale i padroni di casa sono andati in vantaggio ha palesato chiaramente le difficoltà di una retroguardia immaginata per l’occasione, con lo svedesino Ekstrand troppo impaurito rispetto alla buona impressione che aveva suscitato nella partita dell’Emirates. Nel secondo tempo, dopo una prima frazione problematica, i bianconeri sono stati di certo più vivaci, considerando anche i nuovi innesti di Isla e Benatia. Eupalla ha poi deciso di assistere l’Udinese, facendo in modo che il timorato Neuton riuscisse a conquistare il rigore che Abdì ha realizzato con freddezz
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