Cine20 lo potete leggere tutti i giovedì ed è curata da Matteo “Weltall” Soi dalle pagine del blog weltallsworld.blogspot.com e dal blogger-seriale Kusa direttamente da lavitaenientaltro.wordpress.com. Una coppia inedita disposta a tutto pur di mettere la loro esperienza di cine-blogger e cinefili non professionisti per una rubrica alla portata di tutti, libera e accessibile, che spazia da brevi recensioni fino alle uscite heome-video, senza dimenticare le doverose segnalazioni sui film in sala, il tutto corredato da un sistema di valutazione facile ed immediato. Ma non possiamo più trascurare l’importanza delle serie TV alle quali dedichiamo Derive Seriali, una sezione apposita curata da :A:, scrittore, sceneggiatore e nerd impenitente. Detto questo, andiamo a cominciare.
.
Al cinema e non solo
.
IT FOLLOWS di David Robert Mitchell
Perche’ SI
Jay e’ una ragazza come tante, finche’ una sera non decide di concedersi ad un ragazzo. Comincera’ per lei un’odissea senza fine, perseguitata da un entita’ senza nome e senza volto di cui non sembra potersi liberare. A meno che…
Opera seconda di David Robert Mitchell, arriva finalmente nelle sale italiane quello che, a giusta ragione per chi scrive, e’ divenuto in breve tempo un cult dell’horror, e del cinema in generale. Le ragioni del successo e della stima per la pellicola sono prevalentemente per la forma della messa in scena e per le suggestioni in esso contenuta, piuttosto che per la trama, pressoche’ inesistente, della pelllicola.
Ispirandosi a modelli illustri del cinema horror, su tutti l’Halloween di Carpenter, ripreso sia come atmosfere che come colonna sonora, It Follows lo “aggiorna” seguendo gli stilemi del recente cinema indie americano. Il suo obiettivo pero’ non e’ provocare il classico salto sulla sedia, dovuto a uno spavento improvviso, ma piuttosto di instillare nello spettatore un senso di continuo disagio e di sottile angoscia quasi esistenziale, che per alcuni potrebbe esser scambiato per vuoto e noia, ma che per altri invece persiste anche una volta usciti dalla sala. Tutto sta al livello di immedesimazione e di immersione nell’immagine, concepita come non mai per esser ipnotica e disturbante nella sua apparente naturalezza.
Gia’, l’immagine.
Quest’anno ci sono stati grandi esempi di cinema in cui l’immagine era tutto, rispetto al film. Perche’ occorre non dimenticarsi mai che, prima di tutto, il cinema e’ un racconto per immagini. Mi viene da pensare a Brooklin, o al bellissimo e sottovalutato Sicario, ma soprattutto al Carol di Todd Haynes, altra pellicola in cui il MODO di ritrarre le protagoniste e di organizzare l’immagine era prevalente su tutto il resto, persino sulla credibilita’ delle azioni o lo sviluppo della trama, anche li’ quasi inesistente o estremamente prevedibile. Con pellicole del genere accade inevitabilmente che, o si rimane affascinati dal COME l’autore ha scelto di raccontarci una storia, e si sta implicitamene al gioco, oppure si rimane totalmente indifferenti, e quindi gli si trovano tutti i difetti possibili: che magari ci sono pure, per carita’. Intendiamoci, il film di Mitchell non e’ privo di imperfezioni, come ad esempio la scena finale nella piscina, che e’ una notevole caduta di tono rispetto al resto del film. Cio’ nonostante rimane comunque un oggetto particolare ed “alieno” nel contesto dell’horror americano, molto piu’ assimilabile ad un certo cinema sul vuoto dell’adolescenza a’ la Gus Van Sant che non all’horror tout-court e mainstream delle saghe come Insidious, The Conjuring & Co, o al torture-porn in stile Eli Roth o quello citazionistico e metacinematografico in stile Scream di Wes Craven. E oltre agli altri suoi meriti, a parere di chi scrive, va rispettato ed apprezzato anche solo per questo.
GRADIMENTO KUSA 75%
.
Perche’ NO
Nei cinema italiani, con un incomprensibile ritardo rispetto alla data di uscita originale negli USA, è arrivato It Follows, opera del regista David Robert Mitchell. Sulla scia della globale ed entusiasta acclamazione della critica, potreste essere tentati di andare al cinema e di godervi uno dei migliori horror degli ultimi anni. Risparmiate il vostro tempo e il vostro denaro: It Follows è una delle operazioni più pretestuose, inutili e noiose mai compiute. Un film da evitare assolutamente. E se questo vi basta, non proseguite nella lettura, in quanto per criticare con un minimo di senso la pellicola è necessario e inevitabile entrare in alcuni dettagli di trama.
Cominciamo: lo spunto è semplice e ruota attorno a una maledizione che si trasmette per via sessuale e di cui ci si può liberare solo facendo sesso con qualcun altro. Il mostro, l’ “It” del titolo, è una figura antropomorfa, il cui aspetto varia di volta in volta, che cammina con lentezza e che una volta raggiunta la vittima, la uccide, per poi tornare a perseguitare il precedente portatore della maledizione. Il mostro è lento, quindi se ti sposti molto velocemente (con un qualsiasi mezzo di locomozione, da una bicicletta a un auto) puoi distanziarlo e guadagnare tempo. Fin qui pare tutto chiaro.
A questo punto aggiungiamo una premessa: nonostante chi scriva sia a favore di sceneggiature rigorose da un punto di vista logico, in un horror ammette senza problemi qualche forzatura o qualche buco di trama in favore della creazione di momenti genuinamente spaventosi.
Il problema è che It Follows pare stabilire una regola e poi la contraddice subito. Non una, ma parecchie volte.
E dato che in questo bizzarro inizio di ventunesimo secolo, chi scrive una recensione negativa di un film universalmente acclamato entra subito nella categoria di vuole farsi notare come voce fuori dal coro a bella posta, citiamo un cineasta autorevole come Quentin Tarantino, che in un’intervista apparsa su Vulture dice: “Il film continua a non rispettare le regole che ha stabilito.” Tarantino cita la scena in cui al cinema Hugh è l’unico a vedere una donna vestita di giallo ferma in fondo alla sala. Ma abbiamo detto che il mostro cammina sempre, lentamente, verso la sua vittima. A un certo punto ci viene chiaramente fatto capire che il mostro ha consistenza fisica: perché se si è in un auto, non si cerca di metterlo sotto? Puoi sparare in testa al mostro, ma funziona solo per dieci secondi? All’improvviso il mostro lancia oggetti contro le persone: quindi improvvisamente è in grado di “ragionare”?
Insomma, Tarantino conclude queste sue considerazioni (che condividiamo) in maniera molto tranchant (e condividiamo pure questo): “Non ha un cazzo di senso.” (qui trovate il link all’intervista completa, in cui comunque Tarantino, incomprensibilmente, afferma che il film nonostante tutto gli è piaciuto: http://www.vulture.com/2015/08/how-quentin-tarantino-would-fix-it-follows.html).
Si può benissimo questionare dicendo che un horror non deve per forza “avere senso” per fare paura. Ma la risposta è che se non c’è la minima logica interna, non si parla di orrore, perché tutto può accadere, e si finisce nel bizzarro per il gusto del bizzarro fine a sé stesso.
Quindi cosa è piaciuto ai critici?
Molti elementi formali tipici del mumblecore o di certo cinema indie (quello che è diventato lo stereotipo del film fatto apposta per il Sundance), con momenti lunghissimi, in maniera esasperante, dedicati a filmare paesaggi naturali con musica elettronica di sottofondo (visto come un richiamo a Carpenter, quindi altro motivi di esaltazione per il critico).
La metafora della trasmissione sessuale (che sembra citare gli anni ’80, ma anche no, perché prendi la maledizione col sesso, ma col sesso te ne liberi. Più o meno). O il ritratto di questi giovani abbandonati a sé stessi nella realtà suburbana contemporanea del Michigan (di adulti praticamente non ce ne sono, in questo film).
Il fatto che il film sia di una noia mortale pare sia sfuggito a tutti, soprattutto perché è praticamente impossibile identificarsi in questi protagonisti totalmente idioti (ma qualcuno ci dirà: “Il punto è quello! Mostrare la stupidità dei teenager odierni!”. Se fossi un teenager odierno per me questo aspetto non sarebbe proprio un incentivo per vedere e apprezzare un film): allora forse il merito di It Follows, come ha detto un amico regista di chi scrive, è di avere spostato drammaticamente verso il basso il livello di stupidità del protagonista teenager di questo tipo di film. Dimostrazione inoppugnabile: quel finale, in cui il “piano” per uccidere il mostro è talmente stupido da non poterci credere.
E infatti il regista ci viene in aiuto con una sua dichiarazione: “È il piano più stupido mai concepito! È un piano da film per bambini, qualcosa a cui avrebbero potuto pensare Scooby Doo e la sua banda, e quello era un po’ il punto. […] É probablmente un modo non convenzionale di approcciare il confronto finale del terzo atto, ma abbiamo pensato che fosse un modo molto divertente di gestirlo.” (corsivi di chi scrive, qui il link: http://geektyrant.com/news/the-ending-of-the-horror-film-it-follows-explained-by-director).
Piano stupido, film per bambini, Scoby Doo, divertente. Non sono termini che afferiscono all’orrore e allo spavento. It Follows non fa paura, fa ridere. Noia, comicità (volontaria o involontaria che sia), mancanza di senso. Questo è It Follows in sintesi.
Ribadiamo il consiglio dato a inizio recensione: risparmiate tempo e soldi. Lasciate i critici ai loro deliri autoreferenziali. Tra qualche anno questo film verrà dimenticato, come è giusto che sia
GRADIMENTO :A: 5%.
Brevemente in sala.
.
Dal 21/7
.
STAR TREK BEYOND di Justin Lin
. Terzo capitolo del nuovo corso del mito di Star Trek, riportato a nuova vita dal talento di JJ Abrams, e che proprio quest’anno arriva alla soglia del mezzo secolo. Le celebrazioni dei 50 anni sono state purtroppo funestate dalla prematura e tragica morte del giovanissimo Anton Yelchin, interprete di Chekov, e guardarlo sullo schermo non sara’ certo facile. La regia passa da Abrams a Justin Lin, noto per il franchise di Fast and Furious, e lo spettacolo, dai primi buonissimi commenti, sembra proprio che non manchera’. Quindi da bravo trekker io sono gia’ ovviamente in prima fila per gustarmelo! Titolo della settimana e di fine stagione a prescindere, e non si accettano discussioni al riguardo. ATTESA KUSA 90%Lunga vita e prosperità a Star Trek che arriva a spegnere cinquanta candeline e che si appresta a tornare al cinema con il terzo capitolo cinematografico del reboot. Mi sa che non possiamo chiedere niente di meglio per chiudere la stagione! ATTESA WELTALL 80%.
TOP CAT E I GATTI COMBINAGUAI (Top Cat Begins)
di Andrés Couturier
. Ah perche’ quello che conoscevamo come Temistocle, il gatto della Hanna e Barbera con vestito e cappello viola che guardavo quando ero piccino piccio’, in realta’ si chiamava Top Cat? Pensa tu le cose che si imparano. Pare che questo film messicano, in animazione computerizzata, sia un prequel sia della serie tv che del precedente film del 2011, intitolato Top Cat – Il Film. La citazione era d’obbligo per i ricordi d’infanzia, l’interesse, anche per i piu’ piccoli, penso sia pari a zero. ATTESA KUSA 0%Il buon Kusa apre una finestra nei ricordi della nostra infanzia ma proprio per questo preferisco mantenere inalterato il ricordo di quel piccolo, tra i tanti, cartone animato della prolifica Hanna & Barbera. ATTESA WELTALL 0%.
Dal 28/7
.
GHOSTBUSTERS di Paul Feig
. E veniamo al punto dolente: perche’ fare il remake di un film come Ghostbusters? Chi ha avuto la brillante idea di usare un cast tutto al femminile? Non che abbia nulla contro Melissa McCarthy e soprattutto Kristen Wiig, ma la domanda che mi viene riguardo all’intera operazione e’: PERCHE’? PERCHE’? PERCHE’? ATTESA KUSA 0%Quello del remake di Ghostbusters pare un progetto che parte per principio con il piede sbagliato, complice anche una campagna pubblicitaria su Youtube e social che si è letteralmente rivoltata contro protagonisti e produzione. Senza contare poi i dubbi enormi che tutti si pongono quando si decide di rifare un film che, anche se sta invecchiando, lo sta facendo in maniera esemplare. ATTESA WELTALL 0%.
LA NOTTE DEL GIUDIZIO: ELECTION YEAR (The Purge: Election Year)
di James DeMonaco
. Ammetto che l’idea alla base di The Purge (titolo originale della saga), ovvero una notte di “liberi tutti” in cui ogni tipo di crimine per quanto efferato rimane impunito, e’ intrigante. Ma al terzo capitolo, non avendo visto nessuno dei due precedenti, mi sembra un po’ tardi per cominciare… ma non si sa mai. ATTESA KUSA 30%Terzo capitolo per una saga di cui non ho visto i precedenti capitoli e perciò non sto qui a farvi perdere tempo che avete tutti un sacco di impegni. ATTESA WELTALL 0%.
GOODNIGHT MOMMY (Ich Seh Ich Seh)
di Veronika Franz, Severin Fiala
. Dopo It Follows e prima del tanto acclamato The Witch, arriva nelle sale italiane anche Goodnight Mommy, pellicola austriaca della coppia Franz/Fiala che richiama quelle del connazionale Haneke. La storia è ambientata in una casa isolata immersa nel verde. Due gemelli accolgono il ritorno a casa della madre, reduce da un importante intervento di chirurgia plastica a seguito di un incidente. E se quella persona con il volto coperto di bende non fosse la loro madre? ATTESA WELTALL 75%Quando gli horror li facciamo noi europei vengono fuori cosine che, a confronto, quelli americani mainstream sono favole della buonanotte. E parliamo di francesi come Martyr o Alta Tensione o A L’ Enterieur, o come il gia’ giustamente citato Haneke con il suo Funny Games, quello originale: tutti titoli in cui violenza (psicologica E fisica) fanno a gara per estendere la soglia del (umanamente) sopportabile. Questo Goodnight Mommy, dando un’occhiata alla trama e sentendo i commenti che ci sono i giro, non e’ molto diverso, e qui la violenza e’ perpetrata da bambini, percio’ siete avvisati. Io con buona pace del mio socio passo, perche’ di violenza ne vedo a sufficienza nei tiggi. ATTESA KUSA 0%.
Dal 4/8
.
EQUALS di Drake Doremus
. Ennesimo film distopico su una societa’ dove sono stati eliminati i sentimenti, la violenza, la poverta’, l’avidita’ e la Nutella. La Nutella l’hanno tolta principalmente perche’ sono tutti i vestiti di bianco, e poi e’ un casino smacchiarla. Scherzo. Comunque qua ci sono Nicholas “Bestia” Hoult e Kristen “Twilight” Stewart che interpretano due giovani che vengono colpiti da una malattia chiamata Amore. Non scherzo. Ma e’ una distopia, e a me piacciono le distopie. Molto meno della Nutella però. E ci mancherebbe. ATTESA KUSA 40%Si ma se mi metti nell’altro piatto della bilancia la Nutella, Equals non ne esce proprio bene, eh! Con buona pace dei suoi protagonisti, che ci piacciono ma non fanno la differenza. ATTESA WELTALL 0%.
LIGHTS OUT di David F. Sandberg
. Horror estivo basato sull’ancestrale paura del buio. Mi piace la parola ancestrale, e meno male che c’e’ questo insignificante filmetto estivo che mi ha permesso di usarla. Ancestrale. ATTESA KUSA 0%Di horror questa estate ne escono gia altri e, se tutto va bene, anche di qualità medio alta. Perciò il resto lo escludiamo a priori. ATTESA WELTALL 0%.
LE SORELLE PERFETTE (Sisters)
di Jason Moore
. Tina Fey qua da noi proprio non ha fortuna, e nessuno riesce a capire la sua comicita’. Nemmeno io, lo ammetto. Qua poi insieme a lei c’e’ Amy Poehler, una che con la serie Parks & Rec piace ad un botto di gente, ma non a me. Qui fanno due sorelle (Sisters il titolo originale, la perfezione non c’era, la’) che organizzano una riunione dei colleghi del liceo e poi, com’e’ ovvio, va tutto in vacca. Gli diamo una mezza possibilita’, anche se in italiano sicuramente si perdera’ sicuramente molto. ATTESA KUSA 40%Senza nulla togliere alle bravissime Tina Fey e Amy Poehler, questa è proprio il tipo di commedia che evito per principio. Non trovo motivi infatti per dedicargli una sera al cinema, tanto meno d’estate. ATTESA WELTALL 0%.
Dal 11/08
.
IL DRAGO INVISIBILE (Pete’s Dragon)
di David Lowery
. Ennesimo classico animato a diventare film live action, Il Drago Invisibile è la proposta Disney di questa caldissima estate. La storia racconta di Pete, bambino incontrato per caso dalla guardia forestale Grace, che afferma di vivere da oltre sei anni nel bosco insieme ad un drago. Lo stesso drago, pare, di cui il padre di Grace le ha sempre raccontato storie da lei ritenute semplici favole. Target molto mirato, senza ombra di dubbio. ATTESA WELTALL 0%Anche qui la domanda e’: ok i live action, ma proprio quello di Elliot il Drago Invisibile dovevano fare? Cominciamo già a raschiare il fondo del barile? E perche’ non mettere nel titolo anche Elliot, visto che era cosi’ che ce lo ricordavamo? ATTESA KUSA 0%.
VIRAL di Henry Joost, Ariel Schulman
. C’è un nuovo virus in giro, definito dalle autorità sanitarie “worm flu” altamente contagioso e che porta gli infetti a comportamenti anche violenti. C’è un po’ di fantascienza e un po’ di horror nel film della coppia Joost/Schulman, quel che manca è un po ‘di originalità visto che non ci sembra ci sia alcun spunto nuovo o interessante in Viral da portarci ad andare al cinema piuttosto che recuperarlo a casa. ATTESA WELTALL 0%C’è un nuovo virus in giro, e si chiama “noia dai film sui virus che trasformano le persone in bestie assetate di sangue”, e io sono appena stato contagiato. Spero di passarvelo. ATTESA KUSA 0%.
Dal 18/08
.
SUICIDE SQUAD di David Ayer
. Si sappia, Suicide Squad è l’ultima possibilità che do alla Warner per dare un minimo di credibilità al suo (fino ad ora) maldestro tentativo di creare un universo cinematografico con i personaggi DC di cui detiene i diritti. Le carte in regola ci sono tutte con questa squadra di villain messa insieme dal Governo degli Stati Uniti per affrontare casi particolarmente complessi e rischiosi. E c’è anche il nuovo Joker interpretato da Jared Leto ATTESA WELTALL 70%Ok il Joker di Jared Leto, ma la Harley Quinn di Margot Robbie, che sarà il riferimento per i prossimi anni a venire di tutte le cosplayer del mondo, non la vogliamo nemmeno menzionare? E la Enchantress di Cara Delevingne? E la mente malvagia di Viola Davis che assembla la squadra? A me del DCEU non frega assolutamente nulla, ma Suicide Squad non me lo perdo per niente al mondo, ed è titolo con cui inizierò la stagione, visto che poi The Witch e Eye in the Sky li ho già visti. ATTESA KUSA 80%.
THE WITCH di Robert Eggers
. Dopo It Follows, arriva in Italia un altro horror universalmente incensato dalla critica, questa volta ambientato nel 1630 in New England dove la stregonerie era ritenuta tutt’altro che una semplice superstizione. Qui, un contadino e la sua famiglia, sono costretti a lasciare il loro villaggio e a stabilirsi in un remoto appezzamento di terreno dove, a seguito del loro arrivo, cominciano a capitare strani ed inquietanti avvenimenti. ATTESA WELTALL 70%Diciamo che ho cominciato a guardarlo, ed e’ un opera molto ma molto particolare, girata in modo molto particolare. Capisco gia’ perche’ la critica l’ha incensato, io mi riservo di portarlo a termine, prima o poi, per esprimere un giudizio. Ma non penso succederà al cinema, e soprattutto non nel weekend di Suicide Squad. ATTESA KUSA 50%.
Dal 25/08
.
IL DIRITTO DI UCCIDERE (Eye in the Sky)
di Gavin Hood
. La guerra, le scelte morali e le vittime innocenti sono alla base del film di Gavin Hood, pellicola britannica dello scorso anno che vede come protagonista la sempre eccellente Helen Mirren nel ruolo di Katherine Powell, colonnello inglese in carico delle operazioni “sul campo” a mezzo droni. Quando su di un obiettivo sensibile si conferma la presenza di una bambina, nessuno sembra essere in grado di prendere la decisione più difficile. ATTESA WELTALL 60%Ok, questo l’ho gia’ visto, ed e’ un film british che mostra al grande pubblico (come gia’ ha fatto peraltro Zero Dark Thirty della Bigelow) come vengono combattute ora le guerre (per quanto si possa mostrare a noi civili) , e il livello di tecnologia e di divisione dei compiti e delle responsabilita’ che comportano. Ovvero per molti potrebbe risultare noiosissimo, invece per altri, come me, e’ decisamente interessante per capire come funzionano certi meccanismi. E’ anche un film che presenta tutti i chiaroscuri morali che le guerre combatture “dall’alto” presentano. Cast di altissimo livello, che oltre ad una (come sempre) superba Helen Mirren nel ruolo di un colonnello inglese donna (roba da fantascienza per noi italiani, ma credibilissima in UK), annovera il compiantissimo Alan Rickman, Jeremy Northam e Aaron Paul, il Jess di Breaking Bad, nel ruolo del pilota statunitense del drone. Velo pietoso sul titolo italiano, che perde la sottigliezza del titolo originale Eye in The Sky, che e’ un doppio riferimento (voluto o non voluto) a una mitica canzone degli Alan Parsons Project e a un romanzo di Philip K. Dick. ATTESA KUSA 70%.
L’ERA GLACIALE ROTTA DI COLLISIONE (Ice Age: Collision Course)
di Mike Thurmeier, Galen T. Chu
. Sid, Mummy e Diego tornano al cinema per la quinta volta e, sapete una cosa, non ce ne potrebbe fregare di meno. Il franchise “Era Glaciale” sarebbe dovuto iniziare e finire con il primo capitolo ed invece siamo qui, nel 2016, ancora a parlarne quando, perfino la Dreamworks ha avuto il buon senso di mettere a nanna il suo orco verde (almeno per il momento). Noia. ATTESA WELTALL 0%Sottoscrivo tutto, e come qualcuno ha detto giustamente, e’ ora di mettere in freezer l’Era Glaciale. ATTESA KUSA 0%.
Derive seriali.
.
STRANGER THINGS
.
.
LA RETROMANIA ARRIVA IN TV di :A:
.
La “Retromania” è un concetto elaborato dal critico musicale Simon Reynolds, che volendo ultra-semplificare, possiamo definire come la “dipendenza della cultura pop dal proprio passato.”
Citando l’autore: “La storia ha conosciuto altre epoche ossessionate dall’antichità – dalla venerazione rinascimentale per il classicismo romano e greco al medievalismo del movimento dark –, ma non è mai esistita una società umana così fissata con i prodotti culturali del passato immediato. Ecco cosa distingue il rétro dall’antiquariato e dalla storia: una fascinazione per le mode, le manie passeggere, i suoni e le star abbastanza vicini nel tempo da poterli ricordare. L’oggetto di questa ossessione si configura in maniera sempre più netta come la cultura pop che abbiamo già vissuto consapevolmente, al contrario di ciò che ascoltavamo acriticamente da bambini. Questo genere di retromania è diventato una sorta di forza dominante nella nostra cultura” (da “Retromania” di Simon Reynolds [ISBN], pag. 13, corsivi nostri).
Quindi cosa fa “Stranger Things”, miniserie di 8 episodi disponibile su Netflix e creata dai fratelli Duffer (freschi dell’esperienza di Wayward Pines)?
Crea un proprio canone “non ufficiale”, ovvero un certo tipo di film avventuroso fantastico anni ’80 (E.T. in particolare, ma anche i Goonies) e costruisce una storia che possa mettere in scena tutti gli stereotipi possibili di quel tipo di narrazione. Classica operazione “retromaniaca”.
A tal punto che anche la sceneggiatura desta qualche perplessità: come fa Mike a capire che El è totalmente ignara del mondo esterno, e perché accetta immediatamente questa sua “alienità”? Perché così accadeva in E.T.
Cioè, il citazionismo è talmente spinto che informa totalmente la sceneggiatura, la quale segue prevalentemente una logica appunto citazionista, e non un pur vago senso di coerenza o di realismo, anche nella costruzione dei rapporti tra personaggi: perché questi elementi sono già dati, perché esiste un modello.
A questo punto diventa anche difficile criticare la scarsissima originalità della storia (e parecchi buchi di logica, anche con maglie di valutazione molto larghe): i ragazzini fanno quello che ci si aspetta in un film con i ragazzini anni ‘80, così come lo sceriffo, o l’essere “alieno”, o i bulli. Si potrebbe tranquillamente dire che, conoscendo i modelli di riferimento, “Stranger Things” non riservi, anzi, non pensi nemmeno ad offrire UN solo colpo di scena, ma appunto sia proprio costruito sull’appagamento delle aspettative nostalgiche dello spettatore target, che vengono soddisfatte quasi una ad una.
La mancanza di originalità, anzi, lo ribadiamo, deriva dall’assoluta “adesione” al canone che gli autori si sono creati e che corrisponde ai ricordi degli spettatori loro coetanei (diciamo Gen-Xers nati a metà anni ’70). Che poi (ci ripetiamo, sì) questo “canone” in realtà non esista se non nei ricordi dei creatori e dell’audience che abbia la loro età, poco conta. Questi anni ’80 non sono “realistici”, sono “anni ’80 al cubo”. Ogni linea di dialogo, ogni poster, ogni riferimento, molte scene, sono un modo per gridare in faccia allo spettatore: “ANNI ’80! Ti ricordi? Bene. Ora prova malinconia. Bravo.”
C’è altro, quindi, oltre a questa grande operazione atta a provocare la malinconia di una certa fascia di pubblico? Poco o niente, a dire il vero (se non un riferimento abbastanza ovvio e un po’ incongruo a Silent Hill). “Stranger Things” è una serie che non esiste al di fuori della sua dimensione citazionista. A parte quello, di fatto non c’è altro.
Consigliamo la visione di “Stranger Things”, quindi? Se volete un’operazione nostalgica e retromaniaca compiuta con tutti i crismi, certo: potete guardare e divertirvi, trovando esattamente quello che il prodotto promette. Se fatto una volta l’esperimento è interessante.
Se invece questa operazione diventasse una tendenza come è successo in campo musicale… ecco, questo è uno scenario davvero poco attraente.
.
.
CITAZIONISMO E NOSTALGIA di WELTALL
.
Stranger Things è l’ultima, in ordine di tempo, mini-serie prodotta da Netflix e distribuita sulla piattaforma omonima neanche una settimana fa. E a distanza di sette giorni, dopo otto episodi divorati in un binge-watching ormai diventato pratica comune da weekend, chi vi scrive non fa fatica ad affermare che il prodotto ideato e confezionato dai Duffer Brothers è una di quelle cose che vorresti custodire gelosamente come un piccolo tesoro. Non ho una visione d’insieme del panorama seriale per definirla come LA serie dell’anno, ma sicuramente è una delle più oneste e cristalline di cui ho memoria, in quanto si pone un obiettivo e lo rispetta senza tendere tranelli allo spettatore. Fin dal primo trailer infatti, appariva subito chiaro che Stranger Things volesse spalancare una finestra temporale sugli anni ’80, non soltanto con precise coordinate temporali (la colonna sonora, i poster, i walkie-talkie, Dungeons & Dragons ecc.), ma richiamando con forza un cinema con il quale le generazioni degli anni settanta e primi ottanta sono cresciuti, dove Spielberg ci mostrava che lo spazio non era necessariamente popolato da alieni ostili, dove Richard Donner raccontava la forza di un gruppo di ragazzini decisi a salvare le radici della loro infanzia, o quelli di Rob Reiner che l’infanzia la lasceranno alla fine del loro viaggio. Tutto ciò che ci ha fatto amare pellicole come E.T., Goonies o Stand By Me è presente in Stranger Things ma non come una fredda copia carbone studiata a tavolino per far cascare noi nostalgici con tutte le scarpe. No, la sensazione è quella di chi ha compreso e amato esattamente come noi i modelli di riferimento e li ha utilizati per raccontare una storia nuova ma che si muove intorno a personaggi, snodi narrativi e rapporti tra i personaggi che conosciamo bene e che non facciamo certo fatica a riconoscere. Ecco perchè proviamo subito simpatia per Dustin, Will e Lucas e la loro instancabile ricerca dell’amico scomparso. Ci scalda il cuore il sentimento che nasce tra Will e Eleven, come ci fanno inorridire gli abusi subiti dalla giovane ad opera di uomini molto più spaventosi della creatura che minaccia gli abitanti di Hawkins. Guardare Stranger Thing è come tornare a casa dopo tanto tempo e sapere anche ad occhi chiusi dove stanno tutte le tue cose, perchè sono esattamente lì dove le avevi lasciate. Ciò potrebbe oggettivamente essere un limite, sopratutto di fronte ad un pubblico votato al nuovo e privo di qualsiasi curiosità sul passato (cinematografico, musicale o letterario), ma solo ed unicamente se ci trovassimo di fronte ad una realtà di serialità televisiva altrettanto limitata. L’offerta invece è tanta e Stranger Things ha il merito di ritagliarsi con forza e orgoglio uno spazio nell’affollatissimo panorama seriale odierno.
.
.
.