Se le restrizioni imposte sono dettate dalla necessità di salvaguardare la salute pubblica, valore essenziale e di indiscutibile priorità, noi gente di teatro, nel comprendere la difficoltà del momento, non possiamo dimenticare quanto tutto questo si tramuti in incubo per coloro che – e sono la maggior parte – vivono nella precarietà e anzi hanno fin qui fatto della precarietà stessa, se non un punto di forza (se mai fosse possibile), certamente uno stile di vita.
In questo momento tanti colleghi senza lavoro e senza alcuna protezione si trovano in serie, serissime difficoltà e senza una possibilità di previsione sui tempi per l’uscita dall’incubo. Andrebbe riformulato tutto il settore e pensiamo ci sia una questione: garantire i lavoratori dello spettacolo che in situazioni come queste dovrebbero poter contare su uno stipendio minimo, di dignità.
Adesso il tema è soprattutto trovare come proteggere i più deboli di una categoria già debole e precaria per suo statuto. Il pensiero va molto concretamente ad alcuni colleghi docenti, giovani e meno giovani, che non hanno spettacoli perché saltati e non hanno produttori alle spalle, e che dunque le prove erano pagate attraverso gli incassi previsti o i ben ridotti cachet quando va bene, e non hanno ora nessun introito attraverso l’insegnamento, la trasmissione della loro arte. Semplicemente, drammaticamente fermi. Anzi fermi non lo sono perché non lo sono mai stati e di certo stanno provando nuovi spettacoli. Ma molti di loro non possono contare su depositi o prestiti bancari per sopravvivere a questo momento. In altri paesi sarà certo sempre dura, ma questa protezione garantita in una qualche forma differenziata esiste… In questo caso inoltre si tratta di stato di emergenza e si dovrebbe poter coprire almeno il mancato guadagno attraverso semplici verifiche. Credo che da artisti dovremmo approfittare per imparare da questa esperienza e reimpostare tutto il settore e non lasciare indietro nessuno, garantendo un salario minimo almeno in questo tempo di calamità.
Molti ricordano in questi giorni quanto sia fondamentale la Sanità Pubblica e non sia stata una buona idea risparmiare su essa.
Noi crediamo che alla sanità dei corpi debba essere affiancata la Sanitas dell’anima della cultura e della bellezza attraverso teatro musica danza etc. etc. perché garantiscono la sopravvivenza della parte specificatamente umana dell’umanità…. Dobbiamo ora agire assieme e pensare sia all’adesso con interventi urgenti e mirati sia al dopo. Non possiamo aspettarci che un giorno si dirà: “pericolo scampato, ne siamo fuori ” e tutti di corsa torneranno a teatro. Ci vorrà tempo per ricostruire e ricucire, per ristabilire un rapporto che questa interruzione ha fatto crollare rivelandosi terremoto dell’anima oltre che epidemia, o pandemia se sarà definita tale. Se questa Quaresima pare essere tremendamente assimilata a quelle dei secoli passati in cui gli attori non potevano lavorare e che vedevano come portatrice di miseria (aborrendo il colore viola) è il momento per riflettere e creare condizioni più umane e solidali … È urgente e necessaria una seria riflessione per queste categorie così a rischio e attivare delle protezioni che invece sono presenti in altri paesi a diversi livelli tutelando ad esempio il lavoro a intermittenza.
La nostra solidarietà va a tutti i colleghi e colleghe e amici che vedono annullati gli impegni e sono rimandati a casa, alle associazioni culturali, alle compagnie, ai gruppi alle organizzazioni e ai singoli attori registi danzatori musicisti e lavoratori tutti delle arti performative. Il nostro pensiero attuale e il lavoro che proseguiamo alacremente con contatti quotidiani e continue rimodulazioni dei programmi accademici è volto a garantire che nulla verrà perso e recupereremo ogni docente facendo tutto il possibile e oltre…
Ma intanto in questa difficile contingenza vogliamo esprimere vicinanza ai tanti colleghi e alle colleghe affinché non si sentano soli. Rivolgiamo un appello alle autorità – Stato, Regione e Comuni – perché non facciano mancare il loro pieno appoggio a categorie che operano per la qualità della vita, per donare bellezza, per stimolare la coscienza critica.
Un segnale di incoraggiamento che osserviamo sta nei nostri allievi della Nico Pepe, che oltre al lavoro giornaliero che svolgono isolatamente con la nostra guida a distanza, hanno organizzato in totale autonomia una serie di interventi attraverso letture e azioni di “pronto intervento per la salute dell’anima” effettuate nel pieno rispetto delle norme di restrizione e a distanza di sicurezza, convinti che la poesia, il sorriso attraverso il gesto e la parola che si fanno arte e cultura, siano azioni vitali e necessarie.
Siamo solidali e vicini ai cittadini e alle cittadine, che ci seguono e sostengono nelle tante occasioni di incontro che abbiamo proposto e che continueremo a proporre e li assicuriamo che non vediamo l’ora di ritornare a incontrarli per proseguire, forse con maggior consapevolezza, il magnifico dialogo finora intessuto.
Claudio de Maglio