«Per il secondo anno consecutivo – sottolinea il presidente regionale della Coldiretti Fvg Michele Pavan –, abbiamo collaborato in totale sintonia con l’Università e centrato il risultato di diffondere la cultura della biodiversità. Ringraziando il Comune, che ha condiviso il progetto, e il rettore Roberto Pinton, che lo ha portato avanti assieme a noi, la convinzione è che il binomio eccellenze dell’agroalimentare e della conoscenza ha fatto da valore aggiunto al Friuli Doc di quest’anno, pur in un contesto complicato dalla pandemia. Da subito, non a caso, vista anche la garanzia di opportune misure di sicurezza, abbiamo ritenuto opportuno proseguire nel percorso di qualità e di valorizzazione delle eccellenze della produzione locale avviato un anno fa. Non c’è dubbio che decidere di organizzare la manifestazione anche nel 2020 sia stata la scelta più giusta».
Coldiretti Fvg ha visto circa 550 persone partecipare agli eventi proposti nel piazzale antistante Palazzo Florio in via Palladio, all’interno una coreografica tensostruttura a copertura, e nella magnifica cornice della Loggia del Lionello. Quattro cene a tema, con protagonista la biodiversità, curate dai cuochi contadini formati da Campagna Amica da 70 invitati ciascuna, e altrettante degustazioni – di birra agricola, gelato, olio evo e pasticceria che fa bene all’ambiente, attraverso l’utilizzo di sottoprodotti delle lavorazioni agricole – con un’altra importante partecipazione. Il servizio ha naturalmente rispettato scrupolosamente tutte le normative anti-Covid.
«È un anno di grande difficoltà per tutti – aggiunge il presidente Pavan –, ma abbiamo voluto rinnovare un progetto di valorizzazione delle eccellenze dell’agroalimentare e della conoscenza, nella consapevolezza del loro ruolo fondamentale in una fase di convivenza con il virus e poi nella ripartenza post pandemia. Un segnale di ripartenza che è stato giusto dare nella situazione che stiamo vivendo. Il fatto che abbiamo avuto sempre il “tutto esaurito” è quindi non solo una questione di numeri, ma anche di forza di un messaggio che diffonde la cultura del cibo locale».