Coldiretti FVG: siamo contro gli OGM

“E’ un grandissimo errore quello che ha fatto la Commissione Europea decretando  la fine della moratoria, in pieno contrasto con la volontà dei cittadini ma per fortuna ora la parola passa ai singoli Stati delegati dalla stessa Commissione (una proposta sarà presentata entro l’estate) a decidere se coltivare o meno Ogm”. Lo ha detto oggi, commentando la decisione dell’Ue, il presidente di Coldiretti del Fvg Dario Ermacora che evidenzia anche come questa nuova situazione dia “finalmente la possibilità all’Italia e alle sedici regioni che si sono già dichiarate Ogm free di distinguersi, vietando la coltivazione nei loro territori, puntando sulle produzioni di qualità e di eccellenza e facendo di questo divieto un valore aggiunto per i nostri prodotti”.

“Stando cosi le cose – aggiunge Ermacora – l’Europa autorizzi pure quello che vuole tanto in Fvg continueremo a non coltivarli, vista la contrarietà sia nel ministro Zaia sia dell’assessore regionale Violino sia nella stragrande maggioranza dei consumatori e degli agricoltori”. Come a dire, insomma, che non c’è un male che sia anche un bene.

“E’ proprio così,  aggiunge Ermacora, che spiega come a breve sarà possibile dire no anche alle patate biotech nei campi o sugli scaffali dei supermercati mentre fino ad oggi l’Ue ha sempre contrastato la decisione di Paesi e regioni di vietare la coltivazione sui propri territori chiedendo al contrario la definizione di un quadro per la coesistenza tra colture Ogm e tradizionali, da cui è scaturita in Italia la decisione del Consiglio di Stato del 19 gennaio scorso con la quale si è richiesto al ministero delle Politiche Agricole di concludere il procedimento di istruzione e autorizzazione alla coltivazione di mais geneticamente modificato. La Commissione Europea – sottolinea Coldiretti – ha in sostanza preso atto della forte opposizione dei cittadini europei come dimostra il fatto che non è presente nessun prodotto geneticamente modificato in vendita sugli scaffali e difficilmente arriveranno le patatine Ogm, nonostante siano ormai 35 gli organismi geneticamente modificati autorizzati in Europa (19 di mais, 6 di cotone, 3 di colza, 3 di soia, 1 di barbabietola, 1 di patata, 1 microrganismo), dopo il grave via libera comunitario alla coltivazione e commercializzazione della patata Amflora e per la commercializzazione ad altre tre varietà di mais geneticamente modificato.

Si agli Ogm solo in 6 su 27 Paesi dell’Ue. Dopo il divieto posto anche in Germania nell’aprile 2009, si sono ridotti a soli sei, su ventisette, i Paesi europei dove – sottolinea Coldiretti – è possibile coltivare il mais BT geneticamente modificato, l’unico presente nel Vecchio Continente.

In calo gli Ogm dove si coltivano. Peraltro il drastico crollo del 12% nei terreni seminati con organismi geneticamente modificati in Europa nel 2009 conferma che – continua la Coldiretti – si è verificata una inversione di tendenza a conferma che fatto che nel coltivare prodotti transgenici non c’è neanche convenienza economica, anche nei Paesi dov’è ammesso. Le sei nazioni che hanno coltivato mais BT in ordine di grandezza della superficie coltivata sono Spagna (80% del totale), Repubblica Ceca, Portogallo, Romania, Polonia e Slovacchia. Cali si sono verificati in Spagna (- 4%), in Repubblica Ceca, Romania  e Slovacchia, la Polonia – precisa la Coldiretti – ha mantenuto la stessa superficie coltivata, mentre solo per il Portogallo è aumentata.

Non è così convenienti produrli. Il fatto che, anche dove è possibile la coltivazione, gli agricoltori riducano le semine è la concreta dimostrazione che per gli Ogm attualmente in commercio non c’è quella miracolosa convenienza economica che le multinazionali e i loro “tifosi” propagandano. Tutt’altro, a dodici anni dalla loro introduzione in Europa, le coltivazioni biotech sono già in calo e rappresentano molto meno dell’1% del totale. Sono infatti crescenti i dubbi sul piano sanitario e ambientale che nel corso del 2009 hanno portato il governo tedesco a vietare il mais Mon 810 (che alcuni vorrebbero seminare in Italia) a seguito di nuove acquisizioni circa gli effetti negativi sull’apparato intestinale, sugli organismi del terreno e sulla dispersione del polline, con contaminazioni derivanti dalla impollinazione incrociata tra coltivazioni transgeniche e non.

Rischio contaminazioni e fine biodiversità. Il modello produttivo cui è orientato l’impiego Ogm è il grande nemico della tipicità e della biodiversità e il grande alleato dell’omologazione, che è il vero nemico dell’ agroalimentare italiano. In Italia, per la conformazione morfologica dei nostri terreni e le dimensioni delle nostre aziende, non sarebbe possibile evitare le contaminazioni e sarebbe violata – conclude Ermacora – la sacrosanta libertà della stragrande maggioranza degli agricoltori e cittadini di avere i propri territori liberi da Ogm. Coldiretti chiede invece,  con decisione una etichettatura chiara che permetta di sapere se il cibo che mangiamo  contiene, direttamente o indirettamente, organismi geneticamente modificati.