Una decisione demagogica, legata alle convenienze della politica, che ha però come effetto un grave danno alle imprese, già messe all’angolo da pressione fiscale e burocrazia. Anche da Confcommercio provinciale di Udine arriva una presa di posizione di netta contrarietà alla decisione del governo di bypassare il referendum tagliando tout court la normativa sui voucher. «Uno strumento che, come confermano le rilevazioni Inps – sottolinea il presidente Giovanni Da Pozzo –, non è stato certo utilizzato come sostitutivo di un contratto di lavoro. Al contrario, in particolare nei settori che rappresentiamo, spesso alle prese con picchi stagionali di attività, i voucher sono serviti a gestire le situazioni di emergenza in una forma di assoluta regolarità per le imprese e a beneficio di tante persone colpite dalla crisi economica».
L’utilizzo
Dall’osservatorio sugli aderenti a Confcommercio regionale, si rileva che le aziende che hanno utilizzato i voucher nel 2016 hanno retribuito un numero di ore sostanzialmente in linea con quanto rilevato a livello nazionale, attorno all’1% del totale. «L’intervento governativo – rimarca ancora Da Pozzo – rischia di colpire duramente le Pmi commerciali, impossibilitate ad assumere personale con contratti di lunga durata».
Il disagio
Molte le segnalazioni di disagio raccolte in queste ore da Confcommercio, rilevano in conferenza stampa nella sede di Tavagnacco anche i vicepresidenti Carlo Dall’Ava, Laura Mariotti, Alessandro Tollon e la presidente di Federalberghi Paola Schneider. Oltre alle difficoltà per chi in questi giorni cerca di utilizzare i buoni lavoro, c’è una prospettiva di assoluta incertezza riguardo alle misure alternative che il governo proporrà al Parlamento. Né convincono quelle annunciate dalla Regione Fvg. Dai mandamenti di Confcommercio sul territorio viene inoltre segnalata la questione legata alla capacità e professionalità del collaboratore. I voucher consentivano di verificare sul campo l’abilità lavorativa, in modo tale da poter poi procedere a un’assunzione almeno stagionale.
Storie di voucher
A raccontare la propria esperienza Leda Pigani, 66 anni, pensionata, impegnata occasionalmente in amministrazione aziendale, Ivana Milutinovic, 27 anni, di origine serba, attualmente disoccupata, chiamata saltuariamente al lavoro in un pubblico esercizio, e Giacomo Cancelli, 26 anni di San Giovanni al Natisone, modello pagato pure lui con voucher.
Le cifre
Dopo una fase di sperimentazione iniziata ad agosto 2008 in occasione delle vendemmie, l’utilizzo dei buoni lavoro ha registrato una crescita esponenziale; nel corso degli anni diversi interventi normativi ne hanno infatti progressivamente ampliato le possibilità di impiego. Nel 2016 si sono sfiorati i 134 milioni di buoni lavoro complessivamente venduti (dal valore nominale di 10 euro), 26 in più rispetto all’anno precedente (+23,9%) e quasi il doppio dell’ammontare registrato nel 2014 (68,5 milioni). In Friuli Venezia Giulia nel 2016 sono stati venduti quasi 6 milioni di voucher, con un incremento del 19,6% rispetto al 2015. Per rendersi conto della dimensione che il fenomeno ha recentemente assunto, si può rilevare che il numero dei buoni lavoro venduti in Fvg nell’ultimo biennio (circa 11 milioni) è pari al totale dei sette anni precedenti.
2015
Voucher venduti: 114.921.574
Valore singolo voucher: 10 euro
Controvalore in euro: 1.149.215.740 euro
Contributi gestione separata Inps (13%): 149.398.046,20 euro
Premi Inail (7%): 80.445.101,80 euro
Costi di gestione (5%): 57.460.787 euro
2016
Voucher venduti: 133.800.000
Valore singolo voucher: 10 euro
Controvalore in euro: 1.338.000.000 euro
Contributi gestione separata Inps (13%): 173.940.000 euro
Premi Inail (7%): 93.660.000 euro
Costi di gestione (5%): 66.900.000 euro