Teresa Costanza, la trentenne originaria di Favara (Agrigento), uccisa a colpi di pistola nel parcheggio del palasport di Pordenone, si era trasferita, con la famiglia, a San Donato Milanese nel 2006. Nel 1995, Antonio Costanza, zio della ragazza – fratello del padre – era sparito da Favara, vittima di “lupara bianca”. A chiarire i contorni di quella scomparsa – così come riportato oggi da alcuni giornali – sono stati i collaboratori di giustizia Maurizio e Beniamino Di Gati e Luigi Putrone. I pentiti raccontarono ai magistrati che Antonio Costanza venne ucciso e poi sepolto con la sua auto in un terreno di Campofranco (Caltanissetta). La “lupara bianca” era stata decisa da Cosa Nostra – stando sempre ai collaboratori di giustizia – dopo la cattura del boss di Santa Elisabetta (Agrigento) Salvatore Fragapane. Costanza sarebbe stato erroneamente indicato come la spia, come colui che avrebbe indicato agli investigatori il nascondiglio del boss Fragapane. A chiarire i contorni di quel delitto, spiegando come i boss agrigentini del tempo caddero in errore, fu Giovanni Brusca. Il padre di Teresa Costanza, imprenditore edile, non ha mai frequentato gli ambienti mafiosi. Considerato una persona perbene, grande lavoratore, oltre 10 anni fa, non appena ne ha avuto la possibilità, si è trasferito, assieme alla moglie e ai suoi due figli – fra cui Teresa – nel Milanese.