“Ho visto un cambio di marcia nella gestione della questione anticorpi monoclonali” contro Covid-19. E’ la visione di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano, e docente nello stesso Ateneo. “Credo che il presidente dell’Aifa”, l’agenzia italiana del farmaco, “Giorgio Palù, abbia dedicato maggior attenzione e impresso un’accelerata. E almeno per quanto riguarda le sperimentazioni credo sia stata data una definitiva scelta di farle. Dopo i risultati che ci sono stati proprio con la formulazione di Eli Lilly sarebbe stato singolare che permanesse ancora una chiusura”.
“Io vedo un cambio di direzione”, spiega all’Adnkronos Salute l’esperto che da tempo è fra gli scienziati che auspicano impegno nell’esplorare le potenzialità di questa eventuale arma contro Covid. “Resta un po’ da spiegare perché c’era stata questa chiusura iniziale. Anche l’Italia è in ballo. C’è un monoclonale italiano e ci sono altri studi in corso un po’ più indietro. Anche l’università di Tor Vergata ci sta lavorando. E sarebbe un peccato perdere queste opportunità che potrebbero essere offerte dalla scienza”.
Non solo vaccini, quindi. “Negli Usa la Fda aveva dato via libera all’uso sperimentale degli anticorpi monoclonali dai primi di dicembre e so che giorno dopo giorno, da quello che mi dicono i colleghi, sta andando bene e, come peraltro venuto fuori anche dalla sperimentazione Eli Lilly, c’è una notevole efficacia degli anticorpi, sia quando utilizzati precocemente in terapia sia utilizzati in profilassi. Avere anticorpi vuol dire anche essere nella stessa condizione di un vaccinato. L’Aifa non ha aperto a questo uso. Il rapporto costo-beneficio non è migliore del vaccino, ma va detto che due giorni di ricovero evitati ripagano il costo dell’anticorpo”.
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