Si potrebbe tornare serenamente allo stadio? Se il Cts ha deciso che non potremo tornare allo stadio occupando quel 25% di posti che la Conferenza delle Regioni aveva chiesto di poter aprire ai tifosi, a fare chiarezza sulla questione arriva un focus su ‘Dottoremaeveroche.it’, il sito anti-bufale della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), che invita a pensare alla questione “tornando nello stadio di San Siro, al 19 febbraio scorso, quando l’Atalanta e il Valencia si sfidavano per proseguire il proprio cammino in Europa”. Un “dannato disastro che ha probabilmente amplificato il contagio del SarS-CoV-2 in Lombardia”.
“Proprio in queste settimane in cui le decisioni difficili assunte dalle istituzioni italiane sono celebrate rendendoci tutti orgogliosi dei sacrifici fatti, non si può non ammettere che giocare quella partita di calcio e permettere a diverse migliaia di tifosi di assieparsi sugli spalti non fu una buona idea. Il coronavirus era così presente all’interno dello stadio quella notte che al rientro in Spagna un giocatore su tre del Valencia risultò positivo”, ricordano i dottori anti-bufale. Ma non accadde solo in Italia. “Nell’ultima settimana prima che lo sport americano chiudesse le porte, il famoso stadio coperto di New York – il Madison Square Garden – ha ospitato oltre centomila persone, senza che le autorità abbiano preso provvedimenti. E il risultato lo conosciamo. Secondo William Schaffner, medico infettivologo del Vanderbilt University Medical Center, gli specialisti considerano eventi del genere come un potenziale ‘amplificatore distintivo’: ambienti ideali per la trasmissione del virus”.
Perché può essere così pericoloso recarsi allo stadio? “Come hanno fatto osservare due ricercatori iraniani in una lettera all’Asian Journal of Sports Medicine, prima, durante e dopo la partita la distanza di sicurezza tra le persone non era adeguata, l’esposizione alle persone potenzialmente già contagiate durava a lungo e l’assembramento determinava una carica virale elevata. Il direttore del reparto di Terapia intensiva dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Luca Lorini, ha dichiarato pochi giorni dopo: “Sono sicuro che 40.000 persone si sono abbracciate e baciate per quattro volte, visto che l’Atalanta ha segnato quattro volte: un acceleratore incredibile per il contagio”.
“Un parere molto chiaro – continuano i dottori anti-bufale – è quello di Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici, chirurghi e odontoiatri (Fnomceo), che ha rilasciato alla agenzia ADN Kronos una dichiarazione molto chiara: ‘Abbiamo conquistato, grazie a mesi di disciplina, un primato riconosciuto dall’Europa nella gestione dell’epidemia di covid-19. Ora occorre continuare sulla strada della cautela e della prudenza, per non perdere i risultati acquisiti con tanti sacrifici. Questo anche in considerazione della riapertura delle scuole, che inevitabilmente porta a un moltiplicarsi dei contatti tra le persone, ma che deve essere ora considerata la priorità per il paese. Riaprire ora gli stadi potrebbe significare il ripetersi di quanto è successo con la riapertura delle discoteche. In questa fase, invito a migliorare la trasmissione delle partite attraverso canali televisivi, limitando, come già avviene, l’accesso agli stadi e mantenendo tutte le misure necessarie a evitare gli assembramenti e i contatti ravvicinati: distanziamento, accessi scaglionati, uso delle mascherine e dei disinfettanti'”.
Un altro aspetto molto importante da considerare poi “è che la permanenza in uno stadio, beninteso, con distanziamento fisico e all’aperto, espone al contatto con persone sconosciute. È un elemento fondamentale – dicono i dottori anti-bufale – che rende più problematica – se non impossibile – l’attività di tracciamento dei possibili contagi. Infatti, un conto è monitorare una classe scolastica o un reparto lavorativo, risalendo all’occorrenza ai contatti familiari e sociali dei diversi bambini o dei lavoratori, e un altro è ricostruire i possibili contatti tra sconosciuti che hanno trascorso vicini due ore del proprio tempo”.
Quale futuro deve attendersi un tifoso di calcio? “Sicuramente, un auspicio per molti aspetti condivisibile è quello espresso dal ministro della Salute Roberto Speranza che ha detto di augurarsi di poter presto tornare presto tornare in tribuna per assistere ad una partita della propria squadra del cuore. Questo vorrebbe dire essere tornati alla normalità. Va detto, però, che il blocco di diversi mesi che ha interessato le manifestazioni sportive ha innescato dei filoni di ricerca interessanti. Per esempio, alcuni studiosi stanno interrogandosi sull’influenza positiva che una riduzione del numero degli spettatori potrebbe avere sull’ecosistema”.
“Ad ogni modo, è difficile pensare agli stadi vuoti come ad una nuova normalità: una decisione politica deve tenere conto del compromesso tra i benefici delle misure di protezione della salute e i costi della sospensione dell’industria degli sport di squadra, seguendo un principio di proporzionalità tra la rilevanza della decisione di sanità pubblica e la comprensibile aspirazione a non deprimere un insieme importante di attività economiche”.