Crisi Corea: ambasciata USA lascia Corea Nord

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La Casa Bianca conferma che Seul ”e’ uno dei suoi piu’ importanti alleati”, ribadisce il suo ”pieno impegno” a garantire la sua sicurezza. Tuttavia nega che stia pensando all’ipotesi di un suo intervento armato, preferendo in questa fase spingere su Pechino perche’ ”inciti la Corea del Nord al rispetto delle regole internazionali”. servizio Ansa, foto Reuters

Tornato dalla fabbrica della Chrysler di Kokomo, Indiana, Barack Obama convoca il suo gabinetto sulla sicurezza, e alla presenza dei ministri Hillary Clinton e Robert Gates, oltre al capo di stato maggiore Mike Mullen.

Dopo aver espresso la sua indignazione per l’ennesima provocazione della Corea del Nord, durante questa riunione fa il punto su come affrontare la crisi tra le due Coree, una delle piu’ gravi dall’epoca dell’armistizio del 1953.

Al termine del vertice, uno scarno comunicato sintetizza la linea americana. Viene confermato il pieno appoggio al governo di Seul, definito ”incrollabile”. Si torna a definire la Corea del Sud uno degli alleati ”piu’ importanti degli Stati Uniti”, infine si fa cenno alla discussione sulle prossime decisioni da prendere ”per assicurare a tutta l’area pace e sicurezza”.

Dopo pochi minuti, l’Abc mette sul suo sito un’intervista allo stesso Obama, in cui il presidente americano fa chiarezza sulla condotta che in questa fase intende tenere contro l’ennesima provocazione del regime di Pyongyang. E manda un messaggio esplicito al governo di Pechino perche’ ”inciti la Corea del Nord a rispettare le regole del diritto internazionale”.

Poi, rispondendo a una domanda diretta, esclude in modo chiaro che gli Usa stiano pensando a un intervento militare. ”In quell’area siamo di fronte a una minaccia seria e persistente. Tuttavia – ha sottolineato Obama – non stiamo pensando a un attacco, ma ci stiamo consultando con Seul”.

LA DELEGAZIONE UE LASCIA PYONGYANG

dell’inviato Antonio Fatiguso

La delegazione europea chiudera’ in anticipo la sua missione in Corea del Nord. L’indicazione, ”senza ripensamenti”, e’ emersa ieri sera, al termine degli incontri avuti con i rappresentanti del partito dei Lavoratori e del ministero degli Esteri. ”Non c’e’ piu’ ragione per noi di essere qui”, spiega all’Ansa uno dei diplomatici Ue.

Giunta a Pyongyang lunedi’, per la prima volta da ottobre 2009, la delegazione avrebbe dovuto completare il suo lavoro venerdi’ con una visita a Kaesong, il distretto industriale a sviluppo congiunto all’altezza del 38/o parallelo, al confine con la Corea del Sud. I colpi di artiglieria, sparti dal Nord contro l’isola di Yeonpyeong, hanno modificato completamente lo scenario.

”Eravamo qui convinti che sarebbe stato un altro gesto utile in vista delle ripresa del tavolo a Sei (quello per la denuclearizzazione della Corea del Nord di cui fanno parte le due Coree, Usa, Russia, Giappone e Cina, ndr), subito dopo la conclusione del G20 di Seul. La realta’, pero’ , e’ diversa”, aggiunge il diplomatico in procinto di lasciare il Paese subito dopo un incontro con i rappresentanti delle ambasciate europee a Pyongyng, ospitato da quella di Romania, che ha in questa fase il ruolo di coordinamento.

”Ci e’ stato riferito che la Corea del Nord vuole avere rapporti di amicizia con il Sud – precisa ancora – e abbiamo avuto la percezione che non c’e’ alcuna consapevolezza dei rischi verso cui vanno incontro dopo un’azione come quella”. La radio, in attesa che la tv riprenda le trasmissioni quotidiane (alle 5 del pomeriggio), continua a riproporre il comunicato dell’esercito del Popolo sulle ragioni dei colpi di artiglieria ”sparati in risposta a una provocazione del Sud”. A Pyongyang la temperatura e’ sempre sottozero e la nebbia, a differenza di ieri, avvolge la capitale coreana. ANSA