«Guai se in Friuli dovremo rispettare i nuovi criteri stabiliti dal governo di Roma per il patto di stabilità Stato-Regione. Per la Provincia di Udine significherà, tra le altre cose, non poter pagare le ditte che stanno eseguendo o dovranno eseguire per noi grandi opere. Così come sta succedendo nelle regioni a statuto ordinario. Per noi sono a rischio 500 cantieri». A lanciare l’allarme il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini oggi nel corso di un incontro al quale hanno preso parte, oltre agli assessori all’edilizia scolastica Adriano Ioan e a viabilità e grandi opere Franco Mattiussi, il consulente finanziario di Upi Fvg Enzo Bandiani, nonché i rappresentanti del mondo economico locale (Confcooperative, Legacoop, Api, Confindustria, CNA, nonché gli ordini degli architetti e degli ingegneri). «Per far capire la dimensione del problema – ha spiegato Fontanini – basti pensare al fatto che attualmente nel nostro Paese moltissime imprese edili che hanno eseguito opere per enti pubblici sono in ginocchio in quanto questi ultimi non pagano quanto dovuto. E non perché non abbiano i fondi necessari, ma perché incatenati dalle regole previste dal Governo Monti per il rispetto del patto di stabilità. In Friuli Venezia Giulia ciò non accadeva fino a quest’anno perché, a fronte di indebitamenti degli enti locali per la realizzazione di grandi opere, la Regione poteva “garantire” per gli enti locali “minori”. Ora, le regioni a statuto speciale saranno equiparate a quelle ordinarie. Attualmente, per farvi un esempio, siamo nella condizione di fare le gare di appalto per alcuni interventi ma non si presenterà alcuna impresa in quanto sanno che c’è il rischio di lavorare senza essere pagati. Fino a questo momento – aggiunge –, stando la grave crisi del settore delle costruzioni, l’unica boccata d’aria per il settore dell’edilizia (è di ieri la notizia che il mercato del mattone ha segnato un nuovo e più pesante crollo: nel secondo trimestre le convenzioni relative a compravendite di unità immobiliari a livello nazionale risultano in calo del 23,7% su base annua, ndr) era quella costituita dalle grandi opere per gli enti pubblici. Se non si potrà fare nemmeno quelle saremo noi, nostro malgrado, a sferrare un nuovo duro colpo al settore».
Quanto all’indebitamento dell’ente di palazzo Belgrado, Fontanini chiarisce che «noi, in vista del rigore annunciato per gli enti pubblici, avevamo già provveduto a rivedere il nostro bilancio per quanto riguarda, in particolare, il piano di indebitamento, riducendolo di diversi milioni di euro. Ciò mantenendo comunque operativo l’ente. Pensare però che la Provincia di Udine che, negli ultimi quattro anni ha movimentato (annualmente) cifre attorno ai 40 milioni di euro, possa avere la stessa efficacia operativa con soli 5 o 6 milioni di euro è assurdo».
Per Fontanini quanto sta avvenendo è fuori da ogni logica soprattutto in base al fatto che in Friuli Venezia Giulia gli enti locali vivono grazie a parte delle imposte e delle tasse che versano i cittadini di questa regione: per il funzionamento degli enti locali qui rimangono, ad esempio, i 2/10 di quanto versato per Irpef e Irpeg e l’1/10 delle quote di compartecipazione al gettito netto dell’Iva. «I nostri cittadini hanno la fortuna di sapere che fine fanno parte dei soldi da loro versati – spiega Fontanini –, perché dovranno pagare due volte vedendosi tolti dei servizi essenziali? Se quanto prospettato si concretizzerà non potremo svolgere attività come, ad esempio, la manutenzione di strade e scuole. Come ha annunciato nei giorni scorsi dal commissario straordinario della Provincia di Genova Piero Fossati, è chiaro che se non si rivedono i tagli, il 90% delle Province italiane cadrà in dissesto».
L’auspicio del presidente della Provincia Fontanini è dunque che «il presidente della Regione Tondo, in sede di contrattazione con lo Stato, sia forte e riesca a ottenere che nella nostra Regione si mantengano i criteri sin qui adottati in materia di patto di stabilità: noi non chiediamo che ci vengano erogati fondi come fatto per la Sicilia (990 milioni di euro), chiediamo solo di poter continuare a svolgere le funzioni che ci sono state assegnate».
A confermare la gravità del problema l’assessore Ioan. «La Provincia spende circa 3/4 milioni di euro all’anno per ordinaria manutenzione e 10/15 milioni per interventi di adeguamento edile/impiantistico negli istituti scolastici di secondo grado del territorio. A questo punto, a fronte di progetti realizzati e lavori appaltati, saremo costretti a fermare tutto».
Dello stesso tono l’intervento dell’assessore Mattiussi che ha annunciato che, «se si confermerà questa situazione, tra le opere che non potremo far partire ci saranno la variante di Porpetto e il sottopasso di Santa Caterina».
Alla conferenza stampa erano presenti, tra gli altri, Lucia Piu (Api), Matteo Tonon (Confindustria), Sebastiano Sanna (Legacoop), Luciano Gover (CNA), Gianpaolo Guaran (Ordine degli ingegneri) e Bernardino Pittino (Ordine degli architetti).