Crisi: scoppia caso Electrolux, Serracchiani chiede dimissioni ministro

Crisi: scoppia caso Electrolux, Serracchiani chiede dimissioni ministro

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Debora Serracchiani chiede le dimissioni di Flavio Zanonato. E si apre un nuovo caso nel Pd. La governatrice del Friuli,componente della segreteria, ha chiesto le dimissioni del ministro, considerato bersaniano di ferro, per alcune sue affermazioni sulla situazione dello stabilimento Elettrolux della provincia di Pordenone. Un unicum finora visto che, se si esclude il caso Idem, i ministri sotto attacco, in particolare dal fronte renziano, da Anna Maria Cancellieri a Nunzia De Girolamo, erano, finora, tecnici o espressione di altre forze politiche. Il che la dice lunga sulla tensione interna anche al Pd. Più o meno un fulmine a ciel sereno, spiegano, però, fonti renziane visto che la Serracchiani non avrebbe anticipato nulla sulle sue intenzioni alla riunione della segreteria di questa mattina. Ma tant’è. La replica del ministro, bersaniano doc, arriva a stretto giro. La Serracchiani, attacca Zanonato, non ha capito bene, io “mi concentro su quello stabilimento, le polemiche sono dannose”. Servono “risposte non polemiche” è la controreplica della governatrice mentre dal Veneto un gruppo di deputati Pd scendono in campo parlando di una “aggressione incomprensibile” ai danni del ministro. Così come altri colleghi di partito. La Lega mette il dito nella piaga. “La signora presidente Serracchiani, Pd – scrive su twitter il leader leghista Matteo Salvini – ha appena chiesto le dimissioni del signor ministro Zanonato, Pd. Se questo casino e’ il ‘nuovo’ di Renzi… Ps: La Lega presenta subito una mozione di sfiducia”. Insomma i Dem fibrillano. E ne è una testimonianza anche lo scontro di ieri sera alla riunione del gruppo, tra l’ex segretario Guglielmo Epifani e Matteo Renzi. Epifani – secondo quanto viene riferito da diversi partecipanti – sarebbe intervenuto, anche dopo il caso delle dimissioni di Gianni Cuperlo, richiamando la necessità di rispetto reciproco all’interno del partito. Parole alle quali il segretario avrebbe risposto spiegando di aver imparato il rispetto dai propri genitori e criticando, in un passaggio, anche la scarsa incisività dell’azione del Pd durante la segreteria dell’ex leader Cgil. Messe così le cose, la possibilità di un’offerta da parte di Renzi all’ex segretario della presidenza del partito – il suo nome era circolato nelle ultime ore insieme a quello del ministro dell’Ambiente Andrea Orlando o (nel caso non si pescasse nella minoranza) quello di Walter Veltroni – sembrerebbe allontanarsi. In ogni caso per l’area Cuperlo c’è il tema di che fare nel caso in cui Renzi torni a offrire loro la presidenza. Se i giovani turchi (il cui network ‘Rifare l’Italia’ si riunirà sabato al Nazareno), non sembrano avere pregiudiziali, diverso è il sentimento tra bersaniani e dalemiani. “Secondo me – dice un esponente dalemiano – a questo punto nessuno dovrebbe accettare la presidenza”. “Al momento non ci sono le condizioni per accettare la presidenza”, dice un deputato bersaniano. Domani la minoranza Dem tornerà a riunirsi e ci sarà anche questo tema sul piatto oltre a quello più caldo della riforma della legge elettorale. E anche qui non c’è univocità di vedute con il bersaniano Alfredo D’Attorre il quale auspica che tutto il Pd presenti un emendamento per cancellare le liste bloccate e introdurre le preferenze. Ma dall’altra parte ci sono i ‘turchi’ che ribadiscono la loro posizione in base alla quale si cambia l’accordo ma solo con l’intesa di tutti i contraenti.