Passariano, 11 mar – E’ un percorso di ricerca attento alle
diverse dimensioni della vita quotidiana e dei nostri tempi, che
spazia nel grande linguaggio della fotografia, quello che
caratterizza ‘Somewhere’ (in qualche luogo), la mostra di una
selezione particolare delle immagini realizzate da Luisa Menazzi
Moretti, inaugurata nell’esedra della Villa Manin di Passariano e
aperta fino al 15 maggio.
Con queste parole l’assessore regionale alla Cultura, Gianni
Torrenti, intervenendo all’evento inaugurale, ha commentato il
risultato del lavoro della fotografa, sostenendo che l’autrice
riesce a trasmettere con le proprie immagini la sintesi della
missione di ogni artista.
Che è riassumibile nel saper proporre, attraverso la ricerca,
risposte ai quesiti emblematici dell’umanità e dell’esistenza
mediante tecniche artistiche, rappresentate in questo caso dal
linguaggio della fotografia.
Un linguaggio che media con le emozioni sprigionate dal ricordo
delle esperienze vissute dalla fotografa.
Come ha concluso Torrenti, con questa esposizione la Villa Manin
prosegue un percorso multidisciplinare nella scelta degli eventi,
che consente di presentare le forme d’arte diverse attraverso
un’attenta selezione degli artisti.
La mostra ‘Somewhere’ è stata illustrata dal curatore, Valerio
Deho’, intervenuto dopo il sovrintendente dell’Azienda speciale
della Villa Manin, Piero Colussi, per ricordare che la rassegna
rappresenta la sintesi di dieci anni di ricerca fotografica
effettuata dall’autrice.
Una ricerca, sviluppata attorno a progetti e temi ben precisi,
valorizzando una vocazione a viaggiare, e ponendo particolare
attenzione alle persone incontrate, o immaginate, o ‘ripescate’
dai ricordi, come avviene in una delle sezioni della rassegna.
‘Somewhere’, di Luisa Menazzi Moretti, nata a Udine, cresciuta
negli Stati Uniti, è una mostra che attraverso 150 immagini,
propone un viaggio lungo percorsi diversi, e parimenti suggestivi.
Legati, come ha specificato l’autrice, a tematiche sviluppate
attraverso il ricordo delle esperienze personali, e la ricerca.
Luisa Menazzi Moretti ha lasciato il Friuli in giovane età, per
recarsi a vivere nel Texas, e ama far risalire la passione per la
fotografia al periodo trascorso ad ammirare il nonno, il regista
Mario Camerini, autore tra l’altro di Telefoni Bianchi, e a
osservare la nonna, che scattava immagini sul set cinematografico
di allora.
La mostra ‘Somewhere’ si sviluppa attorno ai temi: delle parole,
quelle facenti parte della memoria personale più remota, che come
nel suo caso si ricollegano ai luoghi d’origine e non vanno
dimenticate; del cibo; delle ‘cose di natura’, una natura che nel
Friuli Venezia Giulia ispira serenità e pace, ma che, com’è
avvenuto in occasione del terremoto, sa incutere anche timore.
Nonché in una sezione inedita, ‘PGreco’, che come ha ricordato la
fotografa friulana, si richiama alla simbologia dei cerchi, e
rappresenta un progetto proposto alla Villa Manin in anteprima:
offre ritratti di persone così come l’autrice immagina sarebbero,
in una vita possibile, nell’aldilà.
ARC/CM/ppd
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